Nel marzo 1972 il Corriere della Sera si ritrovò in crisi interna a causa del licenziamento improvviso del direttore Giovanni Spadolini, giunto al suo quarto anno a capo del quotidiano di via Solferino. La famiglia Crespi, proprietaria della testata, così come accaduto altre volte in passato con altri direttori, aveva offerto a Spadolini un incarico quinquennale, interrotto prematuramente per decisione unilaterale degli editori, che scelsero di sostituirlo con Piero Ottone. La decisione portò a scioperi e proteste della redazione. Indro Montanelli, una delle maggiori firme del Corriere, considerato anche il nome più plausibile per una nuova direzione, si oppose alla scelta della famiglia Crespi e rilasciò diverse interviste fra cui quella in apertura de L’Espresso del 12 marzo 1972, in cui criticava il cambio di direzione come una decisione autoritaria e prepotente. Proseguendo sulla linea dei giornali “in rivolta”, la copertina conteneva anche un richiamo interno al gruppo di giornalisti fondatori de il manifesto, che nel 1972 scelse di presentarsi alle elezioni come frangia dissidente del comunismo italiano, con Pietro Valpreda capolista. Infine, l’articolo di cultura dell’inserto “L’Espresso Colore”, richiamato in prima pagina, raccontava la rivalutazione dei pittori preraffaelliti inglesi, un movimento artistico ottocentesco ispirato a Raffaello Sanzio, tra i cui maggiori rappresentanti si ricordano Dante Gabriel Rossetti e William Hunt.

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