Mentre il padrone è ancora avvolto nelle ragnatele del sonno, tutte le mattine, in un rituale meticolosamente concordato, con il grembiule inamidato e la cuffietta di pizzo e con l’armamentario di stracci e spazzoloni, la cameriera entra nella camera da letto. Deve svolgere il proprio compito seguendo un particolareggiato protocollo imposto dall’adamantino padrone per il quale la perfezione è l’unico obiettivo degno di essere raggiunto. Ma la perfezione, come ciascun sa, è sfuggente.
Ogni giorno, inesorabilmente, la cameriera commette qualche errore. E, anche quando le sembra di aver raggiunto l’eccellenza, lui riesce a trovare inesistenti manchevolezze. Una volta perché è in ritardo di qualche secondo, un’altra perché il pavimento non è abbastanza lucente, ieri perché gli asciugamani in bagno erano leggermente umidi, oggi perché è rimasto un velo di polvere sui vetri: ogni giorno la cameriera merita la giusta punizione.

L’arabesco dell’eros disegna curve infinite. Preda e predatore recitano il transfert edipico incestuoso in un palcoscenico fisso e claustrofobico. La cameriera compare dal nulla nel non luogo della perversione e scompare nel nulla. Della sua vita non si conosce nulla. Niente si sa nemmeno di quella del padrone inchiodato alla scena come la sua vittima. Del mondo esterno nessuna traccia.
Giorno dopo giorno “i lividi si incrociano sul deretano infiammato come rami contro le nuvole rosa dell’aurora”, pagina dopo pagina le natiche si serrano involontariamente, sobbalzano, vibrano, mentre sotto i colpi la cameriera con voce flebile ogni volta ringrazia palpitante il padrone. A lui queste punizioni non piacciono, ma punirla è necessario perché se fallisce lei ha fallito anche lui. La liturgia è compiuta, l’intreccio è reciproco ed evidente.
La colonna sonora è il ritmico picchiettare del nerbo nella mano di lui e il battito del cuore di lei. Al gioco di specchi serva-padrone ci sarà mai fine? Mai sottovalutare la servitù. Soprattutto quella palpitante.
Montagne di pagine, e decine di sfumature di rosso, di nero e di grigio della E. L. James vengono seppellite dalla raffinata geometria erotica delle settanta pagine di “Sculacciando una cameriera”, che dell’intreccio perverso del sadomasochismo offre un ironico e metaforico compendio. Una favola hot provocatoria e ossessiva sull’eros e sulla valenza metaforica della dinamica servo padrone dove il ribaltamento è d’obbligo.
Da Achille e Briseide nell’Eneide a Laura Antonelli in Malizia, cinema e letteratura hanno avuto molto a cuore, e in molte altre parti del corpo, l’eros ancillare. Da Strauss-Kahn a Beckam, passando per Schwarzenegger, la cronaca ne ha fatto un topos ossessivo. La trappola erotica della dinamica serva-padrone ha conosciuto i suoi ribaltamenti. L’amante di Lady Chatterley era un guardiacaccia, quello della regina Vittoria un cameriere, pare persino sposato, seppure in segreto. Maupassant contrasse la sifilide con una cameriera e Leonardo nacque dall’amore ancillare tra un notaio e una cameriera. La cameriera di casa Marx con l’autore de “Il Capitale” ebbe un bambino che, per evitare scandali, fu riconosciuto da Engels. 50 sfumature di comunismo.