I dipendenti spostati all’Asi godono di un bonus extra sullo stipendio. E, grazie alle raccomandazioni, non mancano i cognomi noti. Mentre nei conti c’è una voragine milionaria

C'è un buco nero nei bilanci dell’Asi, l’agenzia spaziale che ha il compito di portare in orbita il made in Italy nel campo della ricerca scientifica e tecnologica. La Corte dei Conti ha passato al setaccio i risultati del 2013: in soli due anni, il disavanzo finanziario dell’Agenzia è triplicato, arrivando alla soglia record di 233 milioni di euro.

Un balzo stellare, con i magistrati contabili che chiedono al management dell’ente statale di provvedere a “ulteriori urgenti iniziative di contenimento della spesa e razionalizzazione dei costi della gestione”. Soprattutto a fronte degli impegni che l’Asi ha preso con l’agenzia spaziale europea (Esa), programmi che la Corte valuta a rischio sostenibilità.

È una storia antica, inarrestabile, con l’Agenzia che spende più di quanto le viene conferito per legge e i debiti si accumulano. Nel mirino sono finite le spese per la nuova sede, già bocciate dall’Autorità di vigilanza sugli appalti e l’eccesso di consulenze, definite “anomale e illegittime”.

Lo strappo con la vecchia gestione dell’ex amministratore Enrico Saggese - finito sotto processo per una storia di concussione, sprechi e malagestione - non ha sortito ancora risultati. E una nuova pagina di polemiche sta per aprirsi. Perché, nonostante i dipendenti dell’Agenzia spaziale siano obbligati per contratto alla riservatezza, il sentore di una nuova parentopoli per la caccia al posto è più di un’ipotesi. Con un motivo esplicito: all’Asi si guadagna di più rispetto agli altri enti pubblici. Un gettone extra di 600 euro al mese è il vantaggio ottenuto da chi riesce a farsi collocare “in comando” tra le file dell’Agenzia, che nei suoi ranghi conta 227 dipendenti. E se è vero che i costi per il personale sono stati ridotti nell’ultimo biennio da 24 a 19 milioni e mezzo, l’unica spesa che i magistrati contabili trovano in crescita è proprio quella relativa al personale distaccato da altre istituzioni, raddoppiato dai 690 mila euro del 2012 a ben 1,24 milioni.

Chi sono e come sono stati scelti questi “comandati”? Dall’organigramma fioccano i nomi di parenti di sindacalisti, revisori dei conti della stessa Agenzia e persino di consiglieri della Corte dei Conti. In alcuni casi, dalla documentazione interna, si capisce che il “comando” temporaneo è solo un escamotage per un posto definitivo. Una di loro sa già che verrà assorbita perché così è scritto nella lettera di nomina dell’Agenzia. Ma è un’altra funzionaria “in prestito”, in una mail interna, a confessare di aver chiesto una raccomandazione per il trasferimento all’Asi: «Ero in cerca di maggiori guadagni e mi è stata data questa possibilità». Tra i 14 comandati nel 2012, sei sono stati assunti definitivamente nello scorso luglio. Probabilmente la sorte di quei lavoratori era stata già decisa proprio al momento dell’ingaggio, all’apogeo della presidenza Saggese.

Ma il destino non sarà uguale per tutti. Federica Luciani, ritenuta “una risorsa in eccesso”, è stata rimandata al ministero della Difesa. Non ci sta e segnala all’ispettorato della Funzione pubblica quelle assunzioni. Il ministero si muove subito, scrive all’Agenzia rilevando che la procedura di quegli “assorbimenti” è in contrasto con la legge. Ma il cda dell’Asi non risponde.

Il caso finisce sul tavolo di Santo Darko Grillo, responsabile anti corruzione dell’ente spaziale. Il dirigente sostiene che occorrono rilievi oggettivi e liquida quella denuncia come un “whistleblowing”: una soffiata, che però ora è al vaglio dell’Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone.