Per ridurre in modo significativo la nostra impronta ecologica basta agire con intelligenza: meno sprechi di acqua e energia, riduzione drastica del consumo di carne, acquisto di verdura di stagione. Ecco la giornata-tipo dell'amico dell'ambiente

Impatto zero, ecco la ricetta

Non si può mica pretendere che facciano tutti come Colin Beavan. Un bel giorno, qualche anno fa, lo scrittore newyorkese decide che per salvare la Terra non basta lamentarsi. E così si lancia insieme a moglie, figlia e cane in un’impresa estrema: vivere un anno intero a impatto zero nel cuore di Manhattan. Niente macchina, niente elettricità, via la tv, nessun nuovo acquisto, cibo naturale, riciclo della spazzatura. Dopo un libro su questo esperimento e un film selezionato al Sundance Film Festival -“No impact man” di Laura Gabbert e Justin Schein, pubblicato in Italia in Dvd da Mt0-Macroticonzero - ora Beavan è in corsa per il Congresso degli Stati Uniti, candidato (votecolin.com) nelle liste del Green Party alle elezioni del 6 novembre.

Non si può chiedere altrettanto ai comuni cittadini, vivere a impatto zero resta un’utopia. Tuttavia bastano poche azioni quotidiane per ridurre l’impronta ecologica, che misura la superficie equivalente alle risorse consumate e ai rifiuti prodotti da ciascuno di noi. Per intenderci, oggi viviamo come se avessimo un altro pianeta a disposizione e nel 2030 due pianeti non saranno più sufficienti, come sottolinea il Living Planet Report 2012 del Wwf. Per cominciare, sul sito improntawwf.it possiamo calcolare con un test il nostro “peso” attuale sulla Terra.

MATTINA. Appena svegli, la doccia è un gesto automatico. Il bagno nella vasca, ammesso che qualcuno abbia tempo, è un salasso inutile di acqua. Anche una doccia prolungata, magari con un miscelatore a flusso ridotto, rappresenta uno spreco. Meglio lavarsi senza dilungarsi troppo, con un miscelatore che inserisca aria nel flusso idrico, mantenga la pressione elevata e riduca gli sperperi. Quanto allo sciacquone del water, si calcola che sia responsabile di quasi un terzo del consumo idrico pro capite. Per fortuna, se un tempo le cassette contenevano fino a 13 litri d’acqua, quelle più moderne arrivano a 6.

È buona norma, inoltre, installare la doppia modalità di scarico con due bottoni: per quello più piccolo il consumo è nettamente inferiore. Stesso discorso per carta igienica e fazzoletti. Per esempio Lucart Group, multinazionale con a capo Cartiera Lucchese, ha sviluppato Grazie Natural, la nuova linea di prodotti ecologici (con la certificazione europea Ecolabel) realizzati con una lavorazione che consente di recuperare le fibre di cellulosa nei contenitori tetrapak. «È una nuova generazione di carta ecologica con eccezionali performance di resistenza e assorbenza, il tutto ottenuto senza abbattere nessun albero», commenta il direttore marketing Massimo Oriani.

Dopo l’igiene personale, la colazione. La rivoluzione inizia in cucina, anzi dal frigorifero: non deve essere grande come una piazza d’armi e soprattutto va aperto e richiuso il meno possibile, per non disperdere energia. Ergo: occorre decidere cosa mangiare prima di spalancare lo sportello. Ma non basta, naturalmente. «Change the world three times a day», possiamo cambiare il mondo tre volte al giorno, scrive Paola Maugeri nel suo libro “La mia vita a impatto zero” (Mondadori), storica veejay e appassionata di questioni ambientali convertita al pensiero di Serge Latouche e alla teoria della decrescita felice. Le tre volte al giorno sono le volte in cui mangiamo e il mondo cambia se cambiamo noi, scrive l’autrice. Dunque, via libera al chilometro zero per abbattere le “food miles”, l’inquinamento dovuto al trasporto della merce, al bando le fragole a gennaio e le mele dalla Nuova Zelanda, le arance da Israele e il cibo inscatolato in provincia di Campobasso, se magari abiti a Milano.

Intorno alle 10 del mattino inizia la giornata di lavoro al computer. Il tema dell’energia è cruciale e può essere affrontato con gradualità, anzitutto diminuendo i consumi. Un esempio viene da Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana e ospite fisso della trasmissione tv “Che tempo che fa” su Rai3, che nel libro “Prepariamoci” (edito da Chiarelettere) racconta la propria esperienza e indica il paradigma per il futuro. Prima di passare all’autoproduzione di elettricità ha abbandonato il boiler elettrico, una vera sanguisuga, sostituendolo con uno a gas, meglio se integrato con pannelli solari. Ha sostituito le vecchie lampadine a incandescenza con quelle fluorescenti a basso consumo e i faretti a Led, si è ricordato ogni sera di staccare le prese con gli apparecchi dotati di stand-by. Lavorando spesso da casa, lo schermo del computer, acceso almeno otto ore al giorno, si oscura quando non viene utilizzato. Ed è riuscito portare i consumi annui di casa sua, due persone, a 2.000 kilowattora rispetto ai 3.200 kWh di una famiglia media.

«La parola decrescita va depurata dall’ideologia. L’attenzione al risparmio non ha portato nessuna decrescita nella mia vita di tutti i giorni, anzi. Migliorare l’efficienza della casa dal punto di vista termico o energetico grazie alla tecnologia significa ricevere bollette meno salate, mettere al riparo dalle incertezze della vita e del lavoro la propria dignità e le conquiste del Novecento, tra cui il comfort domestico», spiega Mercalli. Quanto alla temperatura in casa, in tempi di crisi ridurre gli sprechi è un’opzione obbligata. Ma non è necessario stravolgere le proprie abitudini o avere un’inclinazione masochista. D’estate, se proprio non riuscite a fare a meno di un climatizzatore, almeno sceglietelo su consiglio del Wwf, che sul sito Top Ten (eurotopten.it) aiuta a orientarsi nell’acquisto di quello più efficiente. D’inverno, tra le soluzioni più innovative ci sono invece le stufe a pellet, materiale ottenuto dagli scarti del legno che genera una combustione a basso impatto ambientale. Come Snella, la nuova stufa a pellet di Ravelli, che utilizza il sistema Rds, che effettua una costante autoregolazione della combustione assicurando il massimo rendimento e il maggior livello di sicurezza.

POMERIGGIO. Per ogni chilo di cibo si emettono in media 4,5 chili di anidride carbonica, mentre un terzo delle emissioni globali di gas serra sono attribuibili al settore agroalimentare. Inoltre, il 18 per cento di tutte le emissioni di gas serra provengono dalla zootecnia. Una buona ragione per diventare vegetariani o almeno “flexitariani”, cioè ridurre drasticamente il consumo di carne. Qualche mese fa Wwf ha lanciato One Planet Food (oneplanetfood.info), la piattaforma Web dedicata al rapporto tra alimentazione, ambiente e salute: consigli per menù green a basso contenuto di acqua e CO2, la spesa anticrisi di stagione con prodotti a chilometri zero, contro il caro carburante e a favore dell’economia locale. C’è anche chi, per risparmiare e inquinare meno, il cibo se lo produce in parte in casa, ovvero trasforma il balcone o il giardino condominiale in orto urbano. E magari utilizza i rifiuti organici della cucina per produrre il concime nella compostiera. Secondo Coldiretti un italiano su quattro è un “contadino part time”. In molti si tengono in contatto attraverso la community “Grow the planet”, che insieme a Slow Food ha lanciato un social network (growtheplanet.com) in cui gli utenti possono scambiarsi informazioni, costruire relazioni e avviare iniziative.

SERA. Prima di uscire di casa per andare a cena, alcuni piccoli gesti possono essere utili all’ambiente e alla bolletta. Come spegnere i dispositivi normalmente in stand-by: il modem del computer è il più energivoro, seguito da hi-fi, tv, lettore Dvd, monitor del pc e caricabatterie del telefonino. «Solo nel settore residenziale rappresentano oltre il 9 per cento dei consumi elettrici, circa 250 kWh l’anno per abitazione. In Europa si stima che gli stand-by degli elettrodomestici siano responsabili delle emissioni annue di oltre 19 milioni di tonnellate di CO2», spiega Eva Alessi, responsabile sostenibilità di Wwf Italia: «In sostanza, per alimentare questi inutili sprechi è necessario tenere accese una decina di centrali a ciclo combinato a gas ognuna della potenza di 800 mila kilowatt».

Per i più accorti, Enel sta sviluppando un sistema di “Smart metering”, i contatori intelligenti già molto diffusi in alcuni paesi, che consentono ai consumatori di monitorare in tempo reale i consumi domestici e correggere il tiro dei propri comportamenti. In vista dello sviluppo delle “smart grids”, le reti attive in cui i flussi di energia sono multi-direzionali, un nuovo modello di produzione di energia basato non più di un numero limitato di grandi centrali, bensì su un numero elevato di piccoli impianti diffusi sul territorio, che sfruttano l’energia dal vento e dal sole. Rientrati a casa, infine, prima di andare a dormire è buona regola avviare gli elettrodomestici - lavatrice, lavastoviglie - per approfittare della tariffa bioraria. Di giorno, infatti, l’energia costa di più. Clic, buonanotte.

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