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Baby Reindeer: la stalker, il comico e le due facce dello stesso dolore

di Beatrice Dondi   3 maggio 2024

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Baby Reindeer

L'imperdibile serie Netflix gioca in un continuo cambio dei piani. Dove la carnefice e la vittima si inseguono in un tunnel di solitudine fatto di errori. Alla ricerca di un abbraccio

“Baby Reindeer” è la miniserie Netflix che non si può non guardare. E mentre ci ostina in giro per il mondo a dare la caccia a una presunta verità su chi sia la reale protagonista, come se fosse importante, come se avesse senso, quel che conta è che questa serie dei record ti lascia dentro un disagio diffuso. Perché è un racconto fragile, sincero e terribile di due persone che sono una, di una storia che diventano tante. 

Nelle due solitudini strazianti dei protagonisti, c’è un coinvolgimento costante di similitudini che regala una lettura ad ampio spettro. Qual è la linea sottile come una tazza di the gratis che separa la vittima dal carnefice? E quali sono i confini che si impongono in una relazione diseguale? Difficile, raccontano i sette episodi, stabilire quei paletti di morale masticata e mai digerita del tutto, che ti imporrebbero di tutelare la parte debole, ma a mano a mano che le cose si srotolano come un gomitolo di sensazioni, si ribaltano sino al rovescio della medaglia. Sino a mostrare quella parte cosiddetta debole, rappresentata da chi ti è seduto di fronte ma anche dall’altro te, relegata in un luogo lontano del tuo essere profondo, che scopre di avere il manico del coltello tra le mani. 

Martha e Donny, la stalker e il comico, la carnefice e la vittima, possono scambiarsi gli abiti e raccontare la medesima storia nella stessa scena con una semplice inversione di piani. Due persone vulnerabili allo stremo, talmente simili da odiarsi, incapaci di costruirsi un futuro, che guardano dentro l’altro e cercano la forza nella propria distruzione. Martha e Donny, una coppia che si cerca all’infinito e che prova a inseguire una luce lontana in fondo a un tunnel di solitudine fatto di errori che si cumulano, errori di ortografia e di valutazione umana, di considerazione di sé e di silenzi pesanti come macigni. 

Alla fine, guidati dalla presenza incombente della bugia, Martha e Donny si mostrano capaci di ridere dell’altro e di piangere insieme, di offendersi e comprendersi con la stessa violenza per raccontarci  che altro non sono che due aspetti del medesimo disagio. In cui il dolore cerca uno sfogo, vuoi nel silenzio e nella negazione, vuoi in un abbraccio di una piccola renna.