Le gaudenti note
E voi ascolterete la musica prodotta dall'intelligenza artificiale?
Le voci contro l'impiego di questa tecnologia nella produzione aumentano: l'ultimo caso è la scelta dei Grammy di bandire dai propri premi i pezzi realizzati con questo supporto. Ma la riflessione da fare è più ampia
Si allarga la rivolta contro i rischi dell’uso incontrollato dell’Intelligenza Artificiale. Dopo il poderoso sciopero di sceneggiatori e attori a Hollywood, i Grammy hanno annunciato che i premi non prenderanno in considerazione pezzi musicali prodotti con l’aiutino di IA. Un tentativo come un altro di arginare quello che purtroppo sembra difficilmente arginabile, il falso non è solo una possibilità tecnica, pare un gioco prelibato, quasi quasi preferibile al vero, le orde di TikTok avanzano implacabili, macinano quantità inverosimili di tracce video, musicali, parlate, incuranti di un codice di presunta onorabilità, tanto meno di aderenza alla realtà, i media a volte si adeguano, la musica pure, molti pezzi in uscita sembrerebbero già pensati dall’IA anche se verosimilmente non lo sono. Il rischio più grande non è quello che temono i Grammy, è piuttosto la possibilità non remota che il nostro gusto estetico cominci ad assomigliare troppo alla finzione, che anche i veri autori in carne e ossa si sentano costretti a imitare o prevedere le scelte che avrebbe fatto l’Intelligenza Artificiale.
I Grammy hanno tentato di imporre una distinzione importante: i premi sono fatti per premiare i veri autori, ma cosa fare in un mondo in cui proprio il ruolo dell’autore è messo in discussione, trascolora e si perde in un intreccio fitto di trame di cui è facilissimo perdere l’identità originale? Non per essere catastrofici, ma il rischio è forte e la legge del profitto ci ha insegnato che se non vengono posti limiti a vincere sarà sempre il più furbo, se a guidare anche le vie della comunicazione e dell’arte è solo il guadagno siamo seriamente nei guai. Gli U2 precorsero i tempi scrivendo sui loro schermi nei lontani anni Novanta: «Tutto quello che leggete è vero», e subito dopo: «Tutto quello che leggete è falso».
Ma noi, al momento giusto, saremo in grado di distinguere?