Di famiglia povera, vende verdura al mercato di Gorkij. A 17 anni arriva il salto nel mondo della moda. Ora il cinema e la filantropia. Sempre al limite tra innocenza e peccato. Ritratto di Natalia Vodianova, la top che non sbaglia un colpo

«Quando l'ho incontrata per la prima volta, mi ha letteralmente tolto il respiro». Natalia Vodianova è stata l'ultima ragazza che Calvin Klein ha scelto personalmente per un contratto in esclusiva, lanciandola nell'Olimpo delle supertop come Kate Moss e Christy Turlington. Era l'incarnazione del profumo Euphoria. Era innocenza e peccato, purezza e tentazione, con quella pelle diafana, gli occhi di uno sconfinato azzurro, le sopracciglia folte - non ha mai voluto ritoccarle, su consiglio della nonna - il delizioso broncio infantile: una baby Romy (nel senso di Schneider), così l'aveva definita la sua prima agente.

«Era incredibilmente sensuale e seduttiva, era tutte le cose che ho sempre voluto rappresentare. Troppo spesso le modelle sono scialbe. Hanno bei corpi, ma puoi vedere, guardandole in faccia, che non c'è molto altro. Natalia no», racconta Calvin Klein. Natalia era diversa. Dolcezza, apparente fragilità, insondabile profondità, vertigine, inquietudine. Aveva una luce dentro, come la scia di una cometa - meritata la definizione di "Supernova" - una stella nel firmamento della moda.

Aveva quella luce anche quando vendeva verdura al mercato di Gorkij (oggi Nizhny Novgorod) a 500 chilometri da Mosca con dieci gradi sotto zero, le occhiaie per la stanchezza, e neanche la forza di sognare.

Questa è la sua prima vita, il passato che rivendica con orgoglio, ed è leggenda. Un po' romanzata, in realtà. Non è dietro la bancarella della frutta che l'ha scovata un fortunato talent scout, impacchettandola per Parigi quando aveva 17 anni, ma a un corso di portamento, a Mosca, dove si era iscritta. Però l'infanzia terribile è vera, come la povertà, la sorella Oksana malata di autismo e paralisi cerebrale, la madre in depressione, costretta a fare mille lavori, i tre patrigni terribili.

Tutto ciò rende più credibile la sua vocazione per la filantropia: nel 2004, Natalia ha fondato l'associazione "Naked Heart", che ha racimolato più di 8 milioni di euro e creato 90 parchi gioco in 44 città russe. Raccoglie fondi con i Love Balls, eventi mondani imperdibili. Memorabile quello di Parigi, il 6 luglio 2011, durante la settimana dell'Alta Moda: 450 super ospiti nella residenza di Valentino Garavani, lo Château de Wideville: Bryan Ferry ha suonato, Anne Hathaway ha fatto da madrina, 47 stilisti hanno creato apposta i vestiti messi all'asta.

Tutto ciò rende più facile l'accostamento fiabesco a Cenerentola, citato con scarsa originalità e poco apprezzato anche da lei. Gli ingredienti ci sarebbero tutti, compreso il principe bello e ricco, ovvero The Honourable Justin Trevor Berkeley, fratellastro del decimo visconte di Portman (la sua famiglia possiede 45 ettari di proprietà a nord di Oxford Street e a sud di Regent's Park), ormai ex marito. La sua seconda vita.

Si sono incontrati a una cena al Georges ed è stato un colpo di fulmine, non riuscivano a staccare lo sguardo l'una dall'altro. Come nel film "Belle du Seigneur" di Glenio Bonder tratto dal capolavoro di Albert Cohen, dove c'è anche un pezzetto di Liguria, tra cavalcate sulla spiaggia e baci strappacuore. In Francia esce il 19 giugno e per Natalia è la prima parte da protagonista (il ruolo in "Clash of the titans" è stato irrilevante).

Accanto a lei c'è Jonathan Rhys-Meyers, laureato star da "Match Point" di Woody Allen. Erano insieme sulla copertina di "Marie Claire" Russia nel dicembre 2012: insopportabilmente belli. «Ha un magnetismo eccezionale, tra noi il feeling è stato immediato, anche nelle scene più scabrose eravamo a nostro agio», dice Natalia di lui: «Io e Jonathan ci somigliamo, abbiamo avuto la stessa infanzia difficile, poi il successo. Ci siamo riconosciuti immediatamente, perché abbiamo dovuto costruire o ricostruire la nostra vita».

Roba da far ingelosire il nuovo fidanzato di Natalia, Antoine Arnault, 36 anni, figlio di Bernard, uno degli uomini più ricchi di Francia, presidente di Lvmh, il gruppo del lusso che comprende marchi come Louis Vuitton, Dior, Givenchy, Guerlain, Moët & Chandon. Stanno insieme da due anni e per lui, dallo scorso settembre, si è trasferita a Parigi.

Romanzo cult di Cohen, "La bella del Signore", pubblicato nel '68, racconta la passione travolgente di Ariane e Solal, disposti a scommettere tutto sull'amore, e perciò destinati a perdersi. Lei nobile di nascita, lui altissimo dirigente, inseguono la passione assoluta ed esteticamente perfetta fino alla resa e alla morte.

Sarà una brava attrice Natalia Vodianova? Il settimanale francese "Les Inrocks" sostiene che la locandina "kitschissima" lascia presagire il peggio, ma chissà. Finora la Supernova non ha mai sbagliato una mossa. E ha spiazzato le previsioni. È diventata madre giovanissima, mentre di solito le modelle rinviano, ha dimostrato una precoce vocazione per le charity, mentre le altre la scoprono a fine carriera, e il suo fatturato cresce con l'età, anziché diminuire.

Nella classifica di "Forbes" 2012 Natalia è la terza top dopo Gisele Bündchen e Kate Moss, con 8,6 milioni di dollari, il doppio del 2011. Con 98 copertine negli ultimi tre anni e un patrimonio personale stimato sopra i 16 milioni di euro, è la conferma che qualcosa di speciale ce l'ha davvero. È uscita su "Glamour" Francia di giugno, su "Elle" Belgio di luglio in versione angelo. Con "Belle du Seigneur" tutti l'aspettano al varco.

A qualcuno Arianne e Solal, così orgogliosi, così presuntuosi nel loro amore, ricordano Natalia e Justin, anche se con un finale all'inglese, non così melò. Si sono sposati nel 2001, Natalia incinta di otto mesi, e poi hanno ripetuto la cerimonia a San Pietroburgo, nel settembre 2002. Lei era fasciata da un pallido abito di Tom Ford con bagliori argentei. Sono stati felici. Justin le chiedeva di «camminare in cucina sui tacchi alti», di sfilare solo per lui. E lei sfilava.

Era in passerella due settimane dopo il parto e molti si chiedevano da dove venisse mai quella bambina aliena, un fiore d'acciaio. Da una Russia profonda e disperata che l'aveva resa forte («Dopo quello che ho passato, niente mi può più buttare a terra») capace di volare da sola a Parigi, di farsi strada nella "lipstick jungle", il difficile mondo della moda. Appena arrivata, l'agenzia Viva le aveva dato un anticipo settimanale, spedito alla madre per la sorella più piccola, Kristina. «Era una gran quantità di denaro per la mia famiglia, l'equivalente di un mese di stipendio».

Era un assaggio di libertà. «È stato un così bel momento, avere la possibilità di essere una persona diversa. A Parigi sono andata subito alle Galeries Lafayette, ho girato per ore, c'era così tanta roba», ricorda: «Quando ho debuttato in passerella mi sentivo un piccolo animale selvaggio, pronto a graffiare.

C'era una quantità di ragazze più belle di me, ma la differenza era che io non smettevo mai di lavorare. Malgrado la stanchezza, le angosce, cercavo sempre di capire. Avevo una sola ossessione: riuscire». Forse non sapeva neppure di essere circondata dalla polvere di stelle. Diane von Furstenberg, che l'ha incontrata a New York nel 2001, confessa di averla amata subito, di aver visto in lei non l'incantevole creatura e basta, ma una donna che stava prendendo la vita nelle sue mani. A 19 anni era testimonial di Gucci, poi consacrata da Calvin Klein, voluta da Valentino e Saint Laurent.

Nel 2002 ha sfilato per 40 brand. È stata la ragazza nuda del profumo Shalimar di Guerlain e sempre nuda per la cover di "Vogue" Uk, nel 2009, quasi nuda per la lingerie di Etam che firma lei. Assicura: «Posare senza niente addosso non è un problema».

Con Justin si è sposata per amore, ma è finita dopo quasi dieci anni e tre figli (Lucas Alexander, Neva e Victor) che non hanno intaccato la sua linea. «Dopo ogni parto il palloncino si sgonfiava per miracolo e il mio corpo ritornava com'era prima della gravidanza. Mi dicevo: dov'è la pancia? La cercavo, di notte, ma pochi giorni dopo non c'era più. Aver avuto i miei figli prima dei 25 anni mi ha aiutato, forse a 40, l'età che oggi molte donne scelgono per avere un bambino, sarebbe stato più complicato», dice con semplicità. Abitava nel West Sussex, in un vecchio mulino (bianco) in mezzo alla campagna inglese, e del divorzio non ama parlare. «È stato triste, l'ho spiegato ai bambini. Ci siamo separati naturalmente, come l'acqua dall'olio». Ed è tornata nel mondo che la reclamava, stregato dal suo alone di Supernova.

Con Antoine Arnault, Natalia ha ritirato dal mercato uno dei single più ambiti e ha cominciato la sua terza vita. Addio Londra, addio Mulino Bianco. Vacanze a Ibiza, a Bellagio. Istantanee d'amore. Antoine che le bacia il collo al Roland Garros - lei è ancora più luminosa vestita di giallo - la scorta al ballo della Rosa a Montecarlo, e tutti li odiano e li amano perché hanno troppo, sono troppo. Antoine che le organizza una festa a sorpresa per i suoi 31 anni, lo scorso febbraio.

Se poi la incontri, adolescenziale, senza trucco, l'eleganza sicura dei gesti come fosse nata principessa, ti parla delle sue giornate da top, filantropa e chioccia. La mattina si alza alle 6,45. Victor, cinque anni, sveglia Neva, di sette, e insieme svegliano Lucas Alexander, di 11, o il contrario. Colazione. Lei mangia uova, pane tostato, formaggio (a guardarla diresti che vive di rugiada), beve il caffè, si infila un abito di Ulyana Sergeenko, la sua stilista russa preferita, con o senza calze dipende dalla stagione, e poi di corsa a scuola. Alle 8,45 è in ufficio, in rue d'Anjou, e fa il punto con la sua équipe. Sente Mosca (il Comitato organizzatore dei Giochi olimpici invernali del 2014, a Sochi, l'ha scelta come ambasciatrice), sente Londra: c'è sempre un contratto, uno shooting, una cover. Studia francese, legge i giornali russi su Internet.

I suoi collaboratori sono russi e parlano russo, ci tiene alle sue radici. Alle 13 un pranzo leggero con gli amici, poi di nuovo al lavoro. Alle 17, bimbi da recuperare a scuola. Dopo giocano a Lego o Monopoli, oppure ci sono i corsi di tennis, basket, pittura, lingue. Alle 20 il "trio infernale": bagno, cena, storia da raccontare, nanna. E con il fidanzato adorante, che cosa fa? Vanno in giro per gallerie d'arte, mangiano tapas all'Atelier di Joël Robuchon, vedono spettacoli per bimbi.

Natalia non si ferma mai, è una piccola macchina da guerra. Passa da un servizio fotografico a un orfanotrofio russo, da una festa a una campagna per salvare le tigri siberiane. Studia Audrey, «la mia icona». Sogna - adesso può - di lavorare con Woody Allen. Che importa come andrà il film? Il prossimo "Love Ball" è già fissato per il 27 luglio a Montecarlo, bisogna far presto. Non è Cenerentola. Ha ragione quando ripete: ho lavorato duramente, la mia non è soltanto la storia della ragazza che sposa il principe, il successo non dipende tutto dalla fortuna. Ha energia. Ha tempo per molte altre vite ancora. Se proprio deve scegliere una fiaba, si sente più Alice. In un paese dove le meraviglie non finiscono mai.