In seguito all’inchiesta “Capitale corrotta=nazione infetta” (1955-56) il giornalista Manlio Cancogni e il direttore responsabile Arrigo Benedetti erano stati denunciati per diffamazione dalla Società generale immobiliare. Il primo grado del processo si era concluso con l’assoluzione per mancanza di prove e sia gli imputati sia il Pm si rivolsero all’appello. Nell’articolo in prima pagina del 6 gennaio 1957, pochi giorni dopo la sentenza, Arrigo Benedetti decise di spiegare la posizione del giornale in proposito e il motivo per cui trovava insolita la denuncia ricevuta da parte di Immobiliare e non da Salvatore Rebecchini, sindaco di Roma e diretto interessato. Oggetto della querela era infatti l’articolo “Il sorriso di Rebecchini”, quello che - spiega il direttore - avrebbe dovuto essere un semplice, sottilmente ironico, profilo del sindaco di Roma poco prima delle elezioni amministrative, ma che si era inaspettatamente trasformato nella grande inchiesta sulla speculazione edilizia romana. Alcune notizie, soprattutto quelle rivelate dai consiglieri comunali, erano già note e pubbliche, ma non riprese dai giornali, per paura di una «muraglia di omertà». Contro la poca reattività della politica si scagliava anche il commento di Bruno Visentini nel box centrale, mentre la copertina veniva completata da una fotografia di Eugenio Reale, uscito dal Pci in quel gennaio 1957 per le sue posizioni contro l’intervento in Ungheria. In un momento storico difficile per il partito, L’Espresso diede a Reale lo spazio per esporre le sue idee. A pagina 7, come indicato nel titolo dell’immagine.
Abbiamo raccolto una selezione delle copertine più iconiche, suddivise per decennio. Scorretele, sarà come passeggiare nel tempo. E votate quelle che, secondo voi, sono le migliori. Ogni mese, sbloccheremo un nuovo decennio, fino ad arrivare ai giorni nostri. Le copertine più apprezzate diventeranno le protagoniste di una mostra dedicata ai 70 anni de L'Espresso.
Il sondaggio lo trovate a questo link