Dagli ambulanti di Parigi ai chioschi americani, storia e ricetta della più estiva delle bevande. Nata come rimedio dalle tante virtù

Si scrive limonata e si legge estate: dissetante, fresca e tonificante, è la bevanda emblematica della bella stagione. La sua tradizione unisce ogni angolo del mondo; i primi riferimenti appaiono nel XII secolo in un trattato del medico arabo Ibn Jumay’: innumerevoli i benefici della bevanda a base di succo di limone.

 

Quando la ricetta di questa panacea dagli effetti antinfiammatori, antisettici e digestivi giunse nel Vecchio Continente addolcita dallo zucchero, il drink fu inizialmente inaccessibile a tutti coloro che non fossero aristocratici o gravemente ammalati a causa dell’elevato costo di alcuni suoi ingredienti. Ma dal 1600 divenne molto popolare: nella Ville Lumière i limonadiers, venditori ambulanti che erogavano la bevanda da curiosi serbatoi portati in spalla, erano così numerosi da costituirsi addirittura in una corporazione. Nel Nuovo Mondo, la prima ricetta registrata della limonata è del 1824, contenuta nel The Virginia House-wife, il manuale della casalinga di Mary Randolph; prevedendo anche l’albume dell’uovo e il congelamento, il prodotto era più simile ad un buon sorbetto. Anni dopo, la bevanda entra addirittura in politica: squisitamente alcool-free, diventa l’icona del Movimento per la temperanza, corrente sociale contro il consumo eccessivo di alcool, patrocinato da “Lemonade Lucy” ossia Lucy Webb Hayes, First Lady dal 1877 al 1881, che si rifiutava categoricamente di servire alcolici alla Casa Bianca. Intanto, le prime versioni del drink in bottiglia faticano ad eguagliare il gusto del tipo appena spremuto: l’ossidazione svilisce il sapore delicato del succo, spesso lasciando sgradevoli note amare.

 

Si amplifica così il successo dei celebri lemonade stand: semplici da replicare, divertenti e istruttivi, i banchetti di limonate cominciano a moltiplicarsi - e con loro i piccoli commercianti in erba - entrando dal XX secolo tra i simboli dell’intraprendenza imprenditoriale americana. E man mano che la limonata si diffonde nel mondo spuntano le varianti della ricetta tradizionale. In Turchia si grattugia la scorza di limone nello zucchero e si mescola fino a ottenere una polvere sabbiosa che va aggiunta al succo e all’acqua. L’approccio parigino invece è fai-da-te, composto da tre piccole brocche separate di sciroppo semplice, acqua e succo di limone: chi beve può combinarli a proprio piacimento. L’uso dello sciroppo di sommacco, spezia mediorientale dalle note acidule, al posto dello zucchero crea una bevanda rosata dal sapore unico. In Portogallo e Nord Africa, il mazagran è una versione irrobustita che include il caffè. L’originale? Si spreme il succo di tre limoni in 500 ml di acqua con 3-4 cucchiai di zucchero. Aggiungere sempre il ghiaccio e le fettine di limone.

 

DOLCE
Pink Lemon. Scoperti negli anni Trenta, nel Sud della California, come mutazione naturale che cresce su alberi di limoni “eureka”, gli agrumi noti come “pink lemon” hanno la buccia striata verticalmente di verde e di bianco e la polpa rosa cipria. Se li si spreme uscirà un succo chiaro ma dal sapore più delicato e aromatico.

 

E AMARO
Il limone dal gusto “tappato”. Per motivi sconosciuti, può capitare che la buccia del limone abbia un gusto di muffa simile al vino inficiato dal TCA (il famoso “tappo”). Un fatto in grado di rendere sgradevoli bevande e piatti. Attenzione al momento dell’utilizzo: annusare bene! Poi non gettare: può sempre essere utile per altro.