Disinibita come sempre. E, in alcune storie, per la prima volta non è in bianco e nero. L’eroina di Crepax, icona del fumetto mondiale, torna in una collana da non perdere. Con L’Espresso

Guido Crepax appartiene, con Hugo Pratt e Dino Battaglia, alla trinità su cui è fondato il fumetto d’autore italiano. Crepax (1933-2003) è stato il primo però ad uscire dalla gabbia della sequenza regolare di vignette, sperimentando le possibilità offerte dalla scomposizione della tavola in immagini di taglio e formato differente, dando così un ritmo “cinematografico” alle sue storie. Nel 1965 Crepax dà vita a Valentina: la prima vera eroina del nostro fumetto. Le vicende della fotografa milanese sono intrise di un erotismo algido e raffinato e superano di un balzo le ingenue provocazioni della fantascientifica Barbarella, nata solo poco tempo prima (nel 1962), per mano del francese Jean-Claude Forest.

I 20 volumi che dal 15 marzo L’Espresso dedica a questa icona del fumetto mondiale permettono di rileggere Valentina in una nuova veste grafica - arricchita del colore in una delle storie che compongono ciascun volume - e saranno una felice scoperta per chi del personaggio conosce solo la deludente serie tv del 1989, dove Valentina è snaturata dall’interpretazione di Demetra Hampton.

Ma andiamo per ordine: laureato in architettura Crepax comincia l’attività di illustratore nel 1953. All’inizio realizza copertine di dischi, fino a quando, nel maggio 1965, pubblica sul secondo numero del mensile “Linus” “La curva di Lesmo”, dove appaiono il critico d’arte Philip Rembrandt e la fotografa Valentina Rosselli. “Lesmo” ha per protagonista il bizzarro supereroe Rembrandt che, oltre a essere critico d’arte, è il misterioso Neutron, dotato del potere di paralizzare con lo sguardo uomini, animali e persino automobili (non a caso il titolo della storia fa riferimento alla famosa curva dell’autodromo di Monza). Valentina potrebbe essere solo il fugace interludio sentimentale nel viaggio in Italia di Neutron, ma ha tanta forza e carattere da rubargli (oltre al cuore) anche la scena, trasformando questo anomalo fumetto noir/superomistico nel più interessante laboratorio sperimentale sul linguaggio dei comics dell’epoca.

In breve i superpoteri di Philip lasciano il passo all’intrepida fanciulla, che diventa personaggio-simbolo dell’autore e interpreta al meglio le istanze di liberazione sessuale di quegli anni: approda anche al cinema con “Baba Yaga”, girato nel 1973 da Corrado Farina (già regista di un documentario su Crepax), dove Valentina è interpretata da Isabelle De Funès. Intanto il cartoonist dimostra come le vignette possano essere plasmate e deformate in un serrato montaggio, dove alterna alle inquadrature tradizionali i primissimi piani degli sguardi tra protagonisti, o dettagli di particolari casalinghi: disegna persino i titoli dei libri negli scaffali di una libreria, si sofferma sugli intarsi di una poltrona, o sui decori di un letto.
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Ma non è stata solo grafica la rivoluzione di Valentina: «Da ragazzo mi dava fastidio che i personaggi dei fumetti non invecchiassero mai, allora ho fatto una donna che invecchia», ha spiegato l’autore. Così Valentina Rosselli è dotata di una carta d’identità, dove è scritto che nasce il 25 dicembre 1942 (“ruba” così la data di nascita di Luisa, moglie di Guido Crepax). Quando la incontriamo la prima volta è una disinibita ragazza milanese che non ha ancora compiuto ventitré anni e, nel corso del tempo il personaggio cresce insieme all’autore e ai suoi sempre più affezionati lettori fino a quando, come dichiara Crepax, «è diventata vecchia, le ho fatto nascere un figlio, ma anche il figlio è cresciuto, così l’ho lasciata stare». Nel trentennio in cui Crepax racconta sogni, amori, turbamenti erotici e incubi di Valentina, il personaggio è la seducente cartina di tornasole dei mutamenti nel costume della società italiana, superando i luoghi comuni del perbenismo e con una forte coscienza politica che la rende ancora oggi attualissima: ogni volta che è necessario, infatti, dimostra di essere fieramente antifascista, senza se e senza ma.

«Crepax è stato il primo che si è rivolto non a un pubblico di bambini, o ragazzini, ma dagli adolescenti in avanti. Il suo è stato un discorso-prova, fatto a suo rischio. Ha rischiato, ma così ha anche trovato la possibilità di raggiungere un pubblico che gli ha risposto bene. Siamo diversi, ma tutti e due abbiamo trovato una nostra maniera di raccontare»: sono parole del collega Hugo Pratt, creatore di Corto Maltese, icona fumettistica di maschio che si tiene lontano dai cliché dell’avventura, tanto quanto Valentina è una ragazza/donna/madre antitetica alle “damigelle in pericolo” del fumetto avventuroso, come alle romantiche fanciulle in trepida attesa del loro principe azzurro.

Crepax, accanito cinefilo e ammiratore di Louise Brooks (con cui tenne un’intensa corrispondenza epistolare), ha modellato Valentina proprio sull’attrice del muto. E, nella classica osmosi tra creatore e personaggio, in un episodio dedicato all’infanzia di Valentina fa raccontare alla sua eroina di aver adottato quel celebre taglio di capelli già alla fine dell’adolescenza, ispirandosi alla Louise Brooks di “Lulu - Il vaso di Pandora”, cioè proprio al film del 1929 di Georg Wilhelm Pabst che aveva suggerito a Crepax l’aspetto del suo personaggio.