L'intellettuale si è spento all'età di 84 anni dopo una vita dedicata allo studio e un'esperienza come ministro dell'Istruzione. Ma il suo contributo alla cultura resterà per sempre

È morto Tullio de Mauro. Aveva 84 anni, alle spalle una carriera unica di “linguista militante” costruita con un impegno costante e continuo. Ancora oggi, la sua rubrica dedicata alla scuola su Internazionale era un appuntamento obbligato non solo per i lettori ma anche per tutti gli addetti ai lavori del settore.

Ho telefonato tante volte a De Mauro per chiedergli interviste su questo o quell’argomento legato alla scuola, all’istruzione, alla lingua italiana. Era sempre disponibile. Solo l’ultima volta mi ha detto no: «No, della “Buona Scuola” non voglio parlare. Ci sono così tante cose che non vanno in questa "de-forma” che mi ci vorrebbe un articolo intero, e anche molto lungo, per parlarne bene».

Della scuola De Mauro si era occupato anche come ministro: è stato il responsabile di quella che si chiamava ancora, giustamente, “pubblica" istruzione per poco più di un anno, tra il 2000 e il 2001, nel governo di Giuliano Amato. Le sue biografie elencano incarichi accademici e politici, come professore di Linguistica generale e presidente della Società di Linguistica e di quella di Flosofia del linguaggio.

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Il suo arrivo come presidente della Fondazione Bellonci, nel 2007, ha segnato la graduale rinascita del Premio Strega, che da allora è diventato ogni anno un po’ meno controllabile dai grandi gruppi editoriali e più aperto ai giovani lettori e alle piccole case editrici.

Il suo impegno intellettuale e politico ha incrociato in molte occasioni la strada dell’Espresso: negli anni Ottanta ha tenuto una rubrica dedicata prima alla scuola, poi al linguaggio. La rubrica l’ha ripresa nel 2006 su “Internazionale”, settimanale fondato e diretto da suo figlio Giovanni. Anche suo fratello maggiore, Mauro, era giornalista: cronista dell’Ora di Palermo, fu rapito e ucciso dalla mafia nel 1970 in circostanze mai chiarite.

La bibliografia di De Mauro è lunghissima: dalla “Storia linguistica dell’Italia Unita”, pubblicata nella prima versione nel 1963 e aggiornata fino al 2014, fino a “In Europa son già 103. Troppe lingue per una democrazia?” (Laterza), da “Parlare italiano” a “Parole di giorni un po’ meno lontani”. Ma ha influenzato la linguistica italiana anche attraverso una fondamentale traduzione: quella del corso di linguistica generale di Ferdinand de Saussure, che ormai esce anche in edizione francese con l’apparato di note di De Mauro. Per la Utet ha diretto il Grande dizionario italiano dell’Uso, per Garzanti il Dizionario etimologico, per Paravia il Dizionario illustrato. E da Laterza ha pubblicato un Dizionarietto di parole del futuro. Un futuro che continuerà a parlare molto di lui, e a utilizzare le sue parole e i suoi pensieri.