La neuroscienziata Astolfi: "La professione di facilitatore visuale? Anche l'uomo primitivo imparava così. Assecondare questa modalità è senza dubbio vantaggioso"
Mentre il facilitatore visuale disegna, e il conferenziere sbircia i suoi ghirigori per controllare come ha sintetizzato il suo discorso, nel cervello del pubblico cosa accade? «L’apprendimento multisensoriale è un meccanismo ancestrale, è così che ci siamo evoluti», sostiene
Laura Astolfi, neuroscienziata e docente di Bioingegneria alla Sapienza di Roma. «L’uomo delle caverne imparava vedendo, ascoltando, toccando e facendo. Infatti anche la cinestesia, la percezione del movimento del proprio corpo, è stato un potente strumento evolutivo prelinguistico. E noi, nonostante tutto, funzioniamo ancora allo stesso modo. Assecondare la modalità di apprendimento naturale è senza dubbio vantaggioso». Stimolare le emozioni della platea con una narrazione visiva in diretta aiuta a memorizzare? «Il legame tra emozioni e memoria è fortissimo. Il cervello seleziona continuamente gli stimoli, positivi e negativi, e decide se ricordare o dimenticare. L’emozione filtra ed etichetta, e le etichette servono a decidere cosa conservare e cosa no». Efficace perché multisensoriale e prezioso per la sua sintesi emotiva, del facilitatore visuale non potremo più fare a meno. Finiremo per noleggiarlo non solo per i convegni, ma per i meeting politici, le riunioni di condominio e persino per le litigate con gli ex? «Chissà. Ma ricordiamoci che lo sforzo di cogliere il centro di un discorso è proprio il ruolo di chi ascolta. A una lezione universitaria o a un convegno, sintetizzare, magari prendendo appunti, è il compito della platea. Si impara guardando, ascoltando e soprattutto facendo, come ha intuito Maria Montessori più di un secolo fa. Il lavoro del visual facilitator rischia di impigrire il pubblico e di sottrargli quel fare in prima persona che è una parte fondamentale dell’apprendimento». Con il visual facilitator si rischia di impigrirsi ma si finisce per memorizzare meglio e imparare di più. «Chi impara più di tutti è il facilitatore», sottolinea la Astolfi. Speriamo che il cliente non se ne accorga…