Per gli arabi la forma è sostanza. E una gaffe può costare miliardi di euro. Proprio quello che venerdì scorso si è sfiorato a Palazzo Chigi, trasformando una festa solenne in un micidiale scivolone diplomatico. L'ospite era il primo ministro del Kuwait, lo sceicco Jaber Mubarak Al-Hamad Al-Sabah. Ospite d'oro, perché la sua visita portava in dono il contratto record per l'acquisto dei caccia Eurofighter. Così il pranzo ufficiale doveva segnare il trionfo del nostro “sistema paese”, che grazie alla collaborazione tra Finmeccanica, ministero della Difesa e vertici militari aveva portato a casa un affare da oltre circa otto miliardi di euro, metà dei quali finiranno nelle fabbriche nazionali.
Per questo oltre a Roberta Pinotti erano particolarmente soddisfatti il comandante delle forze armate Claudio Graziano e il numero uno dell'Aeronautica Pasquale Preziosa, che per due anni hanno tenuto i rapporti con i colleghi kuwaitiani, convincendoli con impegni concreti a scegliere l'alleanza con il nostro paese. L'Emirato infatti non investe solo negli aeroplani, ma nella garanzia che la nostra aviazione addestrerà i loro piloti e fornirà tutto il bagaglio di esperienza per gestire i caccia d'ultima generazione: insomma, i kuwaitiani hanno investito nella fiducia verso al nostro paese.
Ma ecco che al momento del pranzo, proprio l'alto ufficiale kuwaitiano che assieme all'emiro aveva appena firmato il contratto miliardario è stato escluso dal tavolo d'onore. Per lui il cerimoniale di Palazzo Chigi non aveva previsto un posto, nonostante tutti pochi minuti prima lo avessero visto siglare l'accordo del secolo. I generali italiani sono subito intervenuti, spalleggiati dai rappresentanti di Finmeccanica, per trovare una soluzione. Ma i responsabili di Palazzo Chigi sono stati irremovibili: al massimo poteva sedere in un'altra sala, con gli invitati di rango minore.
Forse ospiti europei o statunitensi avrebbero accolto la scelta sportivamente, ma per i kuwaitiani si è trattato di un vero oltraggio. Il comandante delle forze armate dell'emirato Mohammed Khaled Al-Khadher ha subito protestato, minacciando senza mezzi termini di fare saltare cerimonia e contratto. Il responsabile del cerimoniale di Palazzo Chigi ha ribadito che il nome del generale non era incluso nella lista fornita dall'ambasciata kuwaitiana e quindi non si poteva modificare il tavolo. E a nulla è servita l'insistenza dei nostri ufficiali, mentre Mauro Moretti e la dirigenza di Finmeccanica hanno cominciato a sudare freddo.
A quel che si è saputo, i kuwaitiani non considerano chiuso l'incidente. E si aspettano che l'Italia sappia in qualche modo recuperare. Evitando che la gaffe di un funzionario metta a rischio migliaia di posti di lavoro nel settore delle tecnologie più avanzate.