Trentamila messaggi postati su Twitter: ingegnere, sardo e attento a mantenere il suo anonimato, usa la riflessione istantanea come stile di vita

Gente del web: Insopportabile

Nel 2011 Twitter è esploso anche in Italia raddoppiando il numero di utenti e superando quota due milioni e quattrocentomila iscritti. Cerchiamo di capire fino in fondo il perché del successo di questo social network assieme al vincitore dei TweetAwards 2010 e 2011 (gli oscar del web che vengono assegnati ogni anno a Riva del Garda).
Lui si è concentrato solo sui cinguettii, abbandonando anche il blog – per mancanza di tempo, mi spiega. Preferisce la "riflessione istantanea" da apprezzare con un RT (retweet, un post su Twitter che ne riprende un altro, con o senza aggiunte personali). Stiamo parlando di @Insopportabile. Inutile tentare di scoprire chi si celi dietro questo profilo. Da buon sardo, mantiene il massimo riserbo sulla sua identità. E' gentilissimo nelle risposte e – soprattutto – non si prende troppo sul serio.

Alla base del suo impegno su Twitter c'è una incontrollata esigenza di comunicare, anche se solo con i 140 caratteri che la piattaforma di microblogging permette. Negli ultimi 7 anni ha postato quasi 30.000 messaggi, con una media di circa 11 al giorno. "Questo social network l'ho conosciuto per caso – mi spiega - leggendo un articolo sull'attività umanitaria di Ranja di Giordania e del suo profilo Twitter. Comunico ogni giorno, per lavoro e per piacere. Grazie a un manipolo di amici della prim'ora ho trovato una mia via."

Anche lui mi conferma l'idea che la Rete diventa solo una delle periferiche di connessione e di condivisione, lungi dall'essere una modalità di comunicazione avulsa dalla vita offline. "Per questo a parte le persone amate nessuno sa della mia notorietà in rete. – ci tiene a precisare @Insopportabile - Ti dirò che potrei averne degli indubbi vantaggi lavorativi ed economici, se si sapesse. Ma ho sempre distinto la mia vita privata dal lavoro. E' come chiudermi in una stanza e leggere un libro o un giornale. Solo che nella stanza ci sono parecchie persone".
Nel corso dell'intervista mi rendo conto di quanto sia amabile @Insopportabile. E forse proprio da questo ossimoro nasce il suo successo. Del resto anche la sua frase preferita, che campeggia sul suo profilo Twitter, gioca col paradosso: "Ne ho le scatole piene, ma con eleganza."

Perché il nome Insopportabile?
"Nasce per caso nel 2003, dalla scelta di un nome per il blog. Non c'è un senso, come quasi tutte le cose che dico, in effetti."

In una ricerca condotta  tra studenti universitari e giovani professionisti fra i 20 e i 30 anni, uno su tre ritiene che Internet sia importante tanto quanto beni essenziali come aria, acqua, cibo, riparo. E tu, che invece vai per i 44 fra qualche giorno, come concili la tua vita quotidiana con la tua presenza in Rete?
"Questa è una domanda che mi fanno in tanti, credendo che io viva in rete. No, io ritaglio alcuni momenti di pausa dal mio lavoro. Uso le liste per seguire quello che mi interessa. La mia vita "reale" è già permeata dal web, interagisce, si completa. Ma ho una vita reale solida: sposato, amo gli amici, mi piace godere della casa, del cibo, del buon vino, della natura e della fortuna di vivere in Sardegna."

Il tuo lavoro è collegato alla tua presenza sul web?
"Non direttamente. Sono ingegnere, ma mi occupo anche di turismo. Il web è quindi funzionale e necessario alla mia attività, anche a livello di comunicazione. Uso Twitter, Facebook, Friendfeed e google+ per trovare nuove forme di comunicazione, contaminazioni. Sperimentare e increspare il mare del web mi piace e mi diverte. Lanciare un tag e vedere le ondine di RT che si propagano in ogni angolo della terra, lo trovo incredibilmente divertente." "Io sono anonimo ma meno anonimo di tanti non anonimi." – la tastiera del nostro eroe si surriscalda sul tema – "Parecchie persone sanno chi sono, ma sono uno qualunque che fa un lavoro qualunque e che si sente uno qualunque. E' solo un po' di popolarità in uno strumento che forse tra due anni nessuno ricorderà. Io ricordo Netscape o Myspace, all'epoca dominatori incontrastati e ora spariti. La mia vita ci sarà anche dopo questo passatempo :)"

Alla luce della tua esperienza il fenomeno di Twitter in Italia è una moda passeggera o una bella realtà?
"Entrambe. Moda perché, come sempre in Italia, sono la stampa e la tv a fare da amplificatore. E' bastato rimarcare che Twitter era diventato lo strumento di comunicazione dei VIP che si è scatenata la ricerca dell'autografo virtuale, con situazioni francamente imbarazzanti. Altri invece usano Twitter con maestria. Cito @Laurantonini e @NicoSavi di Radiodeejay, @frankiehinrgmc o @Einaudieditore, tra quelli che amo seguire."

Uno degli ultimi trend lanciati nel 2011 dal tuo profilo Twitter è #ilmiopremier, che nasconde la voglia di sperimentare nuove modalità di comunicazione della politica, anche se poi hai dovuto melanconicamente constatare quanto quest'ultima sia silente e fuori dal web

"La politica è fuori dal web perché fuori dalla realtà della nazione. Il modello di politica calato dall'alto, dove un numero ristretto di illuminati programmavano il futuro di una nazione, non esiste più: per mancanza di illuminati, per mancanza di programmazione. Si vive alla giornata."

Tutto da rifare, quindi?
"Ti dirò, la politica attuale è molto più vicina a Twitter di quanto si pensi. Stessa smania di comunicare, stessa voglia di raccogliere consensi subito e su quante più persone possibili senza il minimo senso dell'ascolto né di futuro. Una politica usa e getta, funzionale al momento. Quando è funzionale, cioè mai."

Si dice che se un politico spreca tempo con la rete, poi…
"Ma nessuno vuole un politico che racconti barzellette su Twitter o rimanga tutto il giorno in rete a rispondere ai cittadini, ma una via di mezzo è auspicabile. E di barzellette ne abbiamo avuto abbastanza."

Quindi c'è qualche profilo virtuoso…
"Sì, ci sono alcuni politici che hanno capito la potenzialità della rete e fanno veramente politica senza che l'account sia solo un dispenser di comunicati stampa, ma anche confronto. Giuseppe Civati @civati, Andrea Sarubbi @andreasarubbi o Roberta Pinotti @robertapinotti, ad esempio, propongono metodi comunicazione che si avvicinano, secondo me, a una presenza coerente con il ruolo."

Sul fronte opposto invece c'è la cittadinanza attiva e partecipativa, un compito che riesce alla grande grazie alla Rete.
"Sì, credo di sì. La partecipazione in rete è già una realtà. La potenza della comunicazione, la propagazione immediata dell'informazione fa sì che la cittadinanza abbia un peso che finora era mediato dagli organi di stampa e soprattutto dagli editori. Credo che le recenti manifestazioni di dissenso verso il precedente governo e anche le critiche alla sua opposizione siano state l'antipasto di ciò che sarà la prossima campagna elettorale. La rete assume un ruolo centrale nell'informazione. Il problema rimane il solito. Fonti certe, onestà di chi scrive. E non è lo strumento che può cambiarlo."

Il cinguettio che ti ha dato più soddisfazioni?
"Non registro e salvo quello che scrivo, è un mio difetto. Forse l'esperimento delle #twitprimarie fatto per gioco che ha coinvolto anche parecchi soggetti politici. Ma in fondo ogni tweet è bello a mamma sua ;)".

Prima di lasciarti, se poi vuoi fare outing e svelarci la tua identità, facciamo il botto di contatti…
"Mi dispiace, ho già venduto l'esclusiva a Chi ;) Credo che sparirò con il prossimo social ;)"

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