La città che per un decennio ha fatto da sfondo a 'Sex and the City' è in realtà uno dei luoghi al mondo più difficili per una donna che voglia cominciare una relazione. Lo dicono i sondaggi, i giornali Usa e persino i siti d'incontri. Dove le single si limitano a cercare 'fidanzati stagionali'. E se poi si è straniere, è pure peggio
“Perche’ ti sei trasferita a New York?”. “Per innamorarmi”. Non esiste al mondo fan della serie “Sex and the City” che non ricordi lo scambio di battute fra Carrie “cuore a pezzi” Bradshow e la sua futura personal assistant, Louise, in un bar della Grande Mela.
Mentre il mondo della giornalista cadeva a pezzi, dopo essere stata mollata sull’altare dal recidivo Mr Big, una donna le indicava “l’amore” come ragione fondamentale del cambio di vita che l’aveva portata nella città che non dorme mai. E se una città non dorme mai, ci sarà sempre qualcuno sveglio da incontrare e di cui innamorarsi perdutamente; colui che, poi, si inginocchierà, in una cornice perfetta, debitamente organizzata, per porgere l’anello (un diamante, mica cosette da bancarella) facendo la fatidica domanda capace di rendere tutte le donne, anche le amministratrici delegate tutte cellulare e lavoro, delle principesse dai cuori teneri che ti chiedono, non fedeltà, ma un immenso armadio per le scarpe in cambio di imperitura devozione.
Così deve aver pensato Louise e con lei tutte le “Louise” che a New York arrivano con l’illusione di diventare ricche, di successo ma soprattutto di trovare l’amore. Mai aspirazione fu più destinata, nella maggior parte dei casi, a un tristissimo fallimento. E non è colpa della serie televisiva che, anzi, in maniera candida e onesta, per una decina d’anni non ha fatto altro che raccontare che tortura sia sottoporsi a quello che gli americani chiamano il
dating, cioé il passare da un appuntamento all’altro alla ricerca dell’amore vero.
Tanto che nella serie Louise il suo agognato amore lo trova nella sua St. Louis (dove poi ritorna) durante una vacanza natalizia. Insomma, New York sarà pure la cità adatta ai sognatori, ai coraggiosi di cuore che vogliono tentare imprese impossibili e diventare grandi attori o miliardari a Wall Street, ma per i miracoli si sta ancora attrezzando. Tanto che un post di qualche settimana fa, apparso su
Craigslist, il famoso sito di annunci, ha attirato l’attenzione persino del Time per il suo contenuto, essendo un vero e proprio SOS lanciato da due ragazze per trovare il perfetto “fidanzato autunnale”: amante del baseball, della raccolta delle mele, delle coccole sul divano, sotto al plaid, e anche inserito in un bel gruppo di amici, così da poter passare in buona compagnia delle belle serate casalinghe, alle prime avvisaglie del gelo cittadino.
Le due ragazze hanno poi fatto sapere che l’annuncio era uno scherzo, lasciando però aperto uno spiraglio per le centinaia di candidati che si erano fatti avanti: “se troviamo quelli giusti, allora era una cosa seria”. Se la ricerca dell’anima gemella è difficile in generale, per le donne italiane che vivono all'estero diventa ancora più insidiosa per quel divario culturale che rende la già solitamente complicata decodificazione delle conversazioni fra i sessi, quasi del tutto impossibile.
Partiamo da un presupposto: a New York le donne single superano gli uomini di circa 150 mila unità e la città ospita la seconda comunità gay piu’ grande del paese. La “battaglia”, dunque, si preannuncia difficile. E se l’accento “esotico” e lo stile italiano sono elementi che attraggono rendendo spesso più semplice il primo approccio, i guai sono dietro l’angolo.
La situazione tipo con un americano è questa: si esce per un appuntamento, si chiacchiera, si chiacchiera, si chiacchiera e poi lui ti riaccompagna a casa e ti dice che vuole rivederti. Perfetto, pensi. Al mattino ti svegli e aspetti un messaggio, uno squillo, che so, un segno di vita, ma zero. Al quarto giorno ti stai rassegnando, al quinto pensi di iscriverti ad un sito di cuori solitari ed ecco che al settimo lui manda un messaggio con scritto “what’s up?” o, se è proprio in vena di romanticismo, aggiunge una frase sul tempo. Gli rispondi, lui risponde, tu rispondi pensando “cavolo ma quando fissa un appuntamento”, e lui scompare. Cosi, all’improvviso.
Dopo un paio di giorni risponde al tuo ultimo messaggio come fosse passato un minuto e dice finalmente che vuole rivederti “magari fra un paio di settimane, quando torno da…” Se c’è “passione” nel giro di tre mesi esci tre volte e quando lo racconti alle amiche americane loro rispondono entusiaste “he is into you” che tradotto significa che è interessato a te. Tu le guardi per capire se hanno problemi di alcolismo, ma loro sono sincere perché la norma è che dopo il primo appuntamento, lui scompaia cosi. E non vi aspettate nulla di romantico nemmeno dopo una notte insieme. Nove volte su dieci vi ignoreranno, ma mica per un fatto personale.
Ritengono del tutto irrilevanti certe “smancerie”. Ci sono poi le varianti “da brivido”, come quelli che non pagano il conto della cena e dividono tutto come se si fosse amici della quinta elementare; quelli che indossano calzini bianchi (con i pantaloni larghi e corti) e quelli che fra una chiacchiera e l’altra ti dicono che stanno provando a debellare l’infestazione di “bedbugs” (pulci da materasso) dal loro appartamento. E se, dopo tre mesi, tre appuntamenti, dieci messaggi e tre paia di pantaloni da incubo tu gli dici che le cose non funzionano, perché chiaramente non c’è passione, lui ti guarda annoiato e ti dice: “Come sei drammatica. D’altro canto sei italiana”.