Leonardo Da Vinci, i 500 anni dalla morte sono diventati un business
Importanti mostre e giornate di studi. Ma anche false scoperte e trovate furbette. Le celebrazioni del Maestro rinascimentale si trasformano in un carro di eventi. Con più di un mistero
di Francesca Sironi
6 febbraio 2019
ESPRESSOMUNAFO-20190201150610471-jpgPer celebrare i 400 anni dalla morte di Leonardo, nel 1919, una delle prime donne registe d’Italia, Giulia Cassini-Rizzotto, realizzò un corto biografico sull’artista: primo film in assoluto dedicato alla vita del maestro. Quest’anno si celebrano i 500 anni del genio del Rinascimento. E il video più visto su YouTube alla voce “Leonardo da Vinci” si intitola “7 messaggi segreti nascosti in famose opere d’arte”. Vi si accredita un’estemporanea teoria secondo la quale il Cenacolo nasconderebbe in realtà, unendo mani e volti, il pentagramma di una musica misteriosa: sette milioni di click. Un inizio in salita per il nuovo centennale di un uomo spinto dalla ragione, dalla ricerca, dalla conoscenza.
Al rintocco del 2019 è partita, prevista, la rincorsa di iniziative e miscellanee inaugurate a suo nome. Spesso votate più al marketing che al rispetto per il pittore-scienziato. Per fare ordine nel possibile circo di proposte, il ministero dei Beni culturali aveva saggiamente istituito già a fine 2017 un comitato di esperti, italiani e internazionali, che ha vagliato oltre cento domande di patrocinio, scegliendo quelle con la maggior validità culturale o più originali nella loro proposta.
[[ge:espresso:visioni:cultura:1.331211:article:https://espresso.repubblica.it/visioni/cultura/2019/02/01/news/leonardo-da-vinci-madrid-1.331211]]L’elenco delle occasioni si è fatto comunque lungo: ci sono le mostre di Milano, con le macchine in parata al museo delle Scienze e della Tecnica o le iniziative all’Ambrosiana, al Castello Sforzesco, fino alla Madonna Litta in prestito dall’Ermitage o al convegno sugli ultimi anni di Leonardo, previsti in autunno; c’è Parma con gli approfondimenti dedicati alla Scapigliata, conservata alla galleria Nazionale; alla Biblioteca Reale di Torino e all’Accademia a Firenze saranno invece esposti i disegni; a Vinci una mostra sul rapporto fra natura e paesaggio; e ancora la retrospettiva su Verrocchio a Palazzo Strozzi a Firenze; le giornate di studi sui contributi leonardeschi all’architettura a Roma o all’analisi del moto a Londra. Ed è solo una piccola, minima, carrellata dei molti appuntamenti previsti.
Ma il fascino e l’importanza che il solo nome di Leonardo evocano lo rendono tanto oggetto di venerazione quanto un’eredità contesa. Ora anche sul piano geopolitico: della grande retrospettiva prevista al Louvre per ottobre non sono ancora noti i dettagli, in parte per via della nuova posizione del governo italiano sui possibili prestiti dal nostro Paese alla mostra in Francia: un autarchico rifiuto, per adesso, di cui discutono le testate di tutto il mondo.
Mentre le grandi istituzioni si contendono gli originali, l’anniversario è diventato il palcoscenico per una serie di “scoperte” o “ritrovamenti” di opere attribuite in modo controverso al maestro rinascimentale. L’ultima, annunciata ai primi di gennaio in una conferenza stampa a Roma, sarebbe una “Dama con pelliccia” custodita in un caveau svizzero. Lo stesso storico dell’arte che si propone come suo ambasciatore per il pubblico, Silvano Vinceti, non ha mai visto di persona il dipinto, dice. Ma vuole diffonderne la bellezza, perché si riconoscerebbero «riverberi già della Gioconda, come nell’espressione malinconica e tenera».
Sul carro delle celebrazioni sono salite anche altre attribuzioni controverse. Come la maiolica con un Arcangelo Gabriele, presentata (anzi, «svelata») al pubblico l’estate scorsa: una mattonella di ceramica che ospiterebbe «la prima opera in assoluto» di Leonardo, realizzata quando era ancora adolescente. A perorarne l’autenticità è lo storico dell’arte di Como Ernesto Solari, lo stesso che si era battuto (e ancora si batte) per l’attribuzione al genio di un dipinto a olio che ritrarrebbe Isabella d’Este. Sulla maiolica sono intervenuti con nettezza sia Martin Kemp, grande studioso di Oxford, che al The Guardian ha commentato come «le possibilità che si tratti di Leonardo siano meno di zero»; sia due esperti di maiolica, Federico Malaventura e Ettore Sannipoli, che indicano, con molti dettagli, l’età di produzione (industriale) della mattonella nel periodo 1920-1930, e nella mano di un ceramista di Gubbio la paternità stilistica del disegno. Anche in questo caso, però, più dell’originalità (o della rilevanza - culturale, artistica, scientifica) poté il richiamo, e ora la mattonella è in tour celebrativo. Non soltanto “di persona”.
È già esposta pure in riproduzione, in un museo di Roma che si vanta di ospitare «tutti i più celebri dipinti di Leonardo» riuniti. In fac-simile. Per 12 euro si possono visitare, in via della Conciliazione, copie «dipinte in grandezza naturale» e ricostruzioni di progetti di Leonardo. L’attrazione funziona: nel 2017 la “Leonardo da Vinci Experience” ha fatturato un milione e 700 mila euro, a solo un anno dall’apertura. «Registriamo circa 150 mila visitatori l’anno», osserva soddisfatto il direttore, Leonardo La Rosa: «E stiamo collaborando anche con studiosi e divulgatori scientifici». Come il giornalista Roberto Giacobbo, presentatore tv di “Voyager” e ora di “Freedom”. Il nucleo dell’esposizione è “l’experience”: ovvero proiezioni virtuali e re-make delle opere che sostituiscono l’osservazione degli autentici.
I primi a portare in modo stabile in Italia un approccio “esperienziale” per il maestro toscano sono stati i fondatori di “Leonardo3”, mostra inaugurata a Milano a marzo del 2013 e da allora una presenza costante, ospitata in uno spazio di grande risalto, all’ingresso della galleria Vittorio Emanuele.
Le sale, date a Leonardo3 grazie a una collaborazione con l’imprenditore Alessandro Rosso, ospitano modelli di macchine e video-ricostruzioni in 3D delle sue opere. Fra cui il Cenacolo, il cui originale sarebbe visitabile di persona, tramandato nei secoli, a pochi minuti a piedi, a Santa Maria delle Grazie. Anche Leonardo3 funziona alla grande: biglietti a 12 euro, e un pubblico di turisti che apprezza, come rimarca il direttore: «Con uno spazio di soli 640 mq abbiamo chiuso il 2018 con 180 mila biglietti venduti», spiega Massimiliano Lisa: «Una media di 280 biglietti all’anno per mq: consideri come comparazione altre location prestigiose come il Museo del Novecento che ha 8.500 mq e vende 244 mila biglietti, ovvero 29 ticket per metro quadrato».
Se la cultura fosse aritmetica, o logistica, non ci sarebbero dubbi: la società ha chiuso l’ultimo bilancio con oltre un milione e quattrocentomila euro di fatturato all’anno, cifra costante da numerose stagioni. I visitatori in ingresso sono tenuti a non fare né foto né video: perché ogni modellino, benché immaginato da Leonardo, è copyright Leonardo3. È questo d’altronde il dubbio che diversi studiosi condividono sulla realtà presentata in galleria: l’esposizione non versa diritti alle istituzioni pubbliche che proteggono gli originali (dai fogli del Codice Atlantico agli altri meravigliosi volumi leonardeschi) pur sfruttandone la matrice.
«Chiunque è libero di prendere un progetto di Leonardo e ricostruirlo partendo dall’originale», sostiene il direttore, «ma non può farlo partendo da un nostro modello fisico nel quale abbiamo interpretato elementi non presenti nel disegno originale, o assemblato per primi particolari sparsi in molti progetti. Sono nostre rielaborazioni, e come tali ne deteniamo il copyright». Un esempio? «Il Leone Meccanico è sì basato su un disegno di Leonardo del meccanismo interno, ma tutto il resto (il 90 per cento) è una nostra interpretazione ipotetica». In questi giorni, nonostante il Comune continui a riconoscere al museo il suo patrocinio, il Comitato nazionale non l’ha assegnato per il 500enario. Una “bocciatura” che i fondatori considerano «iniqua e ingiustificabile».
salvator mundi da vicino
Il compleanno di Leonardo dovrà fare a meno anche di un’altra esposizione, questa volta internazionale. E di nuovo dallo sfondo geopolitico. Si tratta della mostra che avrebbe dovuto sancire il definitivo traguardo dell’operazione su Leonardo forse più discussa di sempre:l’acquisto all’asta per la cifra record di 450 milioni di dollari del “Salvator Mundi”. Una tavola attribuita al genio da numerosi esperti, pur fra diverse ri-dipinture successive. L’anno scorso il dipinto è passato dalla proprietà del miliardario russo Dimitry Rybolovlev (che l’aveva acquistata per 80 milioni) a quella del principato saudita di Mohammed bin Salman e del principe Mohammed bin Zayed di Abu Dhabi, dopo un’asta-show da Christie’s. Il dipartimento per la Cultura e il Turismo di Abu Dhabi aveva annunciato che il Salvator Mundi sarebbe stato svelato al pubblico in settembre. Ma la data dell’inaugurazione è stata posticipata «a tempo indeterminato». Lasciando che i dubbi sul mega-acquisto si infittiscano. Buon anniversario, povero Leonardo.