Il racconto dei volontari di Save The Children del parto di una giovane donna in un piccolo villaggio del sud dell'Etiopia (Foto di Francesco Alesi per Save the Children)
Busso è un villaggio molto grande e vitale che s’inerpica sul fianco di una suggestiva vallata dell’area di Konso, nel Sud dell’Etiopia. Ha una storia millenaria alle spalle, alcune delle sue costruzioni sono lì da secoli. Le capanne tipiche della zona, con tetti in paglia e fango molto resistenti dalla forma conica, sono separate da muri in pietra e viottoli strettissimi dove riescono a passare in contemporanea persone con enormi carichi sul dorso, animali e foltissimi gruppi di bambini. La vita del villaggio scorre lenta e laboriosa, gli uomini lavorano il cotone o si incontrano negli spazi pubblici per prendere decisioni a favore di tutta la comunità, le donne lavorano nei campi, mietono il grano, producono le miscele utili alla loro alimentazione e si prendono cura della numerosissima prole.
In cima al villaggio, sulla collina, c’è il presidio sanitario di Save the Children, l’unico punto di riferimento per la salute delle centinaia di madri e di bambini dell’area. Il primo ospedale infatti si trova a Gidole, ad una distanza di 45km e dunque impossibile da raggiungere per la maggior parte delle donne, se non con mezzi privati. Al centro viene monitorata tutta la situazione materno-infantile dei villaggi adiacenti, attraverso mappe che attestano la presenza di donne incinte e quelle che hanno già partorito e che dunque necessitano cure post natali per sé e i bambini.
Fuori al presidio è un continuo viavai di donne incinte e neomamme. E all’interno della piccola struttura, in una stanza al sicuro, c’è Etagegn che a 21 anni si prepara a dare alla luce il suo primo figlio. È in travaglio, assistita dalle operatrici Save the Children che le massaggiano la pancia e l’aiutano nella respirazione per lenire i dolori delle doglie. Etagegn è piena di paure, l’esperienza della maternità si presenta ai suoi occhi come qualcosa di traumatico: sua madre durante il parto ha rischiato la vita 2 volte, e due dei suoi fratelli sono morti subito dopo la nascita. Episodi del genere sono accaduti di frequente anche alle sue amiche, è terrorizzata, ma la possibilità di partorire al presidio sanitario di Save the Children rappresenta per lei una gran consolazione. Avverte la vicinanza e la preparazione del personale specializzato, che sarebbe in grado di intervenire qualora ci fossero complicazioni durante il parto. Cammina per la stanza, cerca di respirare con calma e di seguire tutte le istruzioni ricevute dalle operatrici in attesa di sentire il primo vagito del suo bambino.
Nel frattempo, all’esterno, proseguono le normali attività: arrivano i vaccini per la mattinata seguente che sarà dedicata all’immunizzazione dei neonati, mamme si mettono in fila per ricevere farmaci retro virali contro la trasmissione dell’Hiv ai bambini che portano in grembo, e Kasseh, operatrice sanitaria di Save the Children poco più che ventenne e anche lei in dolce attesa, insegna alle future mamme come preparare bevande altamente nutrienti e dispensa numerosi preziosi consigli per prendersi cura della salute propria e dei bambini, come quello di lavarsi le mani di frequente per evitare di contrarre e trasmettere infezioni al feto.
All’interno del presidio sanitario le operatrici Save the Children verificano la dilatazione di Etagegn, le contrazioni sono sempre più frequenti e la donna sembra essere quasi pronta al parto. Cambia spesso posizione, finché decide di mettersi in ginocchio per facilitare la fuoriuscita del bambino. Al presidio dopo aver terminato il lavoro nei campi sono arrivate le amiche più care di Etagegn e suo marito, un ragazzo di 24 anni i cui occhi tradiscono altrettanta paura. Silenzioso su una panca aspetta di sapere finalmente che suo figlio è nato, che la sua donna sta bene. Il travaglio di Etagegn dura circa quattro ore, da pranzo fino alle 17:15, momento in cui nella stanza ormai buia e illuminata solo da una torcia di fortuna, il piccolo viene al mondo; le operatrici tagliano il cordone ombelicale cercando di assicurare il massimo delle condizioni igieniche alla mamma e al bambino. Pesa 3.2kg e i suoi vitali vagiti appena venuto alla luce testimoniano lo stato di salute buono del neonato. Suo padre raccoglie gli auguri e l’affetto della comunità presente, totalmente immobilizzato dall’emozione e accompagnato in questa esperienza dalla madre.
Dopo qualche giorno, insieme alla giovane operatrice sanitaria del centro facciamo visita a Etagnen e al suo bimbo nella loro capanna. Stanno benissimo, non è stato ancora scelto un nome per lui ma la data di nascita si, ferenji namatu late, “il giorno in cui c’erano i bianchi”. Kasseh si raccomanda di nutrirlo esclusivamente con latte materno per almeno sei mesi, condizione fondamentale per rafforzare le difese immunitarie di un neonato, di utilizzare sempre la zanzariera e di recarsi al presidio per l’intero ciclo di vaccinazione che inizia il giorno seguente.
Etagegn è tutta un sorriso, e munita di preziosi consigli e raccomandazioni è pronta alla vera impresa della sua vita che inizia ora, l’essere mamma.