Ho visto cose
"Io canto family", chiamiamolo "Io piango" che facciamo prima
Lacrime, canzoni e sentimento. Lo show di Canale 5 è un susseguirsi estenuante di momenti di commozione in favor di telecamera
Piangono, Sofia e papà Christian, e mentre piangono sgorgano lacrime dagli occhi di Michelle Hunziker, che guarda Cristina Scuccia, piangente, che si affaccia tra i lucciconi, ripassa la lacrima alla conduttrice che chiosa: «Mi state uccidendo, non si può fare una trasmissione così». E davvero risulta difficile darle torto.
“Io canto family”, nato dalle ceneri fauste di “Io canto generation”, frutto a sua volta del primordiale “Io canto”, liberamente ispirato, per dirla in maniera elegante alla saga di “The Voice” targata Rai, è la prima serata di punta di Canale 5 che, oltrepassata la frontiera degli isolani simil vip e in attesa di quelli da tentare, ha deciso di scommettere il tutto per tutto sulla commozione sfacciata, singhiozzo incluso. Che da un certo punto di vista potrebbe anche essere liberatorio, sebbene con gli occhi così lucidi degli astanti si veda pochino.
Nel programma che fu di Gerry Scotti, ora passato nelle mani di Hunziker, nonna fenomeno che chiede «un bell’applauso» prima di ogni frase, ci si aggira in uno studio multicolore che nonostante il budget regala quella sensazione di drappo rosso sui mobili per proteggerli dalla polvere incombente. Ed è tutto un po’ antico, come il pianto, in fondo. A partire da quella sensazione che si pensava sopita, dei parenti che si confessano i reciproci sentimenti davanti alla televisione, la grande madre dall’occhio rosso. Congiunti col microfono alla mano che si esibiscono e poi aprono i cuori l’un l’altro, col gusto della rivelazione. Grazie tv, grazie Michelle, grazie mamma, zio, nonna o quel che c’è.
E in una profusione di video lettere, di testi delle canzoni modificati alla bisogna, la piccina si scusa col babbo di non essere abbastanza espansiva, e quando scatta l’abbraccio parte il suono delle campane. Poi c’è il ragazzino che canta avvinghiato alla mamma perché col padre ha un rapporto più freddo, quando all’improvviso proprio lui fa un gesto estremo e si presenta in studio.
Per completare le categorie in gara c’è il papà pugile, gigante buono, che ha deciso di non prendere a pugni il fidanzatino della figlia perché, anche se sarebbe bene in grado di farlo, ha deciso che i due giovani si vogliono bene. Insomma, un andirivieni da traffico di mezza estate, dove Orietta Berti regala “Tipitipitì” e Al Bano quando non se la sente manda al suo posto la figlia Jasmine in giuria, tanto sempre di family si tratta.
E alla fine resta quella sensazione mesta, in cui questi giovani senza speranze, che cantano e lacrimano e non hanno neanche bisogno di avere delle cicche nelle tasche come “Ladri di biciclette”, nella tv ci credono davvero. E questo un po’ fa piangere sul serio.
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DA GUARDARE
L’educazione sentimentale e civile è un’urgenza, dice Stefano Massini. Ed è per questo che era nato “Riserva indiana”, un oggetto alieno che ha vagato nel preserale di Rai Tre per sole due settimane. Fatto di musica, parole e parecchio pensiero. Dove per esempio per raccontare l’amore politico si passava dalla voce di Tosca a Pablo Neruda. E di questi tempi non è stato poco.
MA ANCHE NO
La Rai ha perso Amadeus e questo è un fatto quasi digerito. Ma con lui vola via anche il format “I soliti ignoti”, quello partito con Fabrizio Frizzi nel lontano 2007 e che ora sbarcherà sul Nove con un titolo nuovo e una garanzia di successo antico. Come si dice, le buone notizie da viale Mazzini ormai le cercano col binocolone.