Chiunque abbia visto Amadeus vestire i panni di Amanda Lear, sul palco di “Tale e quale show”, sa benissimo che Carlo Conti è un uomo malvagio ?e capace di tutto. Sa benissimo, cioè, che la frivola usanza di abbronzarsi con il plutonio serve soltanto a deviare l’attenzione dal suo reale obiettivo: polverizzare la ditta Bonolis-Laurenti e diventare l’unico evangelista italiano ?del trash, gabbando milioni ?di sprovveduti che lo scambiano per il nipote nigeriano di Pippo Baudo.
Certo, il blasone sanremese ?è la copertura perfetta, e Conti ne trae sapienti vantaggi: nulla seduce e rassicura gli ingenui quanto l’autorevolezza (l’insospettabilità) ?della tradizione! Ogni mille Mario Rossi che ancora ci cascano, però, c’è ?un Mario Rossi che ha visto Amadeus a “Tale e quale show”. Ed è lui il granello ?di polvere che può inceppare l’ingranaggio. È lui il nemico da cui guardarsi le spalle, perché decifra i codici segreti del carlocontismo senza difficoltà.
Prendiamo il caso Vessicchio: siamo proprio sicuri che la chiacchieratissima titubanza festivaliera del maestro non derivasse, comprensibilmente, dalla visione di “Tale e quale show”? La domanda non troverà mai risposta, è ovvio, ma ci piace pensare che il Peppe nazionale (molto amato dal web e dal Sindacato dei sosia di Giuseppe Verdi) sia pronto a capeggiare il manipolo dei Mario Rossi ribelli. Tipo Sandokan. Il carisma non gli manca e, di sicuro, non gli manca la barba.