«Roma non è un problema romano» scriveva Arrigo Benedetti in prima pagina l’8 aprile 1956. La sua era una risposta indirizzata al silenzio del sindaco di Roma Salvatore Rebecchini sull’inchiesta “Capitale corrotta=nazione infetta”. Benedetti, primo direttore de L’Espresso, con il suo articolo firmato in copertina, ribadiva innanzitutto la posizione militante e la riflessione morale del giornale contro la speculazione edilizia romana, sintomo di un fenomeno più ampio nel Paese. Scelse la prima pagina per aggiornare i lettori sul percorso dell’inchiesta e soprattutto sull’assenza di querele verso il giornale, segno che in effetti nulla di falso o incorretto era stato pubblicato. Con scrittura tagliente e affatto sottile, il direttore affermava chiaramente che le conclusioni dell’inchiesta erano veritiere. A confermarlo, infatti, era proprio il silenzio di Rebecchini, che - dopo una prima conferenza stampa nel gennaio di quell’anno - oltre a non aver presentato alcuna denuncia aveva declinato l’invito (pubblicato in copertina alcune settimane prima) a confrontarsi pubblicamente con L’Espresso, in tribunale o anche in televisione.