«Il terzo atto è il più divertente della vita. Si è in pace con se stessi, si è migliori. E anche il sesso è più appagante». Parla la Fonda, 74 anni, un nuovo amore molto buon umore
Ha avuto così tante vite che diventare immortale dev'esserle sembrato più pratico. Come definire altrimenti una donna che a 74 anni riesce, eccome, a essere sexy? È sexy Jane Fonda, tanto da poter fare la testimonial di bellezza per un player globale del beauty come L'Oréal, e al Festival di Cannes sfidare sul tappeto rosso fanciulle che hanno un terzo dei suoi anni. Sexy com'era persino da "Hanoi Jane", e infiammava l'America degli anni del Vietnam; maliziosa come quando si trasformò in Barbarella, alle prese con improbabili orgasmi meccanici; conturbante come Bree Daniels, la squillo che ossessionava l'ispettore Klute; in forma spettacolare come quando scoprì l'aerobica e convinse donne di tutto il mondo a mettersi gli scaldamuscoli e darci dentro finché non sentivano i muscoli bruciare.
Se ha fatto un patto col diavolo, le condizioni migliori le ha chiaramente spuntate lei. Perché la donna che incontriamo a Cannes, courtesy of L'Oreal, non è soltanto una bella donna, ma una donna dall'aria felice. Non solo per l'ottimo momento professionale: è Nancy Reagan in "The Butler", sarà nella black comedy "Better living through chemistry", ha scritto due libri di educazione sessuale e sentimentale per teenager, appare nella serie tv "The Newsroom" in onda su Hbo dal 24 giugno. Jane Fonda irradia una felicità tranquilla. Sorniona, perfino: di chi ha già visto succedere di tutto, "been there, done that" come ripete lei, e sa che a tutto può sopravvivere. Tenacemente. Felicemente. Se permette parliamo di felicità. "Splendido. Perché la gente non fa che chiedermi qual è il segreto della mia bellezza, e io credo sia proprio la felicità. L'amore, e non intendo solo l'amore di un uomo: parlo di una rete di affetti, di persone che mi vogliono bene. Per me le amiche sono importantissime. Certo che ho un uomo che amo, ma senza le mie amiche non so cosa farei. Sono la mia forza, mi danno coraggio, mi ispirano. Molte di loro sono più giovani di me, e più coraggiose: donne fantastiche. Per esempio Eve Ensler, l'autrice dei "Monologhi della vagina"; o Sally Field: un esempio continuo. Essere perfette dal punto di vista fisico non serve, se non c'è luce dentro di te".
Nel suo ultimo libro, "Prime time", sulla felicità degli anni del "terzo atto", lei cita una bella frase di Winston Churchill: "Nessun uomo è mai così felice come da vecchio". Perché crede che la vecchiaia possa essere la stagione più felice? "Quando ho compiuto 70 anni mi sono accorta di sentirmi più felice di quanto mi fosse mai successo prima. Mi sono chiesta: Com'è possibile? Io vengo da una lunga storia familiare di persone depresse: mia madre si è suicidata, mio padre ha sofferto di depressione. Come mai io, più invecchiavo, più mi scoprivo felice? Dovevo capire se succedeva solo a me. E ho scoperto che - lo dimostrano migliaia di casi, documentati dagli studi dello Stanford Center on Longevity - la maggior parte della gente, dopo i 50, è più in pace con se stessa".
Perché? "I motivi sono molti. A volte si tratta semplicemente di cause neurologiche: certe aree del cervello che presiedono ai meccanismi dell'ansia si ridimensionano, altre, connesse al sentirsi bene, sono potenziate. Ma la serenità nasce soprattutto dal fatto che - a un certo punto della vita - abbiamo un lungo passato alle spalle: possiamo guardarci indietro e dirci, beh, sono sopravvissuto. A crisi, a divorzi, a dolori che ci hanno spezzato il cuore: siamo andati avanti. Abbiamo imparato. Siamo diventati migliori, più saggi".
È la saggezza la chiave della felicità? "Con gli anni si capisce che tante cose non sono poi così importanti. Da vecchio puoi lasciar perdere qualcosa, invece quando sei giovane devi fare attenzione a tutto, perché non sai che cosa la vita ti riserverà. Continui a dire: Dovrei sapere questo, studiare quest'altro, conoscere quella persona... Invecchiando scopri che non ce n'è bisogno. Non sei più ansioso, ti dici: Ma sì, chi se ne frega. Niente è troppo importante: hai già fatto così tanto, visto così tanto, e scoperto che niente ti ha ucciso. A dicembre avrò 75 anni, ho cominciato a scrivere "Prime Time" a 70, e da allora mi sono sempre sentita più felice".
Non c'entra l'amore? "In questi anni mi sono innamorata di nuovo. Di un uomo molto diverso da me, e da qualunque altro uomo abbia avuto prima. Sono così felice che sia successo, lo desideravo, lo aspettavo. In passato sono stata con uomini straordinari, incredibilmente affascinanti, però questo è un uomo gentile. Un uomo che mi fa danzare. Richard è un produttore musicale, ed eccelle in due cose: la musica e l'amore. Ho avuto compagni favolosi, che però risucchiavano tutta l'aria, pretendevano tutto lo spazio, ogni mia attenzione, e non erano altrettanto bravi a creare intimità. Li ho amati molto e siamo rimasti amici, per esempio con il mio ex marito Ted Turner: ma la mia storia di oggi è molto diversa, e più bella. Richard è il mio amore, e il mio miglior amico".
Invecchiare è più liberatorio per le donne o per gli uomini? "Per le donne, assolutamente. Noi invecchiamo più felicemente, e credo che dobbiamo provare empatia per gli uomini: per loro è molto più faticoso".
Perché? "La società oggi mette moltissima enfasi su bellezza e gioventù e sul dolore di perderle, invece secondo me a un certo punto te ne fai serenamente una ragione. Per noi è più facile, perché la vita femminile è fatta di continui cambiamenti: da quelli ormonali (il ciclo, la gravidanza, i figli, la menopausa), ai cambiamenti che affrontiamo adeguando le nostre vite a quelle dei nostri uomini. Poi i figli crescono e se ne vanno, e le donne non fanno che cambiare per adattarsi a nuove situazioni, più degli uomini. Invecchiando, questa plasticità diventa una forza: perché quasi tutto ci è già successo. Sappiamo che possiamo farcela. Invece gli uomini hanno una perdita di status e d'identità fortissime: finisce il lavoro, non sei più importante agli occhi degli altri, non sei più il Numero Uno. Per loro l'identità coincide con la posizione sociale, sono valutati sulla base dei successi professionali, di quanto guadagnano, la stessa virilità si fonda su questo. All'improvviso invecchiano, e a tutti i livelli - dal far l'amore al guadagnare - diventa difficile. Noi donne siamo abituate a guadagnare meno, a ricevere meno benefit: svantaggio che diventa vantaggio in vecchiaia. Gli uomini no. Invecchiare bene per loro è difficile".
Anche perché il sesso diventa più problematico. "In realtà succedono cose molto interessanti, per uomini e donne, durante quello che io chiamo il "terzo atto". Dipende dal gioco degli ormoni, estrogeni e testosterone, presenti in entrambi i sessi, in proporzioni ovviamente diverse. Il testosterone è l'ormone "guerriero"; gli estrogeni hanno a che fare con l'attaccamento, l'affettività. Con l'età, nelle donne cala il livello di estrogeni e si fa più evidente il ruolo del testosterone. Risultato, diventano più forti e assertive. Nei maschi cala invece il livello di testosterone e aumenta il gioco degli estrogeni: all'improvviso questi uomini, che magari da giovani erano stati padri mediocri, diventano nonni meravigliosi, che adorano i nipoti. Io l'ho visto succedere a mio padre: con i miei figli è stato tenerissimo. Mi sono ritrovata a pensare: Non mi ha mai presa in braccio, non ha mai giocato così con me, e guardalo ora. A Hollywood è abbastanza normale che uomini di 70 anni sposino donne più giovani di 30 anni, e quando hanno figli diventano padri meravigliosi".
Ok, ma cosa c'entra con il sesso? "Dico questo perché è importante che una donna sappia cosa succede all'uomo che ama quando lui invecchia. Tanto le soluzioni dobbiamo sempre trovarle noi. Bisogna essere comprensive, e capire che se gli stiamo vicine possono farcela. Possono diventare nostri amici più di quanto siano mai stati. In vecchiaia, la guerra tra i sessi può diventare una grandiosa pace".
Non dei sensi, a giudicare dallo spazio che ha dedicato al sesso nel libro. "Tanta gente si è sorpresa di questo. Però voglio essere chiara: molti a una certa età smettono di pensarci, e va benissimo. Nessuno dovrebbe sentirsi "in obbligo" di fare sesso: se per una persona la questione è chiusa, se è soddisfatta di quello che ha avuto e non ne desidera più, perfetto. Ma se continui a desiderare anche l'aspetto sessuale dalla persona che ami, devi assolutamente sapere che cosa sta succedendo al tuo corpo. Perché i cambiamenti ci sono eccome, e hanno grande impatto sul corpo e sulle emozioni. Gli uomini per esempio dovrebbero capire come usare Viagra o Cialis, visto che hanno la fortuna di averli a disposizione: aiuti meravigliosi, a patto di sapere che non sono la soluzione a tutto e bisogna saperli gestire. Molti ingoiano una pillola e poi chiamano a gran voce la moglie: Ehi, tesoro, sono pronto!".
Non è il massimo dell'erotismo. "È catastrofico. Voglio dire, è bellissimo che ci sia una pillola che li metta in condizione di funzionare, ma non basta: bisogna che capiscano i desideri femminili, le nostre necessità affettive, il bisogno di delicatezza. A una certa età abbiamo tutti bisogno di più tempo, più fantasia, più stimoli, più gentilezza. Noi donne invece dovremmo capire che per gli uomini la stimolazione visiva è essenziale, per cui è ok guardare insieme dei porno. Ormai ce ne sono molti pensati per piacere anche alle donne, quindi perché no? Anzi, scegliamo noi quelli più eccitanti. Va bene tutto ciò che aiuta un uomo a riuscire a far l'amore, e tutto ciò che aiuta una donna a sentirsi accogliente. Anche perché, proprio per i cambiamenti ormonali, a questa età una donna ha meno reticenze. Riesce più facilmente ad esprimere i suoi desideri, conosce il suo corpo e non ha più paura di chiedere quello che vuole. E l'uomo che ha accanto è diventato più dolce e comprensivo di quanto fosse da giovane".
Detta così, la vecchiaia sembra la nuova età dell'oro. "Se si conosce il proprio corpo, il sesso nella terza età può essere il migliore di tutta la vita. Comunque suggerisco di procurarsi quintali di candele: la loro luce fa miracoli sul corpo di una donna. Io le metto dappertutto, intorno alla vasca, al letto, di tutte le misure e colori e profumi. Ogni posto può essere giusto per il sesso".
Lei è il manifesto vivente della felicità del "terzo atto". Però non è così per tutte. "Per molte con la menopausa comincia un periodo difficilissimo. Anche a me sembrava di impazzire, avevo perso il senso di me stessa. Succede a tutte, ma se ne esce. Restando tranquille, accanto a persone che ci facciano stare bene, leggendo libri che aiutino a capire. Pregando magari, o meditando. È una buona cosa coltivare la propria spiritualità, la quiete. Da questo periodo si rinasce, come fenici. Il nostro vecchio Io si consuma, e tra le sue ceneri nasce la nostra nuova vita. Dai terreni su cui è divampato un incendio spuntano fiori che non nascono da alcuna altra parte, bellissimi. Si invecchia e si diventa migliori. Imparando a prendersi più cura degli altri, passando saperi e valori ai più giovani".
È la "generatività" di cui parlava lo psicanalista Erik Erikson. "Che meravigliosa parola: contiene generosità e capacità di generare. Chi sa andare oltre se stesso, passare qualcosa alle giovani generazioni e farsi mentore, invecchia felicemente. Katharine Hepburn ne è stata esempio perfetto. Mi prese sotto la sua ala durante le riprese del film "Sul lago dorato", cercò di insegnarmi delle cose. Non sopportava che io non curassi il mio aspetto. A me non importava nulla di come apparivo, e lei cercò di farmi capire quanto conta il modo in cui ci presentiamo al mondo".
Secondo lei c'è intelligenza nella bellezza? "L'intelligenza rende più belli. Le donne più belle cui io possa pensare sono Simone Signoret e Anna Magnani. Non erano belle nel senso tradizionale del termine, ma erano molto più che belle: avevano una luce negli occhi".
La bellezza crea dei doveri? "Bisognerebbe chiederlo a Brigitte Bardot o a Sophia Loren. Io non sono mai stata una bellezza. Certo per la mia età ho un bell'aspetto, ma non mi sono mai sentita una bellezza. Il privilegio che ho sempre sentito di avere, piuttosto, è quello di essere la figlia di Henry Fonda. Un uomo con grandi valori, anche se lui non me ne parlava mai: ha sempre voluto interpretare personaggi che credevano nella giustizia. Del resto il nome Fonda è un nome italiano e i miei avi nel 1500 hanno dovuto lasciare l'Italia, Genova, perché erano ribelli. Hanno dovuto rifugiarsi in Olanda per le loro idee, cosa di cui sono orgogliosissima. Questo è stato il mio privilegio, questo mi ha imposto doveri: essere una Fonda".