Amici bestiali

Chi possiede cani e gatti ha ancora molto da imparare

di Viola Carignani   13 giugno 2024

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Eurispes e Nomisma mostrano che gli animali da compagnia sono in aumento nelle case italiane. E molto spesso provengono da rifugi che li hanno salvati dal randagismo. Chi li accoglie però non sempre è adatto a occuparsene. Dati che fanno riflettere

La conferma che il benessere degli animali passa attraverso la conoscenza e la consapevolezza dei proprietari, arriva dai numeri dell’indagine Nomisma per Zoomark. Un lavoro che consente di fare un identikit del pet owner italiano. L’unico dato positivo, per gli animali, è che il novanta per cento degli intervistati vive in una casa con uno spazio esterno, che sia balcone o giardino, che consente a cani e gatti di prendere almeno una boccata d’aria. 

 

Il profilo medio vede come proprietario un quarantacinquenne con figli. E fin qui tutto bene. Quello che preoccupa è lo stile di vita poco adatto a chi dovrebbe dedicare del tempo, per esempio, a un cane. Un solo proprietario su cinque definisce il proprio stile di vita “consapevole” e in questa definizione inserisce anche le esigenze del pet. 

 

Il 36° rapporto Eurispes fornisce altri dati interessanti per capire come gli italiani non siano preparati ad accogliere un quattro zampe in famiglia. In quasi una casa su quattro troviamo almeno un animale da compagnia, il 37,3 per cento in più rispetto al 2023. Nel 41,8 per cento de casi si tratta di un cane. Molti di questi animali, cani o gatti, vengono salvati dalla strada o presi in affido dai canili o gattili: sono il 39,7 per cento. Un dato significativo che dimostra come la sensibilità di accogliere in famiglia un trovatello sia sempre più radicata.

 

 Il dato sconcertante però è quello della provenienza dei cuccioli. In Italia è ancora lecito vendere piccoli di cane o di gatto nei negozi, come se fossero capi di abbigliamento, una pratica che alimenta il traffico illecito di cuccioli. La Francia ha vietato questa commercializzazione per evitare acquisti impulsivi e abbandoni e ha introdotto l’obbligo di un “certificato di impegno e di conoscenza” da ottenere prima di comprare un animale. 

 

Una proposta a costo zero che sarebbe assai utile anche per l’Italia, visto che il 6,5 per cento dei proprietari di pet, secondo i dati Eurispes, ha dovuto cedere il proprio animale domestico a causa della difficoltà nel gestirlo in termini di tempo e di incompatibilità con la famiglia. I numeri fanno riflettere.