Il personaggio
Filippo Caccamo, il professore precario che ha conquistato Instagram
Ha centinaia di migliaia di follower sui social. E riempe i teatri con i suoi show comici, grazie a “l’ispirazione” del suo lavoro in cattedra. «Sono verdoniano. Non faccio battute ma porto sul palco la realtà quotidiana»
Una scuola che fa ridere. Che coinvolge, che è comunità. Che viaggia in tutta Italia, nei teatri e sui social. È la scuola di Filippo Caccamo, attore, comico, artista e docente precario che dalla vita quotidiana degli insegnanti trae ispirazione per i video e gli spettacoli live. «Sono “verdoniano”. Non faccio battute ma porto sul palco la realtà», spiega. Non solo quella tra i banchi di scuola ma anche le esperienze fuori dall’orario scolastico perché «fare l’insegnante non è un lavoro ma uno stile di vita. Perché quando chiudi il registro non è finita. Ci sono i compiti da correggere, le lezioni da preparare, i punti di vista da condividere con gli altri professori. Le chiacchierate con i genitori degli studenti. Mi è capitato più volte di stare al telefono con i familiari degli alunni anche dopo cena. Ma non succede solo a me, è la normalità. Ti relazioni con gli altri, fai parte della comunità».
Nato nel 1993, Caccamo per diversi anni ha insegnato Lettere alle medie a Lodi, città in cui è cresciuto. Un’esperienza a cui attinge per i suoi spettacoli: «Da alunno ti sembra che il professore sia un punto di riferimento indiscusso. Quando entri a scuola da insegnante, invece, ti rendi conto che i tuoi colleghi sono umani, che tu sei umano e che le lezioni sono fatte anche di tanti dubbi. Ma è un valore aggiunto: molte volte con gli altri docenti ci siamo trovati a discutere delle nostre capacità di rispondere alle domande inaspettate fatte dagli studenti. Fanno crescere anche noi».
Dai dibattiti accesi in classe, ai comportamenti fuori dalle righe degli alunni durante le ore di lezione, dalle conversazioni tra gli insegnanti che si incrociano lungo i corridoi, alle richieste imprevedibili dei genitori ai colloqui, fino allo scompiglio che l’organizzazione della gita crea alla fine di ogni anno: la grande missione di Caccamo, online e offline, è quella di far divertire il pubblico. Così mette in scena sketch comici che riproducono la realtà della scuola: «Ho avuto la fortuna di avere dei colleghi molto disponibili, che si sono prestati alle “prese in giro”. Che poi non sono delle vere prese in giro perché si tratta della stessa ironia con cui descrivo me stesso. Molti dei personaggi che rappresento esistono davvero, come “la Carla”, una collega, insegnante di matematica. Che spesso viene nei teatri con me». È la professoressa dalla lamentela facile ma che alla fine aiuta tutti. O come il supplente che d’estate non va in vacanza per restare incollato al pc, in attesa del conferimento dell’incarico.
«Essere un precario della scuola significa mettere davanti a tutto l’amore per i ragazzi. Significa avere chiaro l’obiettivo a lungo termine e accettare, per raggiungerlo, la burocrazia e tutte le scelte politiche, economiche e dell’istituto come contorno. Decisioni contro cui è difficile appellarsi sebbene compromettano la stabilità personale. Però, quando la passione per la materia d’insegnamento e l’impegno nei confronti degli studenti sono forti riesci a superare gli impedimenti. Così insegnare diventa il lavoro più bello del mondo», confessa Caccamo che con i suoi contenuti prova a far sentire docenti, studenti e genitori un po’ meno soli nell’affrontare la realtà della scuola.