Entrare nello sbarco in Normandia. Camminare tra i soldati e i tank che scendono dalle navi per dare l'assalto finale alla fortezza hitleriana. Finora film e videogiochi hanno cercato di visualizzare l'orrore e la tensione della battaglia che settanta anni esatti fa ha cambiato la storia. Dalla cruenta sequenza del massacro di Obama Beach girata da Steven Spielberg in “Salvate il soldato Ryan” fino ai compiaciuti combattimenti digitali di “Call of Duty”. Adesso c'è qualcosa di più: la possibilità unica di vivere parte del D-Day. Un esperienza in realtà virtuale, muovendosi in una ricostruzione perfetta e animata delle azioni alle spalle della prima linea.
Si può sedere ai comandi di uno degli alianti Waco, che prima dell'alba del 6 giugno 1944 lanciarono l'assalto alle spalle di Sainte-Mère-Église: planare nelle campagne normanne, tra le raffiche della contraerea e gli alberi da evitare. Non un giocattolo, ma un vero simulatore di volo che riproduce tutte le caratteristiche degli aerei di legno e tela che hanno fatto scendere i parà americani dietro i bunker tedeschi.
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C'è qualcosa di ancora più spettacolare, una visione a tratti onirica: come un viaggio nella macchina del tempo, indietro di settant'anni per piombare nel cuore pulsante dell'invasione più grande di sempre. Indossando gli occhiali 3D si entra nel colossale porto artificiale costruito nel golfo di Arromanches: quindici chilometri di moli, allineati assemblando tanti cassoni prefabbricati chiamati “balene” per un peso complessivo di 600 mila tonnellate. Accostati alle banchine si materializzano decine di mercantili Liberty che scaricano senza sosta carri armati, camion, cannoni, plotoni di fanti. Mitragliere e palloni frenati tengono lontana la Luftwaffe. Tutto in movimento, tutto vivo.
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Era un'opera sorta dal nulla in mezzo al mare, diventata operativa in meno di una settimana. In cinque mesi da quei pontili prefabbricati hanno preso terra due milioni e mezzo di uomini, mezzo milioni di veicoli e quattro tonnellate di rifornimenti. Ma del leggendario Mulberry B non è rimasto nulla.
Oggi c'è la possibilità di riviverla in modo interattivo, esplorando ogni prospettiva. Guardare dall'alto l'intero golfo con la distesa di moli e navi, scendere sulle passarelle affiancando il lavoro dei marinai, camminare accanto ai soldati che marciano verso lo battaglia o salire sulla torretta dei cingolati. O tuffarsi sottacqua, per esaminare le strutture dei pilastri e le chiglie della flotta.
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A concretizzare un sogno è stata la Dassault Systèmes, il colosso internazionale della progettazione attraverso realtà virtuale nato in Francia, con un'iniziativa che ha richiesto tre anni di lavoro. C'è stata una lunga ricerca archeologica sui fondali di Arromanches, per ritrovare i relitti dimenticati di pontoni, scafi e blindati: sono stati filmati, schedati, misurati. Poi la caccia è proseguita negli archivi britannici e statunitensi, per individuare i progetti originali degli alianti, dei mercantili e delle strutture tecniche. Fondamentale il contributo di Tim Beckett, figlio del maggiore Allan Beckett che escogitò le soluzioni tecniche utilizzate per costruire il porto artificiale. È stato lui, trattenendo a fatica la commozione, a presentare alla stampa a Parigi la rinascita del Mulberry riemerso dopo settant'anni grazie ai software più avanzati.
La Dassault Systèmes ha creato un team specializzato nel far rivivere la storia. Si sono già cimentati sul cantiere della piramide di Cheope, nella ricostruzione 3D dell'intera vallata di Giza ai tempi dei Faraoni assieme al Museo di Boston e all'università di Harvard. Portano avanti un ambizioso viaggio tridimensionale nella Parigi attraverso i secoli, dalle fondamenta di Notre Dame fino all'erezione della Torre Eiffel e dei padiglioni dell'Esposizione universale del 1889.
Sono esperimenti ingegneristici, in cui si cerca risposta concreta a dubbi e questioni che vengono dal passato. Per farne tesoro. Il team infatti si chiama Passion for Innovation: scava nel tempo per creare innovazione. C'è la volontà di “salvaguardare un patrimonio ingegneristico che sta venendo cancellato” e di “fornire nuovi strumenti agli storici e agli ingegneri per le loro ricerche”. Ma la lezione di questi francesi, tanto visionari quanto tecnologici, va oltre: investono in cultura, considerata la risorsa più importante anche per chi progetta il futuro. La risurrezione del porto di Arromanches non è solo un tributo agli eroi del D-Day che hanno liberato l'Europa ma anche un giacimento di informazioni su un capolavoro, creato in tempi ridotti e con risorse limitate, installato in condizioni estreme e gestito in modo esemplare: una lezione, anche per chi disegna con la realtà virtuale i prototipi degli aerei, delle auto e delle fabbriche di domani. È nella storia, nell'archeologia, nei monumenti che traggono la linfa per inventare software più evoluti. In Francia tutto questo accade già; in Italia, quando riusciremo a capirlo?