Editoria
«La lettura è un talento che va condiviso»: Simonetta Bitasi, l’artista dei bookclub
Lei “Lettore ambulante”. Forma gruppi in tutta Italia. Guida reti bibliotecarie, promuove la bellezza delle pagine su cui discutere. E suggerisce novità editoriali
La lettura è un talento. Anzi, può essere una professione. Simonetta Bitasi, alias Lettore ambulante, lo sa. «Nel 2006 lavoravo ancora per la libreria Nautilus di Mantova e sono andata a Venezia per assistere a una lezione del professor Herbert Lottman sui gruppi di lettura anglosassoni». In Inghilterra c’era da sempre una grande tradizione di gruppi lettura. Era affascinante l’idea di poter trasformare una pratica solipsistica in qualcosa di condiviso; era un buono spunto, ma non del tutto convincente. «Lo ammetto, inizialmente ero molto scettica, avevo la ferma convinzione che la magia della lettura si creasse solo tra il libro e il lettore, in un rapporto esclusivo».
Il primo gruppo di lettura è stato organizzato in un bar: si chiamava, e si chiama Librar. Il libro scelto per la prima discussione: “Il ragazzo giusto” di Vikram Seth, 1.500 pagine di bellezza. Contro ogni pronostico, ne è nata una discussione appassionata. «È stato in quell’occasione che mi sono resa conto di che cosa sia la lettura condivisa. Quando si discute con gli altri di un libro, la propria lettura personale gemma». Dà i suoi frutti, è la primavera della letteratura. Sì, perché alla propria interpretazione si uniscono altri punti di vista che rendono la visione di un libro prismatica e avvolgente; e poi perché la lettura diventa più attenta e intelligente. Quando si legge a casa per poi parlarne con gli altri, si legge meglio. Si legge più profondamente perché si dovrà sostenere le proprie opinioni davanti agli altri lettori. Il digitale ci ha abituati a un tipo di lettura diversa, pratica, attuale, fatta di più cose contemporaneamente; la letteratura esperta, invece, ha bisogno di immersione. Ma è qualcosa che si impara, come tutto. Il gruppo è una palestra per chi ama leggere.
Come lettrice professionista, Simonetta Bitasi fa formazione ai librai sui gruppi di lettura e guida nelle acquisizioni le reti bibliotecarie. «Cerco di mostrare loro quanto viene pubblicato in Italia, soprattutto dai piccoli editori e suggerisco percorsi, strade da proporre ai lettori. Difendo, insomma, la bibliodiversità dell’editoria italiana».
Va dove la chiamano, Simonetta: va dovunque si voglia formare una comunità di lettori. Anche se poi, soprattutto nelle piccole realtà, leggere insieme non è solo una questione di libri. «La biblioteca pubblica è sempre un fortino sociale e politico. All’interno della biblioteca, il gruppo di lettura è un luogo di scambio per chi ama leggere e che a volte si sente solo, perché forse intorno non ha gli interlocutori giusti. È l’occasione per incontrarsi con le persone che hanno una passione in comune con te. E questo non è poco, soprattutto per gli adolescenti». I gruppi non devono essere chiusi, ma aperti e tenuti in luoghi pubblici proprio come le biblioteche. Perché il gruppo di lettura è prima di tutto un esercizio di democrazia. Un’azione politica. D’altronde quella che si allena non è solo la capacità di leggere, ma soprattutto quella dell’ascolto e del confronto. Lo scrittore e giornalista Luigi Gavazzi, nelle Voci dei lettori, scrive che una delle caratteristiche fondamentali attivate dal gruppo è la delicatezza. Sì, la delicatezza. Che non è semplicemente educazione, ma molto di più: mette insieme l’accoglienza dell’altro e il modo in cui si portano avanti le proprie opinioni.
Per questo è essenziale che si leggano libri di vero valore letterario. «La narrativa di intrattenimento è di conforto e va benissimo, ma il libro condiviso deve metterci di fronte a domande, non offrirci risposte, altrimenti non sapremmo di cosa discutere. Ci sono libri che scatenano discussioni profonde, ma è anche questo il valore della letteratura. Così ci si forma come lettori e come cittadini».
E poi – certo - il gruppo di lettura è un propulsore di umanità. L’ascolto reciproco ne fa un luogo sicuro per sé e per le proprie opinioni. «Nell’ultimo gruppo c’è stato un coming out molto sofferto, ma accolto con grande rispetto. Legandosi alla storia di un personaggio, una ragazza di un piccolo paese ha parlato della propria bisessualità. Era la prima volta che lo confessava a qualcuno». Lo ha fatto perché sapeva che gli altri l’avrebbero accolta. Sapeva che l’avrebbero vista, riconosciuta, capita.
Fidanzamenti, amicizie, legami intellettuali: nei gruppi di lettura sono la normalità. E poi c’è qualcuno che trova la propria strada.
«Debora sta per diventare una scrittrice, ma la sua palestra è stata la lettura condivisa. Anna Osei, autrice Mondadori di origine ghanese, è di Mantova e anche lei ha frequentato per anni i gruppi. Così come Sara, ragazza romena dall’intelligenza prodigiosa, abbandonata dai genitori in giovane età. Unico 100 e lode del liceo classico di Mantova nel suo anno di maturità, laureata a Oxford, e ora assunta da un’associazione internazionale».
Leggere è un talento, come la corsa, come la musica o la matematica. Ma un talento che si allena. Chi legge ha una maggiore elasticità neuronale e una più profonda empatia. «Se la riconosciamo come un talento, diamo alla lettura un valore sociale, soprattutto tra i giovani».
Simonetta Bitasi lavora tutte le sere, si divide tra le decine e decine di gruppi che ha formato. Più che una stakanovista, però, si considera un’artigiana che ha imparato da suo padre sarto il valore di fare le cose a regola d’arte e di curarne tutti gli aspetti. «Io lavoro con il materiale umano, senza regole fisse, ma con l’elasticità di proporre libri e dibattiti su misura a seconda del gruppo. Con l’idea di partire sempre alta, ambiziosa. Come diceva mio padre: per fare un buon lavoro, bisogna iniziare da una stoffa di qualità».