C’è un nome, tra le dodici persone arrestate insieme all’ex sottosegretario Nicola Cosentino, che ai più non dice nulla. Ma Enrico Reccia, finito in manette il 3 aprile per favoreggiamento, è qualcosa di più che un uomo di fiducia dei Cosentinos. Socio di fatto di Giovanni, fratello del politico, Reccia sedeva insieme a lui nel board di una società del gruppo Hera Spa, la multiservizi del Comune di Bologna. Dalle carte dell’ultima inchiesta che ha coinvolto Nick ‘O Mericano e la sua famiglia, arriva così la conferma definitiva sul ruolo e gli interessi dei Cosentino dietro la costruzione di una centrale elettrica della provincia di Caserta, già anticipati nel 2008 dall’Espresso.
Il complotto.
«Non andare appresso alle chiacchiere, io la conosco bene la storia là. Non esiste!». Quando Luigi Gallo, l’imprenditore che con le sue accuse ha fatto arrestare all’alba di giovedì Nicola Cosentino e i suoi fratelli, tocca l’argomento, il suo interlocutore lo blocca subito. In quei giorni, c’è chi accusa i fratelli Cosentino di aver intascato mazzette per la costruzione della Centrale Termoelettrica a Sparanise, trenta chilometri a nord di Casal di Principe. «Là le fatiche non l’ha fatte Giovanni», assicura l’uomo, tra una macchina del caffè che sbuffa vapore e il trillo insistente di un cellulare. Interno giorno: la scena si svolge in un bar, dentro un’area di servizio, esattamente di fronte al distributore della discordia, quello che Gallo non ha più aperto ma che di fatto ha dischiuso le porte del carcere a Nick ‘O Mericano.
L’uomo che davanti a un caffè parla con Luigi Gallo è proprio Enrico Reccia. Sa bene che Gallo ha raccontato la sua brutta storia ai Carabinieri del Reparto Operativo di Caserta, lo sanno pure i Cosentinos. Si presenta da lui poco prima di mezzogiorno: «Scusa Luigi vorrei capire una cosa no […] Ma tu tieni questa pompa loco, ma perché non troviamo il modo come sistemarla? Perché non vedi di trovare un accordo?», gli dice.
Non è lì per caso, ha una missione ben precisa da compiere: registrare lo sfogo di Gallo nei confronti dei fratelli Cosentino, colpevoli di aver ostacolato il suo progetto fino a farlo fallire. Doveva aprire una stazione di servizio tutta sua, Gallo, ma era troppo vicina a quella della famiglia Cosentino, monopolista in zona. Tra minacce, estorsioni e abusi non ci riuscirà. Così, racconta le vessazioni subite a Reccia, che intanto registra tutto. Mezz'ora dopo, i file audio sono nelle mani dello stesso Giovanni Cosentino che un mese dopo presenterà una querela per diffamazione nei confronti di Gallo. Non alla più vicina caserma dei Carabinieri ma negli uffici di uno dei Pubblici Ministeri che sta indagando su questa brutta storia. Sembra quasi un atto di sfida. Finirà, invece, per rafforzare le accuse nei confronti dei fratelli Cosentino.
Intrigo centrale.
Ma perché Enrico Reccia si spinge a tanto? Il suo nome, accostato a quello della famiglia Cosentino, spunta per la prima volta sulle pagine del nostro giornale nell’autunno del 2008. Spulciando tra decine di visure catastali e immobiliari, l’Espresso rivela l’affaire legato ai suoli della Centrale a Turbogas di Sparanise, un’opera da 400 milioni di euro che monta turbine Ansaldo. Quei terreni erano passati di mano nel giro di un anno dai Ligresti (che avevano acquistato le aree dismesse della Pozzi Ginori, ndr) a una società anonima con sede a Roma, la SCR, e da questi alla AMI, una municipalizzata di Imola che poi confluirà nella Hera Spa, la holding pubblico-privata bolognese.
Tra la prima e la seconda compravendita, ci sarà una plusvalenza di 9 milioni di euro, tutti finiti nelle casse della SCR che per contratto ottiene pure una percentuale per la vendita dell’energia che verrà prodotta nell’impianto. Viene anche creata una società ad hoc, la Hera Comm Mediterranea. Ma chi sono i fortunati possessori delle azioni di questa società anonima? La proprietà è schermata da una fiduciaria, «ma due giornalisti, Enzo Palmesano e un allora sconosciuto Roberto Saviano, scrivono già nel 2004 che dietro c’è la famiglia Cosentino». La prima conferma a quella preziosa indiscrezione arriva dalla nostra inchiesta che svela che a rappresentare la SCR nel consiglio di Hera Comm Mediterranea c’era, appunto, Giovanni Cosentino. Accanto al suo nome spunta pure quello di Enrico Reccia, che a quel tempo era un allevatore di bufale.
«Il fatto della Centrale non è vero niente, perché la conosco bene la storia e non ci sta né che ha fatto le fatiche e né niente! Hhh… certe cose… bisogna dire quello e quello…», insisteva quel giorno di fine estate Enrico Reccia nel colloquio con Luigi Gallo. Perché lui sapeva e sa tanto di quella vicenda: «Nella annotazione si legge che Cosentino e Reccia sono titolari di fatto della SCR con sede in Roma proprietaria per il 49,99% della HERA COMM», scrive oggi il Gip Isabella Iaselli, che ha firmato gli arresti per i Cosentinos e i loro sodali.
Sei anni dopo quell’inchiesta giornalistica, arriva l’ultima conferma: dietro quell’affaire c’erano proprio loro. E l’uomo che li rappresentava in quel business, Enrico Reccia, capace di custodire in questi anni una parte significativa dei segreti dei fratelli Cosentino, rischia ora di far franare il loro impero economico.