
L’inchiesta continua ad allargarsi e si ipotizza che i vertici del colosso energetico di Rio abbiano dirottato miliardi di dollari sui loro conti personali. Dopo mesi di indagini i magistrati brasiliani sostengono che «si è accertato che nell’ambito di Petrobras, il pagamento di tangenti era endemico e comune per i contratti di grande valore, firmati nei reparti di Forniture, Servizi ed Internazionale». È stato proprio da questo reparto che Saipem ha ottenuto nel 2011 due grandi commesse con Petrobras da 150 milioni di dollari per la costruzione dei gasdotti che collegano i campi di estrazione di Sapinhoá, Lula e Lula Nordeste. Renato Duque, il top manager che gestiva la branca di Petrobras che ha firmato gli accordi con Saipem, è stato arrestato due settimane fa: adesso con altri 27 indagati verrà processato per corruzione, riciclaggio e associazione a delinquere.
Non risulta finora nessun coinvolgimento dell’azienda italiana nello scandalo, ma i pubblici ministeri non escludono che gli accertamenti in corso possano portare a Saipem. Le indagini si stanno concentrando sulle attività di Bernardi, un uomo d’affari che si muoveva con grande destrezza fra i dirigenti di Petrobras. Prima di arrivare alla Saipem, ha lavorato all’Odebrecht, un’azienda brasiliana di costruzioni, finita sotto inchiesta nella Tangentopoli sudamericana. Attraverso una ricerca fatta da “l’Espresso” nel sito dell’agenzia delle entrate brasiliana, il suo nome è risultato legato a sette partecipazioni societarie, inclusa la Hayley Empreendimentos e Participações.

La Hayley S/A è stata citata per la prima volta nella deposizione di Julio Camargo, direttore della Toyo Setal, un’altra azienda brasiliana presa di mira dagli investigatori. Camargo ha firmato un accordo di collaborazione con i magistrati, con la garanzia di una pena ridotta, e ha dichiarato di avere versato tra settembre e ottobre del 2011 circa un milione di dollari provenienti da tangenti su un conto corrente svizzero della Hayley S/A.
Inoltre, come denunciato a dicembre scorso dal settimanale brasiliano “Veja”, nel gennaio 2012 la filiale brasiliana di Hayley S/A, ha acquistato due spazi commerciali in centro a Rio de Janeiro. Nel 2013, entrambi i locali sono stati venduti alla D3TM Consultoria e Participações: un’azienda aperta da Renato Duque il 25 aprile 2012, due giorni prima che lasciasse il suo posto da manager alla Petrobras. Come mostrano gli atti di compravendita ottenuti da “l’Espresso”, alla D3TM gli immobili sono costati circa 250 mila dollari.
Alla luce del ruolo della Hayley S/A nel versamento di mazzette, la procura sta indagando per capire se l’acquisto dei locali a Rio sia stata un’operazione lecita oppure sia servita per trasferire denaro a vantaggio di Duque. I magistrati hanno bloccato diversi conti correnti, inclusi quelli utilizzati dalle società che sono servite per la compravendita immobiliare.
Alle domande de “l’Espresso”, Saipem ha risposto - tramite una nota - di avere «in Brasile nove progetti attivi collegati con la Petrobras, sottoscritti dal 2007 al 2013 (di cui due nel 2011) assegnati in regime di competizione internazionale, ma che per ragioni commerciali, e ai sensi degli obblighi di riservatezza con il cliente che disciplinano queste comunicazioni, non si può fornire il valore dei contratti».
L’azienda ha anche dichiarato che Bernardi è solo un collaboratore: «Non è mai stato il nostro rappresentante in Brasile ma è un collaboratore in loco di Saipem do Brasil». Ogni tentativo di contattare Bernardi invece è rimasto senza risposta.