Ho visto cose
La saga di X Factor, l’odio per il pubblico, le sfuriate, il broncio, le scuse e le porte sbattute. Per il geniale musicista un ego troppo grande per uno schermo troppo piccolo
di Beatrice Dondi
Mi si nota di più se faccio casino subito o se assecondo il mio talento rimanendo nei ranghi? Questa domanda deve essersela posta spesso Marco Castoldi in arte Morgan ma senza riguardo alcuno per la risposta. E tra Baudelaire e Battiato, spesso studia da piccolo Sgarbi («Il padre che non ho mai avuto», lo ha definito dopo la bella seratina al MAXXI colorata di sessismo), che tenta di farcela, ma a fatica, e appena deraglia dal seminato che gli appartiene a buon diritto, si aggroviglia in esternazioni da fiatone spruzzate di insulti per poi tornare ai blocchi di partenza dopo le scuse, pronto per un nuovo attacco casuale. Lo sfogo orrendamente omofobo di Selinunte, avvenuto a una manciata di giorni dall’inizio di “X Factor” che lo aspettava seduto in giuria al fianco di Fedez è solo l’ultima linea che unisce i puntini di una carriera televisiva sotto il segno dell’omerica Penelope, che di giorno tesseva e di notte scuciva, per poi ricominciare.
Morgan contro Facchinetti («Populista demagogo retorico vuoto»), contro i giornalisti («Detrattori della carta stampata») e contro Scanzi (che è una bella gara non c’è che dire). Morgan contro Lucarelli («Per lei la danza è come il monolite per la scimmia») Morgan contro la televisione tutta, «Non la guardo perché non ho il televisore» e contro Amadeus «Lui non se ne intende di musica». Sino all’avvincente saga “Morgan contro il talent di Sky”, costellata da addi plateali, ritorni improvvisi, cancellazioni («"Stramorgan" al momento non è il palinsesto», dicono da viale Mazzini), «massa pecora che applaude a caso» (che fa tanto «Capra capra») e via dicendo. Praticamente una carriera luminosa inframezzata dalle baruffe all’insegna della sua superiorità incompresa.
Dopo aver definito i talent “La tomba della creatività” entra nello show di Maria De Filippi, ma dopo solo quattro puntate attacca produzione e ragazzi. Bandito dall’Ariston per le sue dichiarazioni sul crack, regala poi l’esperienza più allucinogena che il Festival ricordi grazie al duello con Bugo e visto che la tv è troppo bassa per lui si sfoga nel salotto che fu di Barbara D’Urso.
In un andirivieni continuo come l’acqua del mare che sgonfia i castelli di sabbia, il musicista ha costruito il suo personaggio televisivo di unico portatore sano di cultura, per poi raderlo al suolo, alzandosi dalla sedia col mento all’insù. E soprattutto senza nascondere mai il suo disprezzo verso il pubblico ignorante, incapace di comprendere l’altezza smisurata del suo sapere. Certo, poi quello stesso pubblico la tv si ostina a guardarla, ma si sa, lo schermo è piccolo e l’ego del maestro ci sta stretto.
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DA GUARDARE
The Story of Late Night è la docu-serie in sei episodi targata CNN su Sky Documentaries tutte le domeniche alle 21.15. Un gran bel viaggio con Jay Leno, David Letterman, Jimmy Fallon e tutti gli altri conduttori (rigorosamente maschi) del genere che ha cambiato per sempre il volto della televisione americana.
MA ANCHE NO
Alex Schwazer, tra i concorrenti del prossimo Grande Fratello, ha ottenuto il permesso di allenarsi nella Casa del reality di Canale 5. Che visto quanto sono interessanti generalmente i dialoghi tra i concorrenti, marciare in modo furibondo tra le stanze sembra essere l’unica strada possibile.