Teatro e censura

Sfumature di bavaglio, spettacoli sotto tiro

di Sergio Trombetta   16 dicembre 2016

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Dal Terni Festival a Santarcangelo, negli ultimi anni molti eventi sono stati materia di uno scontro politico e ideologico sempre più radicalizzato. Da un lato festival e rassegne che osano, dall'altro cattolici integralisti, leghisti, ma anche media, che insorgono

Oggi a nessun funzionario pubblico verrebbe in mente di bloccare uno spettacolo che parla esplicitamente di corpo e di sessualità. Sono davvero lontani gli anni in cui era lo Stato con la sua censura a intervenire. Sospendendo in nome del “buon costume”, per esempio, “L’Arialda” di Giovanni Testori e Luchino Visconti dove in scena compariva un omosessuale molto effeminato.

Era il 1960, altri tempi. Negli ultimi anni, tuttavia, diverse rappresentazioni teatrali sono state occasione per uno scontro sempre più politico e radicalizzato: da una parte festival e rassegne che osano, dall’altra cattolici integralisti, leghisti, ma anche media, che insorgono. Manifestazioni di protesta preventive, reazioni scandalizzate dopo il debutto. Raramente si arriva a cancellare uno spettacolo come è successo nel maggio scorso a Padova, dove i Salesiani, che gestiscono un teatro, hanno annullato “Gesù aveva la erre moscia” dell’attrice e regista Giorgia Gigia Mazzucato. Temevano, dal titolo, che avesse ?un contenuto blasfemo. Con conseguenti accuse contro il “Veneto bigotto” sui social.

SESSO IN SCENA E PIPÌ IN PIAZZA

Il caso più eclatante, però, risale a fine settembre, al Terni Festival. Qui ad alzare le barricate è stato il blog teatrale del “Fatto quotidiano” che ha parlato di “Porno a teatro” per lo spettacolo “Schönheitsabend”, dove una danzatrice indossa una cintura munita ?di fallo in lattice e sodomizza in pubblico un danzatore: «Un rapporto anale continuo e prolungato», spiega il critico teatrale Tommaso Chimenti.

Gli organizzatori han risposto sul giornale on line “Teatroecritica” che qui si trattava di aggiornare «una inversione dei ruoli di genere ?e di un generale uso sovversivo dell’immaginario sessuale». Si erano ispirati, per attualizzarle, ?a coppie artistiche come Alexander Sacharoff e Clotilde von Derp, Vaclav Nijinsky e Ida Rubinstein o Anita Berber e Sebastian Droste, cioè icone ?della cultura gay e lesbica del primo Novecento.

Le cose non vanno meglio se il performer fa pipì ?in piazza come è capitato nell’estate del 2015 ?al Festival Santarcangelo di Romagna quando “Libero” ha titolato “Va in piazza la cultura Pd. Show da 750 mila euro con un nudista che urina”.

Poco importa in questo caso che la scena incriminata (si vedeva lo zampillo, ma l’organo responsabile era coperto dalle mani) fosse al termine di un assolo-antologia ?di un secolo di danza, dai Ballet Russes a Jérôme Bel, che volesse essere una citazione ?di “Fountain”, (il famoso ready-made di Marcel Duchamp a forma di orinatoio) e che l’autore, Tino Sehgal, fosse Leone d’oro alla carriera per la danza alla Biennale ?di Venezia. Anche qui sui social si è scatenato l’inferno, nonostante l’intervento ?articolato e pacato di Silvia Bottiroli, direttrice del Festival.

CENSURA PREVENTIVA

Ma c’è anche la censura preventiva. Quella che ha colpito l’artista catalana Angelica Liddel quando a fine agosto del 2015, ancor prima del debutto di “Prima Lettera ?di San Paolo ai Corinzi” all’Olimpico di Vicenza, in una intervista a “Repubblica” parlava ?di una masturbazione con il Crocifisso. Sono subito scesi in campo Matteo Salvini, Francesco Storace, Forza Nuova.

Tre anni prima, inoltre, i cattolici conservatori non aspettarono la prima milanese ?al Teatro Franco Parenti di “Sul concetto del volto di Dio” di Romeo Castellucci. ?Sull’onda delle proteste animate dai confratelli francesi davanti al parigino Théâtre ?de la Ville, gli integralisti meneghini, con immagini religiose, rosari e striscioni, manifestarono in preghiera davanti al Parenti.

Stesse immagini sacre e rosari nel 2007 all’esterno dell’Arsenale di Venezia contro “Messiah Game” del tedesco Felix Ruckert che per la Biennale danza annunciava ?una (peraltro molto noiosa) rilettura della passione di Cristo in chiave sadomaso. ?Anatemi del Patriarca di Venezia, leghisti in protesta alla conferenza stampa, richieste ?di sospendere lo spettacolo non accolte dalla Biennale.