LuxLeaks, la mappa delle società coinvolte Ecco chi ha fatto accordi sulle tasse

La zona franca delle tasse d’Europa, in Lussemburgo, aveva attratto oltre trecento società da tutto il mondo.

L’inchiesta Luxembourg Leaks, realizzata da ICIJ e pubblicata in Italia su L’Espresso, ha svelato i particolari e pubblicato i dati di trentanove accordi fiscali in cui sono coinvolte società direttamente o indirettamente legate all’Italia.

In sei casi su dieci le società operano nel settore finanziario. Su tutte le banche: Intesa San Paolo, Ubi, Unicredit, Banca Popolare di Reggio Emilia, Banca Sella e Banca delle Marche, che tra il 2008 e il 2010 hanno sottoscritto un patto con il Ducato di Lussemburgo per un regime fiscale agevolato.



Le rotte per un cospicuo risparmio sulle tasse portano a quel centro d’Europa, incuneato tra Belgio, Francia e Germania, così vicino al nuovo ufficio dell’ex premier lussemburghese, Jean-Claude Juncker, oggi al centro di nuove critiche e di una richiesta di dimissioni da parte di Bloomberg.

Dal marketing sportivo di Sport Five, società francese che gestisce i diritti di immagine di squadre di serie A di calcio, come la Juventus o la Sampdoria, alla grande distribuzione della Procter & Gamble, che in Italia ha una sede a Roma e dà lavoro a 4mila dipendenti. Sport Five ha sottoscritto nel 2010 un accordo fiscale per un’operazione da sei milioni di euro, mentre la multinazionale dell’igiene e della bellezza ha attuato complessivamente un piano da circa 80 miliardi di dollari. Difficile quantificare quanto è stato sottratto alla tassazione nazionale. Sulla mappa sono consultabili i dati sui 39 accordi sottoscritti da aziende italiane o con sede nel nostro Paese, dagli Stati Uniti fino a Tokyo, passando per Abu Dhabi.

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