Tra consumismo sessuale e svantaggi sul lavoro la parità è ancora un miraggio

L'emancipazione individuale ha portato poche donne a posizioni di potere, lasciando a molte altre sottopagate gli ingrati compiti di cura. Mentre la Rete e il mercato globale delle relazioni usa e getta le danneggiano, favorendo la supremazia degli uomini

Dove vediamo libertà si nascondono nuovi recinti. Dove festeggiamo traguardi del femminismo - carriere di successo, relazioni aperte - stiamo lasciando costruire nuove disuguaglianze. Sociali, emotive, economiche. È quello che sostengono alcune pensatrici agguerrite. C’è chi porta alla sbarra ?il capitalismo, che sull’altare dell’emancipazione individuale avrebbe portato (poche) donne a posizioni di potere lasciando a (molte) sottopagate altre gli ingrati compiti di cura. Chi guarda al mercato globale delle relazioni usa e getta. Chi si chiede se la Rete ci abbia resi pari oppure no. Ecco il breviario delle idee incontrate da “l’Espresso”.

RI-PRODUZIONE. Due signore alla guida di istituzioni finanziarie d’importanza globale: Janet Yellen alla Fed, Christine Lagarde al Fondo monetario internazionale. La fine dei “tetti di cristallo”? «Alcuni sono stati sfondati. Ma io vedo soprattutto più donne sfruttate», commenta Nancy Fraser, professore di filosofia alla New School di New York, tra ?i titani del pensiero femminista: «Celebrando le loro carriere, donne come Sheryl Sandberg - direttore operativo di Facebook e autrice del bestseller “Lean-in” - dimenticano chi c’è dietro: schiere di lavoratrici, soprattutto straniere, precarie e sottopagate, cui sono stati “appaltati” i compiti di cura che loro ?non hanno tempo di seguire».

Nonostante quei compiti siano forse oggi distribuiti più per censo che per genere (li svolgono sì precari o immigrati, ma sia maschi che femmine), per Fraser il problema è alle fondamenta: «Finché non spezzeremo l’idea che c’è un lavoro pagato bene, considerato produttivo, e un altro tipo di lavoro di “riproduzione sociale” - l’educazione, ?la cura, lo sviluppo umano, la stessa procreazione - che ?viene invece pagato poco o nulla, dentro cui sono arruolate ?in massima parte le donne, non avremo parità». Solo una parità apparente: a beneficio di poche e inganno di molte.

E a proposito di inganni: i big della Silicon Valley offrono di pagare alle dirigenti il congelamento degli ovuli, idea che piace anche in Italia. Femminista? «Al contrario: si vuole che le donne si adattino a un ecosistema maschile, senza metterne in discussione l’insostenibilità». Partendo da osservazioni simili, l’economista Victoria Bateman arriva a conclusioni opposte: che solo con il principio primo del capitalismo, la libertà d’azione individuale - se veramente garantita anche alle donne - si potrebbe arrivare alla parità di genere. Non universale, certo, ma promessa a chi si sforza di emergere.

CONSUMIAMOCI. Dalla parte opposta dello spettro economico, quella del suo motore - il consumo - arriva la riflessione di Eva Illouz, professore di sociologia all’università ebraica di Gerusalemme. «Le cornici morali di amore e matrimonio, rimosse dalla rivoluzione sessuale, sono state sostituite da nuove basi», spiega a “l’Espresso”: «La cultura consumistica si è appropriata della definizione di femminilità e mascolinità. ?La sessualità oggi è il cuore stesso del consumo: i corpi sono valutati per quanto sono sexy, in forma, attraenti. Ma questo ?non è naturale: è il prodotto di una colossale industria del corpo che raccoglie moda, cosmetica, fitness, chirurgia estetica, ?e va a braccetto coi modelli di Hollywood».

Perché investiamo su questo corpo modellato dalle pubblicità? Per competere in un mercato globale di relazioni. «Su reti come Tinder - l’applicazione che permette di “sfogliare” persone vicine per un appuntamento volante - uomini e donne si cercano per un episodio di sesso. ?Si consumano». Partendo da una foto. Anche in questo ?si crea una nuova disuguaglianza, sostiene la sociologa. ?Una “disuguaglianza emotiva”: «Gli uomini cercano su Tinder occasioni per ampliare la loro lista di incontri. Le donne l’inizio di relazioni a lungo termine», sostiene Illouz, che ?si fa subito scudo da possibili contestazioni: «So che ?apparirà un commento conservatore, ma è ciò che osservo ?da sociologa. C’è anche un fatto quantitativo che favorisce ?gli uomini: possono permettersi di pescare da un bacino ?più ampio di età».

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