Il Collegio è un triste vivaio di minorenni a cui attingere per alimentare i reality

Serviva linfa giovane all’inutile mondo televisivo. Ci ha pensato Rai Due con i ragazzini. Una sorta di Piccolo Fratello dove allevare nuovi ottusangoli

Era il 14 settembre del 2000 quando per la prima volta si aprirono le porte della casa del Grande Fratello. Dieci persone comuni, spiate ventiquattr’ore su ventiquattro per la bellezza di novantanove giorni consecutivi catturarono l’attenzione di 16 milioni di telespettatori, incollati a guardare l’inutile quotidiano dei concorrenti, che mangiavano, tiravano fuori pensierini e credevano che il fuori e il domani sarebbero stati un trionfo luminoso.

In realtà, a parte il destino infame di Pietro Taricone e quello stellato di Rocco Casalino, gli altri sono tornati nell’ombra, tra pizze, matrimoni e seratine; ma in quel momento rivoluzionario, proprio in quell’attimo in cui venne partorito il reality show ci credevano non solo i concorrenti, ma tutti coloro che avrebbero pagato oro per vestire quei panni che venivano mostrati e commentati da tutti nei minimi dettagli.

Praticamente come accade oggi sui social, che i più utilizzano come una telecamera dedicata per poter condividere piatti e trastulli personalissimi, sentendosi piccole star della loro bolla e gioendo tronfi d’orgoglio per una manciata di like.

Detta così sembra un’insieme di storie tristi. In realtà rischia di esserlo ancora di più.

Perché ben presto la televisione cominciò a nutrirsi di quelle ore vuote riempite di nulla, costruendo personaggi non lì dentro le Case che si moltiplicavano anno dopo anno, ma dentro altre case, tutte uguali, dove gli sconosciuti diventavano mano a mano conosciuti esclusivamente dentro ad altre partecipazioni, come una sorta di girone infernale, forzati dell’esibizione di sé a tutti i costi, sbattuti su Isole frequentate da cameraman, mandati in missioni sperdute, costretti a prove di forza, di fango e umiliazioni, per conquistare quell’attimo di celebrità.

Però all’appello dei dannati mancavano i ragazzi, visto che per partecipare a un reality bisogna essere maggiorenni. Così la Casa primordiale di Canale 5 si è trasformata in Collegio per Rai Due. Stesso modello di casting variegato, con tipologie ben precise, il passato difficile, i problemi alimentari, il bullo, la secchiona, l’ansioso, la bionda, il belloccio, oggi i concorrenti under 18 si espongono al pubblico dileggio, al tifo esterno e in nome di una prossima fama fasulla vengono buttati come nulla fosse nel tritacarne da telecomando.

Così tra lacrime a profusione, confessioni inaspettate e un copione da scopiazzare regalano nuova linfa, giovanissima, per alimentare i prossimi programmi. Come un Minotauro nel labirinto televisivo che guarda caso ha già puntato gli occhi sulle gemelle della scorsa edizione, pronte per l’avventura del prossimo Pechino Express. Tutto triste, tutto vero: piccoli ottusangoli crescono.

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