Il ginecologo consiglia a una coppia, per sciogliersi un po’ e riuscire a concepire un figlio, di convincere i partner di un tempo a un'avventura di una notte. Con esiti tragicomici. Dopo "La folle vita", un'altra incursione di Ann Sirot e Raphaël Balboni nel labirinto della fecondità

Ancora coppie, ancora esperimenti, ancora bambini che mettono alla prova i genitori già prima di nascere. Per i belgi Ann Sirot e Raphaël Balboni, altra coppia, concepimento e nascita sono un'ossessione. O forse il nucleo di un cinema leggero, inventivo, in ascolto, che cerca le forme per trasmettere un sentimento della nostra epoca lieve ma acuto. E intanto riflette sulle dinamiche della creazione.

 

Chi ha visto “La folle vita”, dove i protagonisti decisi ad avere un erede dovevano affrontare al tempo stesso i primi imprevedibili e spesso esilaranti sintomi di demenza della madre di lui, conosce lo stile dei due belgi, capaci di conciliare con eleganza gravità e leggerezza. 

 

“La sindrome degli amori passati”, in sala da settembre ma in anteprima in molte arene estive, propone una scommessa ancora più azzardata: e se un ginecologo consigliasse a due aspiranti genitori di “farsi un giro” con i rispettivi ex per risvegliare i meccanismi misteriosi (e bloccati) della fecondità? E se lei avesse molti più ex di lui – succede – ma lui, superate le ritrosie iniziali, recuperasse il tempo perduto cercando nuove amanti anche sui siti d'incontri? E se malgrado l'amore, la curiosità, la reciproca tolleranza, Sandra e Rémy (Lucie Debay e Lazare Gousseau) si ficcassero in situazioni sempre più difficili?

 

Niente di boccaccesco, per carità: app e smartphone sanno già tutto di noi, in fondo non è impossibile condividere ogni cosa per una coppia innamorata, soprattutto in vista di un fine superiore. Così, appese al muro le foto degli ex, con appunti in progress sul procedere degli incontri (non è detto che gli o le ex siano sempre così disponibili...), come fa la polizia nei thriller, o come succede nelle produzioni durante il casting, i due aspiranti genitori vanno di incontro in avventura con crescente curiosità (lui) e improvvisa stanchezza (lei). 

 

In una girandola di situazioni ad alto tasso di eros che il film astutamente sublima in caroselli musicali castissimi, visionari e soprattutto segnati dal fondersi progressivo di personaggi e scenografie (bello, fra tutti, l'amplesso con un ciclista, in un turbinare di camere d'aria senza peso).

 

Magari il film non sempre è all'altezza della sua scommessa. E se i protagonisti sprizzano simpatia, talvolta la realtà (psicologica e carnale) sembra restare dietro la porta. Anche se proprio in questa reticenza, in questa illusione un poco delirante di controllo (pensiamo anche alla studiata catarsi finale), Sirot e Balboni colgono davvero un'immagine del nostro presente. O di come sogniamo che sia.

 

 

LA SINDROME DEGLI AMORI PASSATI, 

di Ann Sirot e Raphaël Balboni

Belgio, 89'