Parla il ricercatore Valter Longo, che da anni si occupa del rapporto tra salute e nutrizione. Nel suo nuovo libro 'La dieta della Longevità' spiega come gli alimenti possono diventare i migliori alleati per vivere più a lungo. Con  una regola aurea: poche proteine animali, molti legumi. E una dritta: "Mangiate come i vostri antenati"

L’elisir di lunga vita proposto da Valter Longo ha il gusto familiare di una zuppa di verdura o di una barretta di noci e mandorle. Che nascondono però anni di ricerche, per imparare a usare a nostro vantaggio strumenti come l’alimentazione e il digiuno, semplici quanto trascurati dalla medicina. Si chiama Dieta della Longevità, la proposta di questo ricercatore genovese di nascita ma californiano di adozione che è arrivato ragazzo negli Stati Uniti per studiare musica e ha finito per appassionarsi alla biochimica: ed è anche il titolo del saggio - edito da Vallardi, in libreria a metà settembre - che L’Espresso presenta in anteprima.

L’idea è di ingannare l’organismo grazie alla Dieta Mima Digiuno, un regime da 800/1000 calorie da seguire per cinque giorni ogni tre mesi, per ottenere i vantaggi del digiuno senza gli effetti avversi. Che Longo conosce bene, avendo lavorato con Roy Walford, il padre degli studi sulla restrizione calorica, “che forse è morto anche per le conseguenze sulla salute di una dieta troppo ristretta”, avverte il ricercatore: mangiare troppo poco non è gestibile né dl punto di vista sociale né da quello della salute, perché può compromettere il funzionamento del sistema immunitario.

“Cinque giorni di Dieta Mima Digiuno, invece, possono rigenerare l’organismo a livello cellulare e dei tessuti, agendo sul sistema immunitario e sulle cellule staminali e consentendoci di rimanere giovani più a lungo”, spiega Longo. Un obiettivo ambizioso? Forse ma, precisa il ricercatore, “se due individui di quarant'anni possono fare un bambino, vuol dire che il nostro organismo contiene le informazioni per generare un nuovo sistema: perché non dovrebbe essere possibile innescare un programma simile anche in un adulto?“.
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La Dieta Mima Digiuno ha un apporto calorico accettabile: comporta qualche sforzo, qualche mal di testa, ma in genere si può seguire continuando a lavorare. Si perde soprattutto grasso viscerale, perché l’organismo risponde alla deprivazione di cibo sfruttando le proprie risorse. “Inevitabilmente si perdono anche acqua e un po’ di massa muscolare, che si recuperano senza problemi nei giorni successivi: l’importante è farsi seguire da un esperto”, avverte Longo.

Il fai da te è proibito: “Stiamo già formando anche in Italia dei nutrizionisti preparati, e il libro è pensato per fornire ai medici le giuste informazioni per prescrivere la dieta“, ricorda il ricercatore. “Un regime alimentare ha effetti più potenti di un cocktail di farmaci, e se mal gestito può fare danni, oltre ad essere incompatibile con alcune patologie o per chi segue terapie”. Anche per questo Longo ha creato una società, la L-Nutra - i cui guadagni sono investiti in ricerca tramite la fondazione Create Cures, cui vanno anche i proventi della vendita del libro - che fornisce pasti preconfezionati, zuppe, barrette e integratori a base di verdure e semi oleosi, disponibili da settembre anche in Italia: "È stato il National Cancer Institute a finanziare studi per proporre alimenti clinicamente testati e bilanciati, ma semplici da usare”, spiega Longo. Che si divide oggi tra l’University of Southern California, dove dirige un istituto dedicato all’invecchiamento, e l’Istituto di Oncologia Molecolare IFOM di Milano, che dal 2014 gli ha affidato il laboratorio su Longevità e cancro, per valutare come le sue diete possano aiutare i pazienti in terapia.

Quarantotto anni portati benissimo, Longo è un perfetto testimonial dell’efficacia di uno stile di vita che gli permette - confessa con un pizzico di vanità - di eseguire flessioni e addominali come quando diciannovenne si arruolò nell’esercito americano per pagarsi la retta del college. E infatti la Mima Digiuno è solo un tassello di un regime alimentare - la dieta della Longevità - che nasce dalle sue esperienze, scientifiche e non. Dalle ricette tradizionali di Molochio, il paesino calabrese di cui Longo è originario - come la pasta con la vaianeia, i fagioli verdi in baccello, “poca pasta e tante verdure e legumi” - all’esperienza sotto le armi che l’ha fatto ingrassare con una dieta ricca di carne e farinacei, ma gli ha spiegato cosa fosse la dipendenza da zuccheri , ”visto che la Coca Cola era un premio riservato a chi arrivava al top dell’addestramento”.

Il risultato è una dieta vegana, a basso contenuto di proteine e con aggiunta di pesce, da seguire ogni giorno, “anche se qualche strappo è lecito”. Ispirata alla tradizione mediterranea: “Ma dieta mediterranea significa tutto e niente”, spiega Longo, che ha studiato anche la dieta dei superlongevi di Okinawa e le mutazioni genetiche di una popolazione ecuadoregna immune ai danni di una pessima alimentazione. “La novità è che oggi abbiamo strumenti per analizzare i diversi elementi delle diete della longevità, basandoci su epidemiologia, studi clinici e studio dei centenari: per individuarne i denominatori comuni, evitando squilibri che creano più danni che vantaggi”.

In questo caso l’obiettivo è ridurre le proteine, soprattutto animali, abbondando in grassi vegetali come olio di oliva e noci. Almeno fino a una certa età: “Dopo i 65 anni la dieta deve essere più ricca e più varia, perché l’organismo è meno efficiente, e minore il rischio legato al consumo di alimenti proteici come il formaggio”, spiega Longo che aggiunge alla dieta degli anziani uova e latticini, meglio se di pecora o capra.

“In generale consiglio di scegliere, tra i cibi permessi, quelli che mangiavano i nostri antenati”, precisa, “sono i più appropriati per il nostro genotipo, e così si minimizzano intolleranze e potenzialmente anche malattie autoimmuni”. La Dieta della Longevità per chi deve perdere peso prevede di mangiare tre volte al giorno - due pasti completi e uno spuntino, distribuiti nell’arco di dodici ore - e soprattutto di fare attività fisica: “È vero che in Italia siamo molto longevi, ma siamo anche tra i più malati, perché facciamo una vita sedentaria”, ricorda Longo. Che si divide tra il laboratorio e il lavoro a contatto con medici e pazienti: “Stiamo lavorando su studi che confermano l’efficacia di queste intuizioni, su modelli animali e con le prime sperimentazioni cliniche che coinvolgono vari ospedali tra cui il San Martino di Genova”, spiega.

Ma il cancro è solo uno dei bersagli: “Stanno partendo studi su diabete e sclerosi multipla, ma l’obiettivo primario”, precisa Longo, “è intervenire sui processi di invecchiamento”. Con un paradigma nuovo: “Farmaci come le statine, per esempio, intervengono sul colesterolo ma ci sono studi che dimostrano come assumendoli non si viva più a lungo: se un motore si surriscalda è meglio aggiungere liquido di raffreddamento, o capire cosa c’è che non va e fare sì che si logori più lentamente, o ancor meglio attivare meccanismi di autoriparazione?” Una rivoluzione che la comunità scientifica comincia a guardare con interesse: “dieci anni fa c’era molto scetticismo, ora le cose stanno cambiando”, racconta Longo, “stiamo lavorando a una collaborazione con la Mayo Clinic, gli NIH e l’FDA si interessano alle nostre ricerche: si sono resi conto che tra dieci anni diete come queste saranno uno strumento in più a disposizione dei medici”.