I 70 anni de L'Espresso
30 luglio, 2025Tommaso Buscetta, tra i primi e più importanti collaboratori di giustizia, rifiutò di parlare dei legami tra Cosa Nostra e la Dc fino all’uccisione di Falcone. L’Espresso seguì tuttavia da subito la sua pista politica
Nel luglio 1984 Tommaso Buscetta venne raggiunto a Brasilia da Giovanni Falcone e Vincenzo Geraci. L’uomo, tra i più noti esponenti di Cosa Nostra, viveva infatti in Brasile da latitante dopo aver violato la semilibertà. Prima della sua estradizione in Italia, i due magistrati gli proposero un accordo come collaboratore di giustizia, che egli accettò nonostante la decisione lo ponesse in pericolo di morte per tradimento al codice d’onore mafioso. I colloqui di Buscetta con Falcone iniziarono il 21 luglio e servirono a rivelare la cosiddetta cupola di Cosa Nostra e la sua organizzazione interna, oltre che la sua estensione, fino a quel momento rimaste sconosciute e indefinite. Grazie alle sue dichiarazioni ebbe inizio il maxiprocesso di Palermo che contava 475 imputati iniziali. L’unico argomento di cui Buscetta si rifiutò di parlare con Falcone furono le connessioni politiche di Cosa Nostra, cambiando idea solo dopo l’uccisione del giudice (23 maggio 1992). Proprio sulle relazioni con la politica L’Espresso focalizzò, invece, la copertina del 14 ottobre 1984. I legami della mafia siciliana con la Democrazia cristiana, in particolare, si restringevano a due nomi su tutti: Salvo Lima e Giulio Andreotti. Il primo fu assassinato dopo il maxiprocesso, il 12 marzo 1992, e fu proprio Buscetta a confermare in seguito il suo legame con Cosa Nostra. Andreotti, invece, fu processato tra il 1993 e il 2004 e assolto per tutti i fatti successivi al 1980, ovvero quelli non caduti in prescrizione, nonostante la sua collusione con Cosa Nostra prima del 1980 fosse stata accertata da una sentenza dei Supremi Giudici di Cassazione.
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