La cassa del tesoro del cinema italiano è ben custodita in un ufficio del ministero dei Beni culturali a due passi da San Giovanni. La direzione gestisce ogni anno 80 milioni di euro tra finanziamenti a film e festival. In questi uffici si decidono i destini di giovani registi alle prime armi e mostri sacri del cinema. Il capo è da molti anni un burocrate di lungo corso: Gaetano Blandini. Nominato di recente anche direttore generale di Cinecittà, Blandini è l'uomo forte del cinema italiano. Le commissioni tecniche del suo dipartimento nel 2007 hanno affidato ai produttori 48 milioni così ripartiti: 35 ai registi affermati, 12 alle opere prime e il resto a cortometraggi e sceneggiature originali. Cifre comunque lontane dai fasti del 2005, quando sono stati stanziati 74 milioni. Poi le inchieste giudiziarie e giornalistiche hanno convinto la politica a tirare i cordoni della borsa. Questo anche per evitare di ripetere risultati memorabili, come quelli di 'Segui le ombre' (un contributo di 2 milioni e 300 mila per 28 mila euro di incasso) o 'La fiamma sul ghiaccio' (3,2 milioni per 95 mila euro al botteghino). Nel 2005 è entrata in vigore la riforma dell'ex ministro dei Beni culturali, Giuliano Urbani, che ha reso più stringenti i criteri adottati dalle commissioni ministeriali per concedere i finanziamenti."È stata sicuramente una svolta positiva per il mondo del cinema", commenta il regista Valerio Ialongo del movimento Cento autori, "il vecchio sistema era più influenzabile dalla politica".
L'obbligo per i produttori di investire in proprio almeno il 50 per cento del costo e l'introduzione del cosiddetto 'reference system', cioè un punteggio per il cast, ha limitato la possibile discrezionalità. Nella riforma Urbani però è rimasto un varco per i produttori che non vogliono rischiare in proprio. La legge ha lasciato sostanzialmente immodificato il vecchio regime per gli emergenti, e l'Italia si è improvvisamente scoperta piena di potenziali talent scout. Il ministero ha assecondato la tendenza, destinando nel 2005 18 milioni alle opere prime contro i 4,2 dell'anno prima. Anche quando la torta si è rimpicciolita, in tempi più recenti, il budget degli esordienti è rimasto alto: 12 milioni. A beneficiare dell'aumento esponenziale (più 328 per cento) sono stati i piccoli produttori indipendenti, grandi successi come 'La ragazza del lago' o 'Notte prima degli esami'ma anche tanti specialisti dei film clandestini.
Flop di interesse culturale
L'eterna promessa del cinema italiano è il produttore Alessandro Verdecchi. A soli 35 anni ha gestito a vario titolo quattro società di produzione con le quali ha dato vita fino al 2004 a una decina di film (uno per la regia del fratello Vincenzo), totalizzando contributi per 12 milioni di euro e incassi per 300 mila. Nuova legge, nuova società, e Verdecchi torna in pista con la Luna film, nata nel 2005. Immediatamente viene accolto a braccia aperte: riceve 800 mila euro per 'L'amor cortese' di Claudio Camarca e 550 mila euro per una storia di 'anoressia e vampirismo psicologico' dal titolo 'In carne e ossa' di Christian Angeli. Nessuno dei due è mai stato avvistato sullo schermo, ma il 29 ottobre del 2007 un quotidiano veneto raccontava il party per la fine delle riprese del primo dei due. Una festa "che ha ricreato un'atmosfera di allegra mondanità patinata" ad Abano Terme, "la location perfetta per l'opera cinematografica".
Un altro produttore che, dopo la riforma, si sta concentrando sui nuovi talenti è Enzo Porcelli. Durante una lunga carriera le sue società, la Alia Film e la Achab, hanno preso 11 milioni di euro incassandone poco più di 700 mila. Della Alia Film non si hanno più tracce, ma l'Achab resta una fucina sempre attiva. Nel 2005, a ogni riunione della commissione c'era tra le opere da valutare una pellicola proveniente dalla scuderia Porcelli. Di queste, solo la storia di due giovani calciatori di Luigi Sardiello in 'Piede di Dio' ha ottenuto il via libera e 700 mila euro, insieme ai 90 mila ricevuti dalla Provincia di Lecce. Le ultime notizie del film risalgono a fine giugno 2008, quando, secondo i siti specializzati. "si trovava in post produzione". Il destino di uno dei tre progetti bocciati nel 2005 insegna che la pazienza è la virtù dei forti. Stiamo parlando di 'La stanza delle farfalle', una fiaba nera e morbosa. A gennaio di quest'anno si è portato a casa 550 mila euro, nonostante fosse stato ritenuto nel maggio di tre anni fa "sufficiente, ma non rinviabile alla prossima riunione". E quindi non approvato.
A volte tornano
Anche la coppia composta da Eleonora Giorgi e Massimo Ciavarro non ha sofferto il cambio di regime. Con la vecchia legge, la loro Dharma 3 aveva preso un milione di euro per 'Uomini e donne', il debutto della Giorgi alla regia, visto solo da 8 mila e 300 spettatori. Con le nuove regole, la Dharma si è vista assegnare 1,1 milioni di euro per due diversi progetti. 'Agente Matrimoniale' è un'opera prima proiettata per i soliti 8 mila spettatori, che come una falange seguono fedelmente la premiata ditta. "L'incasso è andato male perché il film è uscito nelle sale a luglio, quando la gente non va al cinema", spiega Ciavarro. Speriamo che gli 8 mila portino almeno un amico a vedere 'L'ultima estate', seconda opera della Giorgi che arriverà sugli schermi a febbraio. Stavolta in ansia per l'incasso non c'è solo il ministero, ma anche la Regione Lazio, che ha contribuito con altri 230 mila euro e persino la Regione Siciliana e il ministero per lo Sviluppo, che hanno partecipato con i fondi del loro accordo quadro.
"Non si possono valutare i prodotti 'di interesse culturale' come se fossero film che devono fare incassi", protesta Donatella Palermo, titolare della Asp, una delle case produttrici che ha collezionato tanti aiuti e pochi spettatori, "altrimenti non avrebbe senso il sostegno pubblico. Io sono fiera di alcuni miei film, sfortunati al box office, ma di grande valore culturale, come 'I cinghiali di Portici'". Forte di questo credo, la Palermo si ostina a sfornare storie di immigrati albanesi e calciatori carcerati che il pubblico proprio non vuol vedere. Lo Stato finora ha investito su di lei più di 10 milioni, con un ritorno di poco più di un milione, proveniente in gran parte dal suo grande successo 'Tano da morire' nel 1996. Oggi, al ministero credono ancora nel suo fiuto. Nel 2003 le hanno elargito 2,7 milioni per un cartone animato che ancora non è uscito. Poi altri 800 mila euro per 'Appuntamento a ora insolita', del quale non si hanno più notizie. "È in montaggio da un anno", spiega la produttrice. Altri 450 mila euro sono arrivati nel 2006 per 'Falla finita' e 600 mila euro l'anno successivo per portare sullo schermo la storia di Passannante, l'anarchico che aggredì re Umberto I.
La parola a Blandini
Per il direttore generale Gaetano Blandini, la colpa non è della commissione, ma delle norme: "Personalmente non avrei problemi a escludere chi ha fatto tanti flop, ma ci vuole una legge e non penso che sia facile farla. Comunque, pur con tutti i difetti, questo sistema funziona bene e sta ottenendo grandi risultati, come dimostrano 'Notte prima degli esami' e 'La ragazza del lago'. Non bisogna mai dimenticare che la ratio della norma sulle opere prime è quella di rischiare un po' investendo sui nuovi autori". E sui film 'desaparecidos', Blandini spiega: "Non esiste un limite di tempo per l'uscita. Il produttore deve trovare il budget per fare il film e firmare il contratto entro un anno dalla delibera. Poi non ha un termine per finire l'opera. Da questo punto di vista non abbiamo poteri".
Parigi o cara
"Il sistema di finanziamento del cinema italiano", spiega Valerio Caruso, prima funzionario di Bruxelles e ora responsabile del sito specializzato Cineuropa.org, "punta troppo sul produttore e poco sulle idee di sceneggiatori e soggettisti e sulla distribuzione". I film dopo essere stati finanziati sono abbandonati al loro destino. Rifiutati dal distributore prima ancora che dal pubblico, vivono solo nella realtà virtuale. Grazie a YouTube si possono rintracciare decine di trailer, interviste ai protagonisti e dietro le quinte di film che nessuno vedrà mai. In Irlanda un ragazzo di 36 anni ha realizzato con 100 mila euro 'Once', una storia di amore autobiografica che ha sbancato il botteghino mondiale. Anche al produttore Verdecchi sono stati assegnati 1 milione e 480 mila euro per sfornare un 'Once' all'amatriciana. Si chiama 'Sfiorarsi' ed è rimasto sul grande schermo solo per qualche giorno. Il soggetto è del regista Angelo Orlando e di Valentina Carnelutti: i due sono anche i protagonisti della storia, ispirata al loro passato. Nel cast c'è anche il padre di lei, Carlo Carnelutti. Alla conferenza stampa i due attori-sceneggiatori hanno raccontato le riprese a Parigi. 'Once' è stato girato in 17 giorni e ha incassato in Italia 450 mila euro.'Sfiorarsi' in cinque settimane. Però a Parigi c'era il sole.