Il direttore del principato del gossip si dà molto fare nel prendere per i capelli il celebre reality e cercare con forza di trascinarlo a fondo

«Come diceva mia nonna un gentiluomo gode e tace» ripete Alfonso Signorini dallo studio del Grande Fratello Vip, imbustato nella sua giacca di velluto. E sorride alle telecamere. Ma di gentiluomini si sa, la nostra televisione non sente il bisogno. Così il direttore del principato del gossip, eletto a sorpresa nella serie A della conduzione serale, si dà da fare nel prendere per i capelli il celebre reality e cercare con forza di trascinarlo a fondo. Non che ci voglia chissà quale sforzo, per carità. Ma come spesso accade, quando credi di aver fatto il tuo meglio per il peggio, scopri che la discesa può continuare serena. Cresciuto a Cormano, luogo per lo più noto agli ascoltatori del Cis viaggiare informati, Signorini ha nel suo bagaglio professionale anche l’insegnamento del latino e del greco. E in qualche modo da quella cattedra non è più sceso.

Una carriera luminosa nel mondo del giornalismo, donatore di perle inarrivabili come lo scoop che vedeva l’allora ministra Marianna Madia mangiare un cono gelato, il nostro è passato da opinionista multicanale a reuccio della Casa nel ventennale di celebrazioni. Senza mai abbandonare quel gusto per il rimprovero bonario, il dito che sceglie dal registro il malcapitato da interrogare, i cocchini del maestro e i Franti senza redenzione. Che poi il programma sia uno dei pochi reali motivi per cui la tv andrebbe spenta, non giustifica il fatto che questo sporco lavoro si potrebbe pur sempre fare con un briciolo di mestiere in più.

In onda due volte alla settimana, tipo medicina, si aggirara nello studio con vaghezza, discettando di corna e dintorni, disperdendo ritmo, polso e dialettica.

Tra novità esplosive inserite c’è quella di appellare i concorrenti Vipponi e chiamare il programma gieffe, come la marca di un piumino. Ma la sua conduzione, a onor del vero, ha anche dei difetti. Al punto che gli ascolti traballano, ma meglio non dirlo ad alta voce perché sulla carta è stato sbandierato “il cast migliore di sempre”. Pur di lasciare un segno indelebile, Signorini, autore tra l’altro del tomo “Costantino desnudo”, ha impartito al pubblico una dura lezione contro il sessismo. Tipo il pugno di ferro di “Petrus l’amarissimo che fa benissimo.”

Poi all’interno del condominio si continua a dire di tutto, ma il momento gogna è stato concesso, e come in ogni interrogazione a salti che si rispetti non si torna due volte sulla stessa sgridata. Perché Signorini è equo. E sparge come verbo la giusta dose di inutilità senza guardare in faccia nessuno.

L’importante è non cedere mai alla volgarità in fascia protetta. Basta solo inserire quel briciolo di pausa nella pronuncia, tra pro e tetta. E il gioco è fatto.

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