Football e scommesse

Racconto criminale: tra fantasia e realtà ecco com’è nato l’ultimo scandalo del calcio

di Gianfrancesco Turano   6 novembre 2023

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Giovani campioni, criminali comuni e delinquenza organizzata. Milioni di euro puntati su piattaforme clandestine hanno rivelato il nuovo volto dello sport più amato. E le autorità corrono ai ripari per mettere il coperchio su una situazione esplosiva

Il pezzo che segue appartiene al genere della narrativa. Ogni riferimento a persone e a fatti reali è totalmente casuale.

«Ludopatia fa rima con amnistia». A suo modo, il Serbo è uno simpatico, se non gli devi soldi. Diversamente, servirà un ortopedico bravo. Gli spaccaossa del Serbo si stavano già riscaldando a bordo campo quando gli abbiamo spiegato che non si può trattare un calciatore da 650 mila netti al mese come si farebbe con un bidello che si gioca la camicia all’agenzia di scommesse. Anche perché con le ginocchia, le caviglie, i femori, il calciatore ci lavora. Se poi è uno nel giro della Nazionale e gli applichiamo il trattamento da bidello perché non riesce a rientrare dai debiti, ci tiriamo addosso le Procure di tutta Italia.

A suo modo, il Serbo è simpatico ma ogni tanto deve ricordarsi chi comanda. Se no, rischia di finire come un paio di capi ultras di San Siro, con un funerale anticipato, anche se lì non era questione di debiti di gioco ma di come si spartivano i soldi del fumo in curva e delle magliette che i bancarellari fatturano per dieci euro su mille.

È un tipo estroverso il Serbo. Gli piace mostrarsi in giro con i calciatori ed è così che è incominciato tutto, al bar. Gli sbirri lo tenevano sotto, hanno riconosciuto il campioncino e hanno pensato: intercettiamo anche il ragazzo, hai visto mai. Lo sbarco delle volanti al centro Figc di Coverciano ce lo aspettavamo. È stato un bel replay del Calcioscommesse 1980, senza il polverone e gli arresti del 1980.

D’altro canto, i ragazzi hanno perso milioni di euro sulle piattaforme illegali. Non li potevamo cancellare. Un amico che parcheggia soldi a Nassau lo chiama writeoff, a lui piace parlare inglese. A noi invece non piacciono i writeoff. È come dire: mi devi soldi ma abbiamo scherzato. Se si sa in giro che scherziamo sui soldi, anche l’ultimo bidello può alzare la cresta. Chi perde paga.

Certo, qui c’è la Nazionale di mezzo, ci sono gli squadroni da scudetto. Bisognava intervenire con i guanti di velluto perché non si tratta di una mezza dozzina di ludopatici da mettere in riga con la promessa di non farlo più. Ci sono decine di sportivi professionisti che giocano e la ludopatia non è il Covid, non possono essere tutti malati. Con un massimo della pena a quattro anni di squalifica, parliamo di writeoff per tutti. In primis, degli squadroni da Champions league che hanno i calciatori a libro paga ma li hanno anche nello stato patrimoniale perché, mi dice l’amico con un piede a Nassau, i club hanno regole di bilancio un po’ strane. Se non hai lo stadio, e in Italia lo hanno in pochi, i tuoi asset sono il laterale offensivo e il centrale di difesa. Quelli che nel vecchio Calcioscommesse si chiamavano l’ala e lo stopper. Se ti squalificano lo stopper per quattro anni, hai bruciato un contratto.

Così tutti si sono impegnati per tamponare l’emorragia e limitare lo scandalo. Chi di dovere ha chiamato lo psichiatra. Colloquio di un’oretta con il ragazzo e parere pro veritate che viene girato alla procura sportiva: è malato, poveretto. 

Li vogliamo davvero rovinare questi giovanotti? Devono finire come il povero Beppe Signori, messo in croce per dieci anni e poi assolto perché i fatti non sussistevano? Anche nel processo su Atalanta-Pistoiese dell’agosto 2000, stessa conclusione: condanne in primo grado, poi tutti prosciolti e scusate il disturbo.

Ci vuole umanità e comprensione. Questi astri nascenti del football sono afflitti da enormi somme di denaro. Si perdono nella playstation invece di giocare a scopone come ai bei tempi della lira, quando si truccavano le partite peggio di adesso. Tutti li omaggiano ma loro si annoiano in ritiro con la squadra. E scommettono. Scommettono sul calcio, non sull’hockey prato o sul piattello fossa olimpica. Scommettono sulla loro squadra. Però puntano sulla vittoria e dunque non possono essere accusati di illecito grave perché le partite si vendono solo a perdere. O no?

Poi uno va a riguardarsi i filmati, che so, dell’Under 21 e vede che nei minuti di recupero il ragazzo annoiato si è fatto dare un cartellino rosso fuori dalla grazia di Dio per una pedata a gioco fermo o per avere insultato l’arbitro in varie lingue. Oppure ha preso un giallo perché stava uscendo per la sostituzione ed è tornato indietro comportandosi in modo non regolamentare. Ormai si può puntare su tutto dal vivo, anche su quanti angoli ci sono nella prima mezz’ora. Poi magari in campo non va come il ragazzo ha previsto perché ci sono altri 21 assatanati e non te li puoi intortare tutti. Magari anche l’arbitro ha scommesso che non dava nemmeno un cartellino e se gli insulti la mamma risponde: presenterò. E i debiti aumentano.

Ovviamente, il giocatore è lo strumento. Sopra di lui, c’è il Serbo e i suoi amici. Spesso ai ragazzi piace questa gente. Nulla di male in questo. Mezzo mondo ammira i criminali al cinema. Figurarsi conoscerli dal vivo. Loro si mettono a disposizione. Se qualcuno ti infastidisce la fidanzata, ci parlano. Se ti serve il Rolex nice price, eccolo. Ti fanno da autisti, da guardaspalle, ti presentano un’amica triste.

All’inizio, il ragazzo ricambia con un paio di biglietti di tribuna, con il pallone dei quarti di Coppa Italia, con qualche maglietta di quelle con cui tenevano buone le istituzioni ai tempi di Calciopoli. Poi per disobbligarsi ci dà una dritta su un’ammonizione o su un corner. Già che c’è, punta anche lui sui siti che funzionano con server irraggiungibili dai controllori dell’Uefa e dell’Interpol. Se perde, paga.

Se non paga, meglio punirlo con mano leggera, fargli perdere un anno di stipendio, tanto non muore di fame. Come pena accessoria spiegherà il suo errore agli alunni della scuola. Magari è la stessa dove lavora il bidello ludopatico che ha avuto un grave incidente alle ginocchia.

È facile dire che i calciatori sono quattro ignoranti viziati. E allora quegli imprenditori in crisi del Nord ai quali offriamo assistenza finanziaria? All’inizio, pensano: eccoli qui, i terroni fessi che ci regalano i soldi, prendi e porta a casa. Poi si svegliano una mattina e non hanno più l’azienda perché noi terroni fessi gliel’abbiamo portata via. Magari è gente con l’impresa alla quinta generazione e un master in Bocconi.

Insomma, ci sono mille motivi per essere indulgenti con i ragazzi. Uno è proteggere i club che li hanno ceduti a cifre assurde poco prima che scoppiasse lo scandalo. I compratori vogliono fare causa, sento dire. Se riescono a provare che il venditore sapeva della ludopatia del ragazzo e li ha truffati, offro la cena a tutto lo stadio.

Solo sul writeoff m’incazzo. Quello è brutto. Ma io non creo problemi, produco soluzioni. Ho detto al Serbo di trovare un intermediario e fare un po’ di scandalo in tv e sui giornali. Magari trovando un personaggio borderline, passato dall’esperienza dell’ospitalità statale. L’intermediario fa qualche nome su nostro suggerimento. Chi era più indebitato paga con la squalifica, zero stipendio per un annetto, niente campionato europeo, ammesso e non concesso che l’Italia si qualifichi. Danno economico contro danno economico, altro che fratture scomposte.

Con un sacrificio accettabile sul nostro investimento tutti i debitori capiscono l’antifona. E sono tanti. Più si scende di categoria, più ce ne sono. Chissà perché in serie C o in serie D non sono ludopatici ma fetenti venduti anche se non prendono lo stipendio da mesi. Forse perché non vale la pena di pagargli uno psichiatra per la diagnosi. Forse perché basta mandare un po’ di ultras a bruciargli la macchina e a prenderli a calci finché non escono dai confini municipali.

Tremendi gli ultras delle serie minori. Sono peggio del Serbo.