Cosa c'è di nuovo
In Francia hanno lanciato il "bonus rammendo" per chi fa riparare i vestiti usati
Mentre il pubblico premia la sarta di Paola Cortellesi, Parigi rimborsa chi fa aggiustare indumenti e accessori. In nome dell’ecologia
Monsieur Emmanuel Macron deve aver letto in anticipo la trama del film “C’è ancora domani” con Paola Cortellesi impegnata ad aggiustare ombrelli, rammendare calzini e risistemare abiti e camicie. Così nell’era degli incentivi, ecco che in Francia è spuntato il “Bonus rammendo”. Come aveva anticipato Bérangère Couillard, sottosegretaria all’Ecologia, da ottobre chi si prende la briga di far risuolare le scarpe e riparare abiti riceverà un contributo tra i 6 e i 25 euro, come dichiara la “legge antispreco per un’economia circolare”, secondo le direttive Ue del 2001, che prevede un fondo di 154 milioni sino al 2028. Un colpo inferto alla “fast fashion”, con capi a basso prezzo e spesso a bassa qualità, venduti in supermercati e catene di negozi.
Il “bonus rammendo” francese intende spingere il consumatore a capire lo sfruttamento del lavoro umano che sta dietro a indumenti acquistati a pochi euro e destinati a finire nel fondo dei cassetti. Un settore che peraltro è considerato dannoso all’ambiente, producendo il 10% delle emissioni totali di Co2, contribuendo allo spreco dell’acqua e dando origine a una grande quantità di scarto, soprattutto abituando male i consumatori con una facilità di acquisto che porta a gettare via prodotti di scarsa tenuta. Non a caso le grandi marche di moda, in Francia come in Italia, si stanno lanciando su prodotti green e sostenibili, capaci anche di orientare gli acquisti di abiti, soprattutto da parte dei giovani.
A fare le spese del consumo rapido sono poi tante professioni artigianali che stanno scomparendo dal nostro paesaggio urbano, come i calzolai, le sarte, le rammendatrici, le lavanderie. Lo scopo è quello di evitare lo shopping compulsivo e di riprendere l’antica e famigliare pratica delle riparazioni, magari rispolverando le vecchie macchine da cucire e ricamatrici finite da decenni nelle cantine. Del resto, come ci insegna la vicenda di Salvatore Ferragamo, raccontata nel recente film di Luca Guadagnino, “Il calzolaio dei sogni”, partendo dalle piccole cose si possono raggiungere grandi traguardi. Così il “Bonus rammendo” sembra proprio insegnarci che si può guardare al futuro facendo un passo indietro.