Fateci caso: nella serialità all’italiana, quella un po’ a tirar via, quando un’attrice ha la frangia all’improvviso è generalmente perché deve interpretare la sé stessa giovane e la produzione non ha abbastanza denaro per ingaggiare un’altra interprete. Così zac, le si tagliano i capelli convinti che lo spettatore ci cascherà senza fatica. Invece a Pilar Fogliati, protagonista di “Odio il Natale” la frangia sta benissimo, come se fosse sua.
E quello che sembra essere solo un pallido dettaglio in realtà riassume facilmente il pregio di questo giocattolino targato Netflix: novvero la credibilità dei suoi interpreti principali. E di questi tempi è cosa a dir poco rara.
La classica commediola delle feste da guardare sotto la coperta con gli orsacchiotti appena scartata, punta a non tirar via, con Fogliati in testa che abbandona le forzature, le mani agitate e le faccette nella prima stagione e dà al tutto un equilibrio convincente, che fa passare sopra anche alle citazioni azzardate alla “Fleabag”. Al suo fianco l’ormai onnipresente Pierpaolo Spollon, un attore capace di cambiare stato d’animo senza il bisogno di alzare il tono di voce. E anche questo non fa che rendere gradevole il remake del gioiellino norvegese.
Certo, come poi sia possibile che una donna con quella faccia e quell’ironia si ostini a rimanere single perché non piace abbastanza è un tema su cui è inutile soffermarsi a lungo altrimenti passa la voglia di seguire la trama. Ma a parte punte di inverosimiglianza sparse come fiocchi di neve in una Chioggia da cartolina, il gioco alla ricerca ostinata dell’amore alla fine un po’ funziona. E ti fa seguire l’infermiera Gianna, dal sorriso contagioso e i pensieri confusi, che cerca di capirsi girovagando sul sellino di una bicicletta, che si interroga senza risposte cercando di sistemare tutto a tutti i costi, e che alla fine a furia di pensare agli altri riesce a gettare un occhio persino su se stessa, trovando una risposta semplicemente assecondando la sua natura.
Un po’ come Benvenuto mai seduto di Gianni Rodari, quel personaggio incredibile di “Gelsomino nel paese dei bugiardi” che invecchia ogni volta che si siede ma non riesce a non farlo pur di aiutare chi lo circonda. Perché alla fine è solo così che i pezzetti del puzzle della vita andranno tutti al loro posto. Altrimenti, che Natale sarebbe.