Suor Mariangela Tasselli ha 38 anni. Un blog. Facebook «è la sua parrocchia». E rimane convinta che il sesso debba servire solo per procreare. Perché «l'energia vitale non va sprecata». Anche se ai giovani ormai si inculca solo il contrario.

Suore
Suor Mariangela Tassielli ha 38 anni. È da 15 nell'ordine delle Paoline. Cresciuta a Lecce, dal 2007 si trova a Salerno. È molto attiva sul web, con un blog (“Cantalavita”) e aggiornamenti quotidiani sui social network. «Facebook è la mia parrocchia», dice: «Il ruolo della Chiesa oggi è liberare i giovani dai pregiudizi in cui crescono, quale luogo migliore per comunicare con loro di Facebook?»

Quali pregiudizi?
«Io non sono accondiscendente nei confronti di tante delle posizioni che oggi sembrano dominanti, soprattutto ad ascoltare i giornali. Come donne di fede ci troviamo a sfidare l'omologazione su molti temi spinosi, dal divorzio all'aborto, alla fecondazione eterologa»

Con che punto di vista?
«Prendiamo l'aborto: i giornali fanno  apparire la Chiesa come un ostacolo, un veto, su questioni che libererebbero i confini della vita. Ma chi parla del dramma delle ragazze che hanno abortito? Noi dobbiamo liberare i giovani, dare agli educatori il coraggio di parlare. Oggi hanno paura, perché se non ti omologhi sei bandito»

Di che omologazione stiamo parlando?
«Di quella che vuole ad esempio ragazzi di 10 anni già a riflettere sulla loro identità sessuale, imponendo percorsi psicologi che minano la percezione personale, che relativizzano tutto. Anzi, spero che dal Sinodo della Famiglia arrivi un messaggio chiaro in questo senso»

Cioè, cosa dovrebbe dire il Sinodo?
«Dovrebbe riaffermare il disorientamento in cui viviamo, la messa in discussione del modello antropologico cristiano, l'importanza di educare secondo i nostri valori»

E sulla sessualità?
«Forse la Chiesa dovrebbe esprimersi più liberamente anche da questo punto di vista. YouPorn educa i ragazzi prima delle scuole, prima delle famiglie, prima di noi»

Cosa significa quindi “liberamente”?
«Significa dire che la sessualità è un'energia di vita, che non va sprecata. Significa avere il coraggio di dire che la contraccezione non è la via giusta. Che la vita che abbiamo dentro genera vita e che il sesso non va inseguito per il piacere. Poi certo non voglio essere superficiale: per le coppie con potenzialità genetiche negative ad esempio il discorso è diverso»

Quindi, vergini fino al matrimonio?
«Non sento di potermi esprimere serenamente su questo tema. Qualcosa non mi convince fino in fondo dell'importanza che danno i media a questo tema. Ma insomma, di cosa stiamo parlando? La Chiesa dà degli altolà che servono per riflettere, per dire: non potete gestire in modo libero e leggero una forza vitale che per noi è la Creazione di Dio. Nell'atto sessuale si uniscono due anime. Non è “fondamentalismo” ribadire che quell'incontro dov'essere fisico e spirituale, perché genera la vita»

Quindi, la coppia si sposa, nascono i figli... È solo questa una “famiglia”?
«Ah, la famiglia tradizionale ormai non ce la mostra più nemmeno il Mulino Bianco... Lo so bene che la realtà è diversa, è cambiata, ma l'ideale per la Chiesa è ancora quello, sì. È questo tipo di famiglia che auguriamo ai ragazzi che si sposano. La pluralità sessuale è fondamentale per la crescita di un bambino: ha bisogno di un padre e di una madre. La Storia forse ci convincerà del contrario. Ma per ora credo ancora sia così. E poi, qui in Campania, dove abito, i problemi sono altri. Sono magari l'accettare il padre all'ergastolo, le difficoltà di genitori travolte dalla crisi. Quello che insegniamo ai giovani è di cercare sempre la riconciliazione, di seguire il messaggio di misericordia del Vangelo. La famiglia è una dimensione da tenere insieme, qualunque sia la sua forma»

Chiudiamo con il ruolo delle donne nella Chiesa, per lei è un tema importante?
«Penso che di sicuro vada valorizzata la teologia femminile. Ma sulla gerarchia, mah, personalmente non sento mancarmi nulla, come religiose penso che possiamo avere ruoli importanti, che lo spazio ci sia dato, siamo noi che dobbiamo prenderlo. Il desiderio di un sacerdozio femminile non lo sento, né sento ingerenze del mondo maschile sulla nostra vita religiosa»

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