L'isola dei creativi
Musei, mostre, artisti internazionali: la Sardegna naviga in un mare d’arte
Giotto che incontra Fontana. Le opere di Maria Lai e le tracce di Michela Murgia. Mecenati, fondazioni, il Man a Nuoro. Il contemporaneo passa da qui
Chiara Gatti, direttrice del museo Man di Nuoro, ha un ottimo rapporto con i cacciatori di cinghiali del luogo. Quando la incrociano la invitano immancabilmente a bere un bicchiere di rosso con loro, per non parlare di Luisa Monne, la pasticciera, che quando la vede le parla emozionata del quadro di Giotto esposto in questi giorni al museo, stringendosi il petto come se stringesse il dipinto in un abbraccio immaginario.
Il Man non è un’astronave calata dall’alto e la sua direttrice, pur arrivando da Varese, non è percepita come un’aliena: entrambi sono parte integrante della comunità nuorese. Il Man è il più importante museo d’arte moderna e contemporanea in Sardegna. Le sue mostre, sempre di alto livello, si basano spesso sul dialogo, sulla partecipazione. Giotto incontra Lucio Fontana nella mostra dal forte misticismo “Lo Spazio d’oro”, ci sono le fotografie della camaleontica Fiat 127 di Christian Chironi, che cambia i colori della carrozzeria in base ai luoghi del mondo in cui si trova e sono esposte nella mostra “Abitare è un linguaggio”, c’è la stanza immersiva in cui un’opera di Patrick Tuttofuoco duetta con un’installazione futuristica di Pininfarina e che ospiterà un dj set, ma c’è spazio anche per creativi sardi di successo internazionale come il trio di grafici e designer Fancello, Nivola e Pintori.
In provincia di Nuoro è anche nata Maria Lai, scomparsa nel 2013, forse la più importante artista sarda, oggi osannata sia dalla critica che dal mercato (presto una sua mostra anche al Man). Era il 1981 quando realizzò la prima opera di arte relazionale in Italia: con un nastro azzurro legò tutte le case del suo paese e poi con questo stesso nastro “legò” il paesino Ulassai al picco di roccia che lo sovrasta, sancendo l’unione indissolubile tra gente e luogo. Ulassai è incastonato tra le montagne dell’Ogliastra, circondato da paesi semiabbandonati e da burroni apocalittici, ma già da lontano si vede il suo spirito vitale rappresentato da una chiesa sorprendentemente azzurra. Qui sorge la Stazione dell’Arte con le opere di Maria Lai: non ci si limita alle celebrazioni e l’artista sarda da icona è stata tramutata a vero volano di sviluppo. La cooperativa femminile SuMarmuri realizza tappetti e altri tessili partendo dai suoi disegni. Poi c’è il giovane don Roberto Corongiu, nato nella zona, ha studiato a Roma e poi è tornato. Lunga barba curata, quasi hipster, e un pensiero che corre veloce: ha creato il festival “Un filo bianco”, che ogni anno ha una tematica diversa legata ad un diverso pannello della via crucis di Maria Lai. E a ogni edizione attira personaggi di spicco della cultura. Nuoro e l’Ogliastra sono una delle così dette zone blu, una delle quattro zone al mondo dove c’è la maggior concentrazione di ultracentenari. In un luogo così la contemporaneità deve negoziare parecchio per potersi affermare. La missione è tramutare il passato in futuro, far fiorire i Nuraghe. Michela Murgia è riuscita a tramutare un mito arcaico dell’isola, la figura dell’accabadora, in un bestseller contemporaneo.
Proprio un testo di Michela Murgia, scritto apposta, si trova inaspettatamente ad aprire il menu del ristorante Guzmàn Gallery Art & Drinks, amica com’era dei proprietari. Qui troverete a sorseggiare un cosmopolitan Ruggero Mameli. Nato in Sardegna, il successo professionale ed economico l’ha conosciuto all’estero, nella finanza, prima a New York e poi negli Emirati Arabi, dove incontra il suo futuro marito, Mohamad, ingegnere palestinese. È tempo di tornare in Sardegna e non solo per le vacanze. Il suo primo atto da collezionista è pagare le bollette agli artisti, il suo cruccio è che il talento non vada sprecato, per lui è una missione accompagnarlo finché non riesca a pagarsi le bollette da solo. Tanti gli artisti sostenuti negli anni: Nicola Caredda, che spopola negli Stati Uniti, e poi Graziano Salerno, che aspettano il meritato riconoscimento. Molti degli artisti acquisiti negli anni sono esposti alla Guzmàn Gallery Art & Drinks, in un dialogo inaspettato tra Hermès e un babaganoush di melanzane da far invidia ai culurgiones. Ai fornelli c’è proprio Mohamad, alle prese anche lui con la sua nuova vita.
Il santo patrono della contemporaneità sarda è la Fondazione di Sardegna, una delle 10 più grandi fondazioni di origine bancaria delle 86 presenti in Italia, con un patrimonio di oltre un miliardo di euro. Il logo della fondazione, a sancire il supporto dato, è ovunque, in moltissime iniziative culturali (e non solo) dell’isola. Molti i progetti per portare in Sardegna artisti e fotografi e creare iniziative di alto livello, l’ultima mostra ospitata in sede è stata una personale di Alessandro Biggio. Franco Carta è l’appassionatissimo responsabile del patrimonio artistico della Fondazione, che ci racconta dei molti progetti sostenuti, come il Festival Contemporary a Donori.
Da queste parti è il presente, vivo e creativo, lontano tanto dal folklore della tradizione quanto dai luccichii estivi del Billionaire, che va preservato, perché non si estingua o non ceda alla tentazione di diventare un souvenir per turisti. Ognuno a modo suo Chiara, Roberto, Ruggero, Mohamad e Franco si battono per questo. Lunga vita al presente.