Il caso

La battaglia di un paese del Beneventano per riavere il suo dinosauro "Ciro"

di Emanuele Coen   25 ottobre 2023

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La cittadina di Pietraroja, 500 anime, rivuole il fossile che oggi è custodito dalla Soprintendenza di Benevento. «Non vogliamo scomparire, il reperto potrebbe attirare studenti, ricercatori, turisti. E invertire la rotta», spiega il sindaco

Se fosse una campagna pubblicitaria lo slogan sarebbe “Torna a casa Ciro”. Dove Ciro sta per lo “Scipionyx samniticus”, il fossile di dinosauro tetrapode, ovvero a quattro zampe, vissuto 113 milioni di anni fa. E casa sta per Pietraroja, in  provincia di Benevento, dove fu rinvenuto nel 1980 e solo tredici anni più tardi riconosciuto come importante reperto dal punto di vista scientifico. Un’area di grande interesse dal punto di vista della paleontologia, in seguito a una serie di ritrovamenti giudicati rilevanti. Tanto che nel 1998 Ciro fu oggetto di uno studio approfondito ad opera della rivista scientifica Nature, che lo portò all’attenzione della comunità scientifica internazionale, ma anche degli appassionati di paleontologia e degli studenti.

 

Già da tempo Ciro è stato trasferito a Benevento e ora si trova al centro di una querelle senza esclusione di colpi tra la Soprintendenza Archeologica delle belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento, che oggi ospita il dinosauro fossile nella propria sede, l’ex carcere di Benevento, e il sindaco di Pietraroja, Angelo Torrillo, sul piede di guerra per riportare nella sua terra di origine Ciro, che a suo dire potrebbe funzionare da volano per l’economia di un Comune di sole 500 anime, in progressivo spopolamento. «Potrebbe essere un fattore di attrazione per un paese dell’Appennino che da quarant’anni si sta impoverendo. Non vogliamo scomparire come i dinosauri, riportiamo a casa Ciro», ironizza ma neanche tanto il sindaco di Pietraroja, che ha ingaggiato una vera e propria battaglia sui social per riportare il fossile nella zona in cui è stato rinvenuto. «Ci stiamo muovendo per preparare il terreno, nella totale assenza della politica», prosegue Torrillo. «Possiamo attrezzare un’area di 3mila metri quadrati su tre livelli, che prevede il Paleolab, il Campus per 80 studenti da tutto il mondo e una terza zona. Abbiamo già i finanziamenti».

 

A mandare Torrillo su tutte le furie è stata la scelta della Soprintendenza di autorizzare il prestito temporaneo di Ciro, qualche mese fa, al Museo nazionale della natura e delle Scienze di Tokyo, nell’ambito della mostra Dino Expo 2023. In Giappone il dinosauro, uscito per la prima volta dall’Italia, ha fatto parlare di sé sui media, e per la Soprintendenza è stata l’occasione per un aggiornamento sullo stato di conservazione del reperto. «Si sono accorti di Ciro solo dopo averlo portato a Tokyo», incalza il sindaco di Pietraroja, secondo cui il dinosauro fossile non è mai stato veramente valorizzato, relegato a sua detta in uno scantinato dell’ex convento di San Felice a Benevento.

 

La Soprintendenza, dal canto suo, fa sapere che a breve Ciro sarà trasferito in un’altra sala dello stesso complesso, insieme ad altri fossili - pesci principalmente - provenienti dalla zona di Pietraroja, in grado di attirare l’interesse delle scolaresche. L’interesse primario della Soprintendenza, infatti, è garantire la conservazione e la tutela di Ciro. Fanno sapere che non esistono preclusioni di nessun tipo nei confronti di un eventuale trasferimento temporaneo del dinosauro, se verranno assicurate la sicurezza e il valore scientifico della proposta espositiva, ai sensi del codice dei Beni culturali. Prima o poi Ciro tornerà a casa, sperano i compaesani ottimisti, magari per qualche tempo. Nel frattempo la battaglia continua.