Il professor Nicola Cabibbo è un signore di 71 anni ma, come dice lui, ancora "piuttosto attivo". È uno dei grandi della fisica italiana e internazionale. È stato presidente dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn, il gioiello della ricerca italiana), dell'Enea (l'ente per l'energia e l'ambiente), è presidente dell'Accademia pontificia delle Scienze e fa parte del comitato scientifico del Centro internazionale di fisica teorica di Trieste. Insegna a Roma alla Sapienza nell'istituto intitolato a Enrico Fermi. Non ha vinto il Nobel (il suo nome è corso più volte e non è detta l'ultima parola), eppure in questi giorni ha avuto una grande soddisfazione.
Sulla più important0e piazza telematica dei fisici del mondo, gli 'Open archive', è uscito un articolo firmato da quattro autorevoli ricercatori americani che propongono un altro modo di leggere le 'sacre scritture' della comunità scientifica: le citazioni. Un articolo e le sue citazioni sono quasi tutto per un ricercatore, ovunque lavori e qualsiasi sia la sua disciplina. Sulle citazioni è costruita la classifica mondiale degli scienziati, si definiscono gerarchie planetarie, si decidono i concorsi per le cattedre (un po' meno in Italia) o i posti di ricercatore.
Ora, i quattro americani propongono di usare un criterio più raffinato per definire tutto questo: invece di fare una semplice sommatoria delle citazioni e degli articoli pubblicati dalle riviste più richiamate, come avviene attualmente, si potrebbe usare un algoritmo simile a quello che ha reso famoso il motore di ricerca principe del Web, Google. In questo modo, si valorizzerebbero gli articoli veramente importanti rispetto a quelli che, magari per una moda passeggera, hanno ricevuto tante citazioni, ma hanno poi lasciato una traccia flebile nella scienza.
Detto fatto, i quattro hanno applicato questo nuovo criterio a tutti gli articoli usciti sulla più autorevole famiglia di riviste cartacee di fisica del mondo, quella della 'Physical Review'. Dal 1893 al 2003: oltre 350 mila articoli in 120 anni di pubblicazioni. Risultato: nella nuova classifica dei più importanti articoli di fisica mai apparsi al mondo, il primo posto assoluto tocca proprio a Nicola Cabibbo, con il suo articolo del 1963 su quello che nei libri di fisica di tutto il mondo viene chiamato 'l'angolo di Cabibbo'. Certo, non c'è Einstein, ma lui ha pubblicato (in tedesco su rivista tedesca) in un'epoca nella quale gli scienziati che potevano citarlo erano un decimo di quelli che hanno calcato la scena dal Dopoguerra a oggi. E nell'era post Seconda guerra mondiale la fisica evolve, si trasforma in un'impresa collettiva che può vedere oggi il ricercatore solitario o il gruppo di mille persone che si coordinano per fare un esperimento. Di questa fisica, l'articolo di Cabibbo è re.
"In effetti, quell'articolo ha permesso di spiegare qualche mistero della fisica dell'epoca", spiega Nicola Cabibbo, "ha preceduto di pochi mesi l'idea dell'esistenza dei quark e ha spiegato come avviene il mescolamento tra diverse particelle dentro una sola".
E non c'è dubbio che quell'articolo sia diventato una pietra miliare. "Oggi, per descrivere tutto quello che sappiamo sulle particelle elementari dell'Universo", prosegue Cabibbo, "servono 20 parametri. Otto di questi descrivono il mescolamento e sono direttamente legati all'angolo". Il 'suo' angolo. Continua Cabibbo: "Il mescolamento tra particelle è alla base di una delle ricerche più importanti della fisica mondiale, quella sui neutrini". I neutrini sono particelle così piccole da avere una massa incerta e, anche grazie al fatto di avere una carica elettrica neutra, attraversano lo spazio e tutta la materia che vi trovano senza lasciare praticamente traccia.
Per la comunità dei fisici italiani, raggruppati nell'Infn, quell'articolo è un grande riconoscimento. Roberto Petronzio, che dell'Infn è presidente (insegna all'ateneo di Roma Tor Vergata), parla di una "tradizione" della fisica italiana che viene da lontano, dalle ricerche di Fermi sulle interazioni deboli. Poi va più in là. "L'articolo di Cabibbo", dice, "interveniva sulle grandi domande: quali sono i meccanismi profondi di ciò che esiste, come è fatto l'universo. Ultimamente, nella percezione della scienza, occuparsi dei problemi di fondo sembrava fuori luogo. Pareva che l'importante fosse solo la ricerca che si occupa del qui e ora, della ricaduta immediata. Le cose forse stanno cambiando e i fisici che, come Nicola Cabibbo, investono la loro vita nella ricerca attorno alle grandi domande, sembrano più comprensibili". n
Cultura
1 giugno, 2006La sua scoperta è una pietra miliare. Tanto che è il ricercatore più citato al mondo. Lo studio di un pool americano incorona l'italiano Nicola Cabibbo
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