Morgan Freeman. Carey Mulligan. Sandra Bullock. Jeff Bridges. Woody Harrelson. E la sorpresa: Gabourey Sidibie. Sei personaggi in corsa per la statuetta

Profumo di Oscar


SONDAGGIO: IL VOSTRO OSCAR AL MIGLIOR FILM

Riuscirà quest'anno Jeff Bridges a vincere l'Oscar come miglior attore protagonista, per la sua interpretazione del cantante country in disgrazia e che cerca di rialzarsi per amore in 'Crazy Heart'? In fondo a 60 anni, Bridges non solo è stato definito come "il più sottovalutato grande attore della sua generazione" (dal 'New York Times'), ma l'Oscar lo ha già sfiorato altre quattro volte. Il suo concorrente è Morgan Freeman, nel ruolo di Nelson Mandela che Clint Eastwood gli ha cucito addosso in 'Invictus', è alla sua quinta volta in corsa per la statuetta (GUARDA LA VIDEOINTERVISTA).

Buone speranze per Woody Harrelson, che dopo la nomination nel '96 per 'Larry Flint,' quest'anno è in lizza come non protagonista grazie a 'The Messenger', toccante riflessione sull'inutile atrocità della guerra, in cui interpreta un cinico e disperato capitano incaricato di comunicare i decessi ai parenti delle vittime militari. Ma la vera sorpresa della serata del 7 marzo al Kodak Theatre di Los Angeles potrebbe essere una debuttante: Gabourey Sidibe, 26enne di Harlem, alla sua prima prova d'attrice, nel drammatico 'Precious' (LA CLIP), si è trovata candidata a miglior attrice. Ma potrebbe essere anche l'anno della svolta di Sandra Bullock, che dopo aver fatto ridere per quasi 40 commedie in rosa, ora commuove con 'The Blind Side', storia vera del campione di football Michael Oher del quale interpreta la coraggiosa madre adottiva. Di certo, già festeggia l'inglese Carey Mulligan, 24 anni protagonista di 'An Education', ambientato in una Inghilterra pre Beatles. Proprio grazie al film scritto da Nick Hornby, ha la certezza di otto film in programma fino al 2012, compreso il sequel di 'Wall Street' con Michael Douglas e il remake di 'My Fair Lady' nella parte che fu di Audrey Hepburn. Come dire, statuetta o no, a Hollywood è nata una nuova diva. Ma ecco i sei candidati riuniti per questa intervista.

Signor Freeman, cominciamo del lei. Ha 72 anni. Ha vinto un Oscar, per 'Million Dollar Baby'. È teso quando recita?

MORGAN FREEMAN: "No".

JEFF BRIDGES: "Mai?".

FREEMAN: "Se recito in teatro mi carico prima di salire sul palco".

BRIDGES: "Vieni dalla danza?".

FREEMAN: "No. Vengo dalla recitazione, ma mi è stato detto che ero perfetto in movimento e che perciò avrei dovuto studiare danza".

Carey Mulligan. Lei ha solo 24 anni, come è approdata alla recitazione?
CAREY MULLIGAN:
"Sono cresciuta in hotel. Mio padre era direttore d'albergo e ci spostavamo molto. Ho frequentato una scuola internazionale in Germania con un dipartimento di musica e teatro. Da quando ho sei anni ho voluto fare solo quello".

GABOUREY SIDIBIE: "Io non volevo fare l'attrice. Sono pigra e pensavo che la cosa comportasse un grande impegno. Nel mio primo giorno sul set di 'Precious' avevo paura di tutti. Solo davanti alla macchina da presa mi sono dimenticata di aver timore. C'era un lavoro da fare e io l'ho fatto".

WOODY HARRELSON: "Ma c'è sempre bisogno di caricarsi prima delle riprese".

SIDIBIE: "Non lo so. Ascolto molta musica: musica da battaglia. Ma è la stessa che ascolto anche prima di fare il bucato".

SANDRA BULLOCK: "La colonna sonora di 'Rocky?'".

SIDIBIE: "Sì. Alcune volte sul set stavo così male che erano costretti a canticchiarmi la musica di 'Rocky'. Stare davanti alla macchina da presa per me è una battaglia che devo ancora vincere".

Signora Bullock. Sua madre era una cantante d'opera?
BULLOCK:
"Sì. E mio padre insegnava educazione della voce ai cantanti d'opera. Andavamo avanti e indietro con l'Europa. Penso che se sei cresciuto con l'esempio di una tale dedizione per l'arte tutto il resto al confronto sbiadisce".

HARRELSON: "La spinta a diventare attore è per me la conseguenza della mia passione per Elvis. Sulla rivista 'Tv Guide' c'erano annunci: con quattro soldi potevi avere cinque dischi, ma poi dovevi continuare a comprarli per tutta la vita. Avevo preso i vecchi successi di Elvis e ho cominciato a cantarli. Un giorno, in biblioteca, alcuni miei amici della squadra di football mi dicono 'Woody facci il tuo Elvis'. Per un po' resisto, ma alla fine non riesco a trattenermi e comincio a cantare: 'Well, I bless my soul/what's wrong with me'. Il pubblico della biblioteca batte le mani. Io continuo e salto sul tavolo chiudendo la performance alla maniera di Elvis. Poi una ragazza, Robin Rogers (una celebre cantante, ndr), si avvicina e dice 'Woody devi provare a far teatro'. Era carina, perciò ho provato con il teatro".

Signora Bullock. Uno dei suoi primi film è stato 'The Vanishing' con Jeff Bridges.
BULLOCK: "Era fantastico. Il nostro lavoro consisteva nel salire in macchina, farmi anestetizzare da lui e poi cadergli in grembo. Stavo tutto il giorno in grembo a Jeff Bridges. Non male come inizio".

La nuova frontiera del cinema è motion capture, come 'Avatar', in cui l'attore recita ma è anche anche un disegno animato. Cosa pensate della recitazione in questo genere di film?
BRIDGES: "È diverso. Sei vestito con una tutina e hai migliaia di puntini sul volto e poi ci sono sensori tutto intorno. Tutto, le scene, il trucco, è creato in post produzione".

FREEMAN: "Il problema di noi attori è che siamo dipendenti dal trucco e dai costumi".

'Avatar' va visto?

FREEMAN: "Penso sia un po' una moda. In realtà si tratta di cartoni animati. A me piace avere la possibilità di guardare qualcuno negli occhi e vedere una persona completamente diversa".

Facciamo un po' di pubblicità. Sapete che con 'The Blind Side' Sandra Bullock è diventata la prima star donna che ha fatto guadagnare a un film più di 200 milioni di dollari?

BULLOCK: "È piacevole, ma strano. Ti dicono sei una donna ma ci sei riuscita. Io rispondo: 'So di essere un cittadino di serie B. Ne sono consapevole da quando ho raggiunto l'età della pubertà".

Pensa che i capi degli studios si sono resi conto che anche le donne possono essere protagoniste di grandi film di successo?
BULLOCK: "Non credo che gli sia chiaro al 100 per cento. Non so cosa pensano i dirigenti degli studios, sono persone di una razza peculiare. È business. Il loro lavoro consiste nel mantenere quel posto di lavoro, cioè far guadagnare soldi agli studios. Certe volte l'arte è del tutto secondaria. Prego solo che si rientri dei denari spesi per il film, così se decido di tornare a lavorare lo potrò fare".

Veramente dopo tutti questi anni si preoccupa ancora di queste cose?
BULLOCK: "Sì. Non voglio che mi si guardi come un costo che non vale quel prezzo. Diversi anni fa ho imparato che se voglio altro, rispetto alle occasioni che mi vengono date, ho bisogno di staccare la spina da una presa e metterla in un'altra. Continuerò a fare provini. Non ho bisogno di soldi. Voglio provare quella sensazione di passare il provino, arrivare al livello successivo e poi guadagnarmi la parte. Devi essere umile. Tutte le cose, anche le serie tv più di successo, a un certo punto finiscono. Io non vorrei attaccarmi a qualcosa che mi può essere portato via. Perché se non riesci a separarti dai tuoi successi non sei più un artista".

Avete mai lavorato con registi che non vi piacevano ma alla fine il risultato via ha soddisfatti?
BRIDGES: "Non saprei, stimo quasi tutti".

FREEMAN: "Se è successo non ne vuoi parlare".

BRIDGES: Vi dico un'altra cosa. Avete mai avuto l'esperienza di lavorare in un film con un budget sterminato? In 'Iron Man' ero convinto che essendoci tutti quei soldi ci sarebbe stata una sceneggiatura. Facevamo parte di questo film colossale, ma arrivavamo sul set e...".

FREEMAN: "E vi davano ogni giorno pagine nuove".

BRIDGES: "Sarebbe stato carino, ma non c'erano pagine! La troupe stava lì a battere i piedi. Io, Jon Faverau, Robert Downey jr e tutti quelli della Marvel cercavamo di capire il da farsi. Stavo impazzendo. Poi ho visto la cosa da un altro angolo. 'Non va bene, stai girando un film per ragazzi che costa 200 milioni di dollari. Rilassati!'. Da quel momento in poi è andata bene. Perché altrimenti avrei continuato a dire 'voglio le mie battute. Non so chi sono. Come intendete farlo questo film?'. Si imparano sempre nuove cose come il non aver bisogno di ciò che pensi esserti indispensabile".

Signor Freeman, era da molto tempo che voleva interpretare Nelson Mandela.

HARRELSON: "Deve essere stato importante passare del tempo con Mandela, preparandoti per il ruolo".

FREEMAN: "È stato molto bello. Mi sentivo importante. Le porte ti si aprono. Le persone annuiscono. Hai intorno tipi che vano in giro ben vestiti e con in mano mitragliatrici".

Le ha parlato del film quando lo ha visto?

FREEMAN: "No. Non ha detto una parola".

HARRELSON: "Lo ha visto?".

FREEMAN: "Eravamo alla Nelson Mandela Foundation a Johannesburg. Quando sono apparso sullo schermo ha detto 'quello lo conosco'. Ha anche sorriso. Penso che non sia certo di quale sia la sua posizione. Ci scherza sopra, ma si chiede davvero se sarà ricordato".

BRIDGES: "Come te lo ha detto?".

FREEMAN (con la voce di Mandela): "Forse si ricorderanno di un uomo anziano".

Signora Bullock. Lei ha fatto uno dei primi film su Internet. Si chiamava 'The Net'. Nel film era una donna la cui vita viene distrutta dal Web. Pensa che fosse una sorta di allegoria per quello che Internet ha poi fatto ad attori e attrici?

BULLOCK: "Io non leggo le cose su di me in Rete. Non leggo le cose positive e non leggo le cose negative. Quando ti ci confronti ti rendi conto di trovarti in una situazione odiosissima, del tutto anonima. Se mi devi colpire, dammi almeno il tuo nome e il tuo indirizzo e-mail così posso chiederti perché mi odi tanto. Non c'è più bisogno di stare in giro. Ormai tutti si chiudono in casa basta che ci sia la batteria".

Carey Mulligan, ha abbandonato Facebook?

MULLIGAN: "Sì. Non sapevo cosa dire su Facebook così me ne sono andata".

BULLOCK: "Che ti stai lavando i denti, o stai per aprire il frigo".

MULLIGAN: "Che ti stai svegliando. Comunque non è che abbia un circolo di amici tanto ampio".

Signora Sidibe. Abbiamo notato che era connessa a Facebook prima che iniziassimo l'intervista.

SIDIBIE: "Sì. Ho conosciuto molte persone nella mia vita. Mi sono imposta un tetto su quanti amici in Facebook intendo avere. Non ne avrò mai più di 200. Ora sono a quota 198 e perciò alcuni saranno eliminati. Mi piace Facebook perché sono appena entrata in contatto con il mio amore delle medie".

Lo ha connesso lei o l'ha connessa lui?


SIDIBIE: "L'ho trovato io. Gli ho detto 'Ciao, senti ora sono famosa. Ti piaccio? Fai un segno su sì o su no'".

copyright 'The Newsweek' - 'L'espresso'
traduzione di Alessandra Pugliese

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