Non c’è guerra che tenga di fronte alla notizia del leone di Ladispoli che è stato il protagonista assoluto della settimana. Sulle cause della fuga dal circo nella cittadina laziale, sta lavorando la magistratura. Kimba, questo il suo nome, è stato fortunato perché Michele Capasso, medico veterinario dell’università di Napoli, era in Maremma con altri due colleghi, tutti specialisti in grandi felini. «Lo conosco da quando è nato: è sempre stato buono, mai un accenno di aggressività», ha detto il medico, che si è precipitato a Ladispoli con i colleghi.
L’obiettivo, nei casi in cui l’animale è fuori controllo, è quello di immobilizzarlo per poterlo recuperare in sicurezza. Va ben ponderato il mix di farmaci da usare perché la seconda fase è quella del risveglio e se qualcosa è andato storto l’animale potrebbe non farcela. Il gps, sparato insieme alla tele-narcosi, ha accorciato i tempi del ritrovamento: Kimba si era addormentato sulla sponda del fiume, con il corpo in acqua, con il rischio di ipotermia. Imbracato e legato, è stato issato dall’argine fino al furgone che lo ha portato a casa. «Ho trascorso con lui il tempo necessario per il risveglio e per confermare che stesse bene», mi ha detto Capasso.
La buona notizia è che gli animali dei circhi, abituati ad interagire con l’uomo, non soffrono quando vengono curati perché per loro il contatto è una cosa normale. Diverso è per quelli che vivono nei bioparchi per i quali è necessario fare un lavoro di desensibilizzazione. «Si chiama medical training», ha spiegato Capasso. «Non è pensabile addormentare un animale ogni volta che va visitato, quindi facciamo un lavoro di addestramento con rinforzi positivi per poterli manipolare in sicurezza senza rischi per loro e per gli operatori».
Gli amici bestiali ringraziano Anmvi e Sivae per la competenza e passione che mettono nel loro lavoro.