“Università svelate”: un’occasione di riflessione sul mondo accademico

Aspetti postivi, come il tasso di immatricolazioni in aumento, e negativi, per esempio l'insorgenza di problemi legati alla salute mentale: il punto durante la Giornata nazionale delle Università

Si è celebrata il 20 marzo la Giornata nazionale delle università, istituita dalla Crui - la Conferenza dei rettori delle università italiane -, nel 2024. Un'occasione di confronto e dibattito per riflettere sul mondo accademico, le sue opportunità ma anche le criticità. È pressante il tema dell’espatrio dei giovani, ad esempio, che spesso è motivato dalla scarsa attrattività del mercato del lavoro. Tra le iniziative annunciate, invece, c'è la collaborazione tra  Crui e l'Anci - l'Associazione nazionale comuni italiani -, che punta a rendere i contesti urbani “luoghi di produzione e condivisione della conoscenza”, sempre più funzionali e innovativi, a beneficio di tutta la comunità studentesca che ogni giorno vi transita.

I numeri degli atenei

Tra i dati positivi, viene rilevato l'aumento del tasso di immatricolazioni al nuovo anno accademico. Stando al monitoraggio immatricolati diffuso dal MUR, aggiornato a marzo 2025, per l’anno accademico 2024-2025 si è registrata una quota di immatricolazioni pari a 340.988. In crescita anche la presenza femminile, con 190.758 nuove immatricolazioni, e degli studenti internazionali, che nell’anno corrente rappresentano il 5% degli iscritti. Infine, si segnala anche la maggiore appetibilità delle materie Stem – Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica –, comparto spinto dal buon tasso di occupazione post-laurea.

I problemi che permangono

D’altro canto, l’Italia occupa uno degli ultimi posti nella classifica dei Paesi dell’Unione europea per numero di laureati. Le ragioni vanno ricercate non solo nella condizione socio-economica delle famiglie d’origine, che in molti casi continua ad essere preminente rispetto alle scelte intraprese dai giovani, ma anche negli squilibri territoriali: in più casi, il luogo di provenienza scoraggia il proseguimento degli studi, complice un’offerta formativa non affine alle ambizioni del singolo. Resta ampio il divario di genere: laddove la maggioranza dei laureati, secondo il Rapporto Almalaurea 2024, è di sesso femminile, con un voto medio racimolato che supera di due punti percentuali quello ottenuto dal sesso maschile, lo stesso non si può dire del post-laurea, dove le donne sono in netto svantaggio.

Università e salute mentale

Tra gli aspetti negativi, c'è una rilevante insorgenza di problemi legati alla salute mentale. Il rischio che corre l'università è quello di esaltare i seppur meritevoli traguardi raggiunti e, contemporaneamente, perdere di vista il benessere degli studenti. Molti di questi vivono il periodo formativo e le scadenze a esso correlate come una vera e propria gabbia priva di uscita, dettata dal compiacere le esigenze altrui piuttosto che le proprie attitudini. L’Istat stima che il 33% della popolazione universitaria soffra di ansia e il 27% di depressione. Proprio questo malessere generalizzato, unito agli alti costi da sostenere, determina una rilevante messa in discussione della propria persona e del proprio futuro.

Lo sviluppo della persona

Non meno importante è l’aspetto umano. Da mero raccoglitore di nozioni asettiche, l'università dovrebbe configurarsi come laboratorio di libera espressione e sperimentazione delle differenti soggettività. Il nuovo sistema universitario sembra voler investire in questa direzione: molte le iniziative per il potenziamento del supporto psicologico all’interno dei contesti didattici, l’incentivazione degli scambi internazionali e l’introduzione dei seminari dedicati al mondo del lavoro.

 

A cura di Fiammetta Freggiaro

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