Un secolo fa nasceva lo psichiatra che ha ispirato la riscrittura della legge sulla salute mentale. Un impegno che L’Espresso ha accompagnato con servizi, reportage, denunce. E la voce dello studioso. Come in questo straordinario sillabario che ripubblichiamo

Il testo che qui proponiamo è un estratto da “Noi matti. Dizionario della nuova psichiatria” pubblicato su L’Espresso-Colore n. 12 del 21 marzo del 1971

 

Alienazione mentale. Termine con cui si è inteso definire la condizione dell’ “essere fuori di sé” in un periodo storico in cui il soggetto di questa alienazione continuava a far parte del corpo sociale. Le interpretazioni demoniache o magiche della “pazzia” non sancivano la disumanità dell’alienato quanto la presenza del demoniaco e del disumano nell’uomo. L’assorbimento dell’alienato nell’ambito della patologia generale segna l’inizio di una nuova scienza: la “psichiatria” costantemente alla ricerca del proprio oggetto, su un terreno e con strumenti inadeguati alla realtà che tenta di scoprire. L'alienato scompare cioè come problema contraddittorio dell’umano, per diventare agli occhi del medico il “malato mentale” e agli occhi della società quell’ “al di là dell’umano” da cui ci si deve salvare. Per questo il problema dell’alienazione mentale è diventato un problema di difesa sociale, dove l’alienazione è ridotta a un fenomeno curabile soltanto con l’internamento.

 

Cartella clinica. Più che un documento in cui risulti la storia del paziente, sembra spesso una pezza giustificativa che l’ospedale prepara per motivarne il ricovero. La formulazione della diagnosi illumina di un colorito particolare ogni atto o avvenimento della vita del paziente, mettendo in evidenza soltanto gli aspetti che possono essere interpretati sotto questa luce. Nella cartella clinica non solo viene ricostruita (a posteriori) la malattia ma anche la storia del paziente, una storia che sembra sia stata vissuta soltanto in funzione di quella malattia e in funzione del ricovero.

 

Contenzione. Pratica manicomiale mediante la quale il malato “agitato, furioso o incoerente” viene “assicurato” e “protetto” al fine di prevenire gli eccessi della follia di cui soffre. La “legge” ne prevede l’applicazione secondo canoni rigidamente fissati dai diversi ruoli gerarchici che costituiscono la piramide manicomiale. La contenzione crea “qualche inconveniente”. Recentemente si è venuti a conoscenza di casi di persone morte nel letto di contenzione a Varese e a Torino. Ma quando lo psichiatra ordina che un malato mentale venga contenuto, è la scienza che avalla e giustifica questo suo atto, anche se esso è esplicitamente una dichiarazione di impotenza.

 

Diagnosi differenziale. Qual è la differenza fra un nevrotico, uno psicotico e uno psicopatico? Per lo psicotico 2 + 2 fanno indifferentemente 4, 6, 10, eccetera, a seconda del grado del suo rapporto con il reale. Per il nevrotico 2 + 2 fanno 4, e il fatto gli provoca uno scoppio d’ansia per il suo instabile rapporto con il reale. Per lo psicopatico 2 + 2 fanno sempre 4, ma ciò gli provoca sovente una rabbia antisociale.

 

Follia. Termine dotto col quale si definisce in modo aulico il concetto volgarmente espresso dal termine "pazzia".

 

Franco Basaglia ad Arezzo nel 1980

 

Guarigione. Nel caso della malattia mentale, del cui processo morboso è difficile stabilire l’inizio, il termine guarigione è puramente convenzionale. Abitualmente, serve per indicare l’avvenuto riadattamento del paziente alle regole del gruppo sociale cui egli appartiene.

 

Imbecille, Cretino, Idiota. Campionario diagnostico col quale, in neuropsichiatria infantile, vengono etichettati "scientificamente" alcuni tipi di bambini la cui evoluzione psichica è ritenuta al di sotto della norma.

 

Incidente (fuga, omicidio, suicidio). Qualsiasi incidente avvenga nella istituzione psichiatrica, viene abitualmente imputato alla malattia, chiamata in causa come unica responsabile della imprevedibilità del comportamento dell’internato: la scienza, nel definire il malato incomprensibile, offre cioè allo psichiatra lo strumento per deresponsabilizzarsi nei confronti di un paziente che, per legge, egli dovrebbe controllare e custodire.

 

Legge psichiatrica. L’insieme delle norme giuridiche (approvate nel 1904 e tuttora vigenti) che stabiliscono l’esclusione totale dei malati di mente mediante il loro isolamento in "manicomio". Cardine della legge è il principio della custodia dell’alienato, intesa come privazione della personalità umana sia in linea di fatto (attribuzione del malato a una istituzione totale che lo trasforma in oggetto) sia in linea di diritto (trasferimento della capacità giuridica ad altra persona, il tutore, attraverso l’ “interdizione”. La custodia è abbinata alla cura, ma l’attuazione della prima in modi coercitivi (paragonabili alla carcerazione ma a un livello ancora deteriore) esclude la seconda. La preoccupazione della legge non è dunque diretta alla cura della malattia o alla prevenzione, di cui non si fa neppure cenno, bensì unicamente a proteggere la società contro la “pericolosità” dell’alienato e contro “il pubblico scandalo” del suo comportamento.

 

Manicomio. Deposito dove vengono inviati per il popolo i pazzi, per gli intellettuali i folli e dove, per i medici, vengono custoditi e curati i malati di mente. Per il pazzo, il folle, il malato di mente si tratta di un’istituzione totale, chiusa, oppressiva. dove vige la regola carcerario-punitiva, la cui finalità è la lenta eliminazione del proprio contenuto.

 

Nevrosi. La nevrosi è ritenuta un disturbo della personalità, caratterizzato dall’ansia come elemento determinante. Ma da quando l’ansia è diventata di proprietà della psichiatria, l’uomo “normale” non può esteriorizzare le sue emozioni senza essere definito nevrotico: la distanza fra salute e malattia viene a cadere, l’essere nevrotico sembra diventato uno stato caratteristico dell’uomo normale.

 

Pericolosità. In nome della presunta o reale pericolosità del malato mentale esistono i manicomi, creati a difesa della cosiddetta società libera. Il concetto di pericolosità deriva direttamente da quello di incomprensibilità con cui la psichiatria dichiara la propria impotenza di fronte a malati mentali che non ha saputo curare, né comprendere.

Il ricordo
Franco Basaglia, il filosofo che non dava tregua
11-03-2024

Psicofarmaci. Sostanze che agiscono sullo stato psichico e sul comportamento. L’era farmacologica comincia negli anni ’50 grazie alla scoperta di alcuni farmaci che, con la loro azione sedativa, avviano la possibilità di un rapporto prima inesistente col malato. Ma se l’uso del farmaco si limita solo a garantire le tranquillità dei reparti, l’unico risultato è un nuovo totale annientamento dei ricoverati.

 

Vortice degli inganni. Espressione proposta da Erving Goffman ("Asylums", Einaudi 1968) per riassumere l’insieme di contingenze che portano al ricovero in “manicomi”. Si tratta per lo più di “denunce”: i genitori che non tollerano le ribellioni di un figlio, il datore di lavoro che si lamenta per qualche stranezza del lavoratore, l’istituto che non può trattenere un minorenne per raggiunti limiti di età e che fornisce un’ambigua diagnosi psichiatrica per facilitarne il passaggio a un’altra istituzione, una famiglia che non accetta la relazione di una ragazza con un uomo sposato. Simili denunce creano un clima di sospetto, inganno, insicurezza. Il vortice degli inganni inghiotte il malato designato e lo porta al ricovero in manicomio dove il suo comportamento, fino a quel momento ancora suscettibile di mutamenti, sarà congelato nella malattia.