Intervista
Black Lives Matter, «Il mio racconto sulla violenza che viene da lontano e non si riesce a fermare»
All’indomani della sentenza di condanna per Derek Chauvin, l’ex ufficiale di polizia accusato di aver ucciso nel maggio del 2020 l’afroamericano George Floyd, la scrittrice Steph Cha riporta alla luce, col romanzo “La tua casa pagherà”, le sommosse antirazziali esplose a Los Angeles nel 1992
L’onda insurrezionalista che sta attraversando l’America non accenna a placarsi. A poche ore dalla sentenza di condanna per omicidio colposo nei confronti di Derek Chauvin, il poliziotto accusato di aver ucciso lo scorso maggio, in fase d’arresto, l’afroamericano George Floyd, una nuova uccisione scuote gli Stati Uniti.
Martedì 20 aprile una ragazza di colore, di 16 anni, è stata uccisa dalla polizia di Columbus, in Ohio, intervenuta per placare una lite tra la giovane e un’altra ragazza. Immediate le proteste dei cittadini nel quartiere in cui la giovane è stata uccisa e davanti alla caserma della polizia, dove una portavoce dell’Ohio Bureau of Criminal Investigation ha annunciato l’apertura di un’inchiesta a riguardo.
Pochi giorni fa ancora il Minnesota era stato teatro di proteste, dopo l’uccisione di Daunte Wright, il giovane afroamericano accusato di voler sfuggire a un tentativo di arresto da parte della polizia, dopo essere stato fermato per violazione del codice della strada. L’episodio aveva scatenato violenti scontri tra i manifestanti e i poliziotti, intervenuti con gas lacrimogeni contro la folla.
Una situazione drammatica, che affonda le sue radici nel passato: nel 1992 una serie di sommosse a sfondo razziale esplodono nella città di Los Angeles, a seguito del pestaggio di Rodney King e dell’omicidio di Latasha Harlins, una 15enne afroamericana accusata di voler rubare una bibita in un negozio di South Central.
È su questo scenario che si muove la storia raccontata da Steph Cha, 35 anni, autrice e critica letteraria di origini coreane, nata e cresciuta a Los Angeles, nel suo libro “La tua casa pagherà” (pubblicato in italiano da 21lettere), vincitore del California Book Award e del Los Angeles Times Book Prize e nominato libro dell’anno dal Wall Street Journal e dal Chicago Tribune.
Un racconto, ambientato nel 2019, che guarda al passato, ma divenuto estremamente attuale nel dibattito contemporaneo su razzismo, violenza e discriminazione. La storia di due famiglie, una coreano-americana e una afroamericana, costrette a confrontarsi con il proprio passato mentre Los Angeles ripiomba nella rabbia e l’indignazione per l’uccisione di un adolescente di colore da parte della polizia.
Potente e contemporaneo: così hanno definito il suo libro. Cosa l’ha spinta a scrivere un romanzo legato a un fatto passato ma rivelatosi estremamente attuale?
«Mi interessava capire il modo in cui il nostro presente è solo un'estensione del nostro passato e come ciò che pensiamo come storia passata, in realtà, sia ancora molto vivo. Ciò sembra essere particolarmente vero con il razzismo sistemico e la brutalità della polizia. Il nostro Paese non ha mai capito come offrire giustizia e parità di trattamento a tutti gli americani. Su scala più personale, “Your House Will Pay” riguarda l'influenza della famiglia sulle nostre vite, di tutto ciò che ereditiamo, sia nel bene che nel male. Questo ha tutto a che fare con l'esame del passato».
Trent’anni fa l’uccisione di Latasha Harlins, evento che fa da sfondo a “La tua casa pagherà”. Un anno fa la morte di George Floyd. Non è davvero cambiato nulla in America in tema di razzismo e discriminazione dal 1991 ad oggi?
«Alcune cose sono cambiate, ma non le grandi cose. I social media hanno avuto un impatto enorme sul modo in cui apprendiamo ed elaboriamo questi eventi. Penso però che ci abbiano resi più consapevoli ma anche più insensibili al ciclo costante di violenza. E infatti la violenza continua a verificarsi».
Qual è stato, secondo lei, il ruolo della politica americana nella nascita e nello sviluppo di questi scontri?
«La politica è tutto. C’è tanto che le singole persone possono fare, per questo noi cittadini ci rivolgiamo al governo per guidare il nostro comportamento nel miglior modo possibile. Il nostro governo però continua a deluderci. Per prima cosa potrebbe fare qualcosa per tutte le armi del Paese ma si è rifiutato di farlo e si rifiuta ancora. In questo senso, anche la polizia e gli agenti penso che possano essere frenati solo dal governo, che ha una grossa responsabilità».
Siamo abituati a pensare al razzismo perlopiù nei confronti degli afroamericani. Oggi, però, le cronache raccontano di una discriminazione in crescita nei confronti degli asiatici. Lei è di origini coreane, cosa ne pensa?
«Lo odio, ma non è niente di nuovo. Gli asiatici americani sono sempre stati visti come stranieri, nonostante siamo qui da generazioni. L'estraneità rende le persone sospettose nei nostri confronti, e questo è peggiorato molto da quando l'ex presidente ha fatto una vera e propria campagna per incolpare la Cina della diffusione del coronavirus».
Come si comporterebbero Grace Park e Shawn Matthews oggi, alla luce degli eventi più recenti?
«Grace e Shawn sono persone “insulari” che vogliono solo essere lasciate sole nei loro angoli. Penso che sarebbero contenti di farlo se fosse un'opzione possibile oggi. Quello che volevo trasmettere in “Your House Will Pay” è che nessuno può decidere se essere coinvolto o meno nel caos della politica americana. A volte anche quella scelta non è libera».