Ti piace Alex?, chiede uno. Hai begli occhi ma sei grassa, scrive un altro. Hai mai avuto pensieri suicidi?, domanda un terzo. Tutto l'arco di emozioni, curiosità e drammi adolescenziali amplificati e messi in pubblico su Internet: ecco Ask.fm. Il nuovo social network più popolare del momento e al tempo stesso il più contestato. I suoi 70 milioni di utenti (dai 13 ai 18 anni, tipicamente) si scambiano domande e affermazioni qualsiasi protetti dall'anonimato. Le frasi citate prima sono esempi reali tratti da profili di teenager.
La seconda non è nemmeno la più terribile tra quelle che un'orda di coetanei ha mandato a Hannah Smith, di Lutterworth, un paesino di 8 mila abitanti in Inghilterra. Hannah aveva 14 anni quando si è suicidata il 2 agosto, dopo essere stata subissata di commenti offensivi su Ask.fm. I genitori non hanno dubbi che siano stati proprio questi a spingere l'adolescente oltre l'abisso, tanto che hanno chiesto alle autorità la chiusura del sito. E come loro migliaia di altre persone, con petizioni pubbliche: le cronache riportano altre sei suicidi di teenager, negli ultimi dodici mesi, nel Regno Unito, Irlanda e Nord America, in qualche modo collegabili a "persecuzioni" subite su Ask.fm.
Eppure sul sito c'è tutto il mondo dei teenager, nel bene e nel male. I primi amori, le amicizie del cuore, i conflitti con i genitori. I grandi dubbi e le eterne domande esistenziali. Già, gli adolescenti migrano da Facebook per andare su Ask.fm, dove non c'è rischio di trovare i propri genitori: di nuovo, finalmente un mondo tutto per sé. Gli adulti non conoscono Ask.fm e questa è la sua forza e il suo problema, al tempo stesso.
Ci sono soprattutto anche teenager tra gli 1,4 milioni di italiani che ogni mese si collegano al sito, secondo dati forniti dall'osservatorio Nielsen a "l'Espresso". Il 24 per cento ha meno di 18 anni. L'Italia è uno dei Paesi dove Ask.fm è più popolare, come negli Stati Uniti, Regno Unito, Brasile, Turchia, Russia, Germania, Polonia, Argentina e Francia, secondo quanto dichiarato dai due fondatori: i fratelli Mark e Ilija Terebin, due imprenditori di aziende innovative, in Lettonia. La sede è in una stradina di Riga, in un edificio distinto ma anonimo, circondato da aiuole incolte. Sembra una periferia degradata, con palazzi dai muri fatiscenti tappezzati da graffiti, ma è in centro, a un chilometro dalla Daugava, il fiume che arriva nel vicino mar Baltico.
È qui, lontano dai riflettori della californiana Silicon Valley, il cervello dell'azienda che ha catalizzato le opposte passioni di teeneger lontani migliaia di chilometri. Quando i due fratelli l'hanno lanciata, nel 2010, sono stati però oscuri natali. Il vero boom è avvenuto di recente, il sito cresce al ritmo di 200 mila utenti al giorno (solo a gennaio erano meno di 60 milioni quelli registrati). In Italia c'è stato un raddoppio negli ultimi sei mesi: gli utenti mensili erano 800 mila a gennaio e meno di 200 mila nel 2012, secondo i dati Nielsen. Numeri che il sito converte in contatti pubblicitari, su cui regge il proprio business, proprio come Facebook.
«La rapida crescita di Ask.fm richiama quella degli albori di altri social network di fama planetaria. I giovanissimi fanno da traino: in Italia e nel Regno Unito un utente su quattro ha meno di 18 anni, in Francia ben uno su due», spiega Ombretta Capodaglio, di Nielsen.
Un successo che si spiega ricordando i consigli del guru del marketing Martin Lindstrom, nel libro BrandChild (2003): «Per vendere prodotti a minorenni, bisogna entrare in profonda sintonia con le emozioni distintive della tarda infanzia e della adolescenza». È questo che fa, in fondo, Ask.fm: una piattaforma che dà sfogo e supporto, ma anche amplificazione, a quelle emozioni. La voglia di attenzione, di esprimere disagi o insicurezze riguardo a quello che altri pensano di loro.
Un meccanismo semplice, diretto, senza fronzoli. Ci si iscrive anche con un clic, usando i propri dati Facebook o Twitter. Possiamo poi mandare domande anonime e riceverne a/da qualsiasi altro utente Ask.fm.
Ask.fm è quindi diverso dagli altri siti di domanda risposta, come Yahoo Answers, Quora e Ask.com (che non c'entra con Ask.fm), «perché ha puntato tutto sull'intrattenimento, senza preoccuparsi di dare un servizio utile. Avere utenti anonimi da una parte ha permesso il decollo del pubblico, dall'altra favorisce l'utilizzo ludico del sito, per chiacchiere e svago», spiega il tecnologo Massimo Marchiori, matematico dell'Università di Padova e uno dei padri dell'algoritmo alla base di Google. «Ask.fm è avvantaggiato rispetto ai classici servizi di domanda e risposta, dove la parte di utilità è molto più problematica. Questi devono scontrarsi con un problema: è molto più difficile avere contenuti utili. È più facile raggiungere una massa critica di utenti anonimi che fa domande spensierate», continua Marchiori.
Per attirare i teenager, hanno sviluppato anche buone app per cellulari e hanno mantenuto una struttura del sito molto semplice, a differenza di Facebook.
«Il lato negativo è appunto la mancanza di freni che questo meccanismo comporta: un ambiente meno sicuro, peggiorato dal fatto che la sua popolazione è adolescente e quindi teoricamente esposta ad abusi», dice Marchiori.
Taylor Tompkins, dell'azienda di sicurezza informatica McAfee, non ha dubbi: «Consiglio di chiedere ai propri figli di cancellarsi da Ask.fm. Ci sono troppi lati oscuri. Se i vostri figli vogliono ricevere domande, c'è già un mezzo adatto. È chiamato telefono e ha funzionato per generazioni».
Ha qualche dubbio anche Vincenzo Cosenza, uno dei massimi esperti di social network in Italia: «Secondo dati Alexa, Ask.fm è il 17esimo sito più visitato in Italia. Era il 140esimo a gennaio. Ha avuto successo entrando a gamba tesa in una nicchia poco presidiata da altri siti, quella delle domande e delle risposte, sfruttando la discutibile tattica del consentire l'anonimato. Una tecnica che non penso sarà vincente nel lungo periodo perché contribuisce ad avvelenare l'ambiente sociale».
Ask.fm è figlio dell'ambivalenza tipica di Internet, ma portata ai massimi livelli, secondo Giovanni Boccia Artieri, sociologo esperto di digitale all'università di Urbino: «In Italia, su questo sito si è subito sviluppata una dinamica dell'anonimato in particolare tra compagni di scuola o nelle compagnie che sfiora il confine tra gioco e cyberbullismo. Da una parte», continua Artieri, «gli anticorpi al problema sono nello stesso ambiente Internet e gli adolescenti possono cavarsela fra loro, parteggiando gli uni per gli altri, prendendo le difese di chi viene ridicolizzato o alzando il tono della discussione, producendo una comunicazione che resta confinata on line (teen drama). Ma se abbiamo a che fare con qualcuno di più debole, che finisce per sentirsi e riconoscersi come vittima... ecco questa è la linea sottile che divide il gioco dal bullismo».
Ma non c'è solo la funzione ludica; il senso di siti come questo è difficile da circoscrivere visto che è fatto dalle azioni libere degli utenti. Senza coordinamento né direzione dall'alto. «I siti di domanda e risposta fanno parte di quel fenomeno che è nello spirito proprio di Internet: ribaltano i paradigmi classici della conoscenza. La traghettano da una dimensione verticale a una dimensione orizzontale, partecipata. Dove gli utenti che condividono linguaggi e interessi costruiscono insieme il sapere comune», dice Monica Fabris, sociologa fondatrice dell'istituto Episteme.
Allora come valorizzare il potenziale buono di questi siti tenendo a bada le derive pericolose? La soluzione potrebbe essere nella scuola, anche perché i gestori del sito si sono sempre lavati le mani dalle accuse di promuovere il cyberbullismo («Il nostro è solo uno strumento», ha detto Mark Terebin) e le normative per ora sono dalla loro parte.
«La scuola dovrebbe tematizzare in classe l'uso dei social network come questo, costruendo racconti in base all'esperienza dei ragazzi, testando la loro consapevolezza e creando la possibilità - per insegnanti e genitori - di essere interlocutori credibili in caso di bisogno», dice Artieri.
Il Dipartimento dell'Istruzione britannico sta pensando a un programma per educare gli studenti a un uso corretto dei social network. Per ora ha mandato a tutte le scuole una circolare da leggere in classe per mettere in guardia contro Ask.fm. In Italia non se ne parla ancora.